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Viabilità: come il Veneto o come l’Austria e la Svizzera?

Da circa trent’anni si insiste a più riprese per la realizzazione di una arteria autostradale che colleghi il Vicentino con il Trentino. Il progetto della PiRuBi, si inseriva in un’idea di sviluppo e di sfruttamento del territorio che si credeva potesse non avere un limite. Nonostante il Veneto goda di un spazio più vasto e di un’orografia più dolce di quella prettamente alpina del Trentino, sta sotto gli occhi di tutti come esso si ritrovi oggi massacrato da viadotti autostradali a pochi passi dalle abitazioni, da superstrade che spaccano in due interi villaggi, da industrie - anche di grossa dimensione - operanti nei centri abitati.

Se da un lato il Veneto dà prova di un dinamismo economico di tutto rispetto soprattutto nella piccola e media industria, si rileva dall’altro una preoccupante incuria o comunque sotto-estimazione nei confronti della pianificazione del proprio territorio. Il Trentino ha subìto anch’esso molteplici attacchi. L’autostrada del Brennero ad esempio, arteria indispensabile di collegamento tra il sud ed il nord dell’Europa, è stata costruita negli anni Settanta quando purtroppo gli studi sull’impatto ambientale erano solo agli albori ed in mancanza di una precisa legislazione a riguardo. Va da sé che se tale opera fosse progettata oggi, essa risulterebbe assai meno impattante a grande giovamento dell’integrità del territorio.

Se da una parte il Trentino deve guardarsi dal lasciarsi andare ad una pericolosissima "venetizzazione" del suo territorio ed anzi sono proprio i trentini chiamati, se del caso, a dare una mano alla Regione Veneto affinché riveda la propria politica dei trasporti in una prospettiva più attenta alle esigenze dell’ambiente, assai più interessante è la politica dei trasporti che ha adottato la vicina Svizzera. Un voto popolare del 27 settembre 1992 ha dato l’avvio a massicci investimenti a favore del trasporto delle merci su rotaia (due tunnel ferroviari sotto il Gottardo e il Lotschberg) e da quest’anno i Tir che transitano su territorio elvetico sono sensibilmente diminuiti, perché con l’introduzione di una "eco-tassa" il costo per un autotreno è all’incirca di 1.400 lire al km contro le 180 dell’Autostrada del Brennero. La stragrande maggioranza delle merci transita ora su convogli ferroviari. Un provvedimento analogo per lo scopo che si prefigge, vige in Austria, dove i cosiddetti eco-punti sono sempre più centellinati suscitando le ire delle aziende di trasporto italiane.

Quale modello di politica dei trasporti ordunque? Quello veneto, autostradale o quello austro-svizzero, (raccomandato altresì dall’Unione Europea) ferroviario, meno impattante, non-inquinante, in una parola eco-compatibile?

Si è calcolato che sull’autostrada PiRuBi transiterebbero giornalmente circa 25.000 veicoli, soprattutto Tir, i quali veicoli una volta che si immettessero sull’Autobrennero andrebbero ad aggiungersi ai 34.000 veicoli che già transitano sull’A22. Insomma, sulla sola valle dell’Adige circolerebbero qualcosa come 60.000 veicoli al giorno: una vera e propria camera a gas. Ed a questo punto sarebbe necessaria la terza corsia sull’Autostrada del Brennero, altrimenti è chiaro che collasserebbe. Terza corsia che non andrebbe però più in là di Salorno, dato che la Provincia Autonoma di Bolzano, si è allineata alla politica austriaca, svizzera ed europea e si è pronunciata contraria ad un eventuale allargamento dell’A 22 in territorio altoaltesino.

Insomma, appare chiaro che la politica dei trasporti non può prescindere dalle scelte che gli Stati o Regioni confinanti hanno adottato o stanno intraprendendo.

Qual è il messaggio che ci perviene dai territori dell’arco alpino? Si vuole alleggerire la superstrada della Valsugana? Orbene, si potenzi la ferrovia su questa valle e si potenzi la ferrovia sull’asse del Brennero. Queste sono scelte consapevoli che eviterebbero al Trentino di peggiorare la sua già precaria situazione ambientale. Il problema è che il Trentino deve recuperare la piena coscienza dell’identità del proprio territorio, un territorio particolarmente fragile sotto il profilo ambientale. Con questo, non si vuole dire che bisogna chiudersi a riccio di fronte alle innovazioni, tutt’altro. Qui si vuole soltanto rimarcare che da una oramai anacronistica cultura dello sviluppo tout court, ad ogni costo, in spregio dell’ambiente, va valorizzato uno sviluppo eco-compatibile, che tenga sempre presente la qualità della vita e la tutela del diritto fondamentale alla salute (sancito dall’articolo 32 della Costituzione).

Dopo i comuni di Besenello, Folgaria e Terragnolo, anche il Consiglio Comunale di Rovereto si è pronunciato a larga maggioranza contrario al progetto. Il segnale da cogliere, anche da parte dei candidati che andiamo ad eleggere a maggio, credo sia che il Trentino, terra da sempre sensibile all’accoglienza, non voglia però l’omologazione delle proprie comunità e l’appiattimento delle proprie identità.