Giornali contro studenti: la grande montatura
"Attention, la radio ment!" annunciava, stupito e indignato, uno slogan del maggio francese. In questi giorni anche gli studenti trentini hanno imparato sulla loro pelle quanto subdola e spregiudicata possa essere la manipolazione dell'informazione.
I fatti: un corteo di 3-4000 studenti sfila per le via di Trento, e si ferma per una decina di minuti di fronte all'Istituto Arcivescovile: slogan, insulti (tipo "ladri" o "vaffanculo"), lanci vari di monetine, una bottiglia (vuota) di grappa, due lattine di Coca, alcuni accendini; un gruppo di ragazzi "forza" uno dei robusti cancelli ("era socchiuso, non è stato forzato nulla " dicono loro) ed entra, ma dopo pochi metri, incontrato il preside don Giacometti, batte in ritirata e ritorna in strada nel corteo.
Un episodio inconsistente, che non avrebbe meritato più di qualche riga di cronaca; di lanci di monetine a sindacalisti, a politici, ad artisti ne abbiamo visti a bizzeffe, e sempre sono stati considerati manifestazioni di dissenso sprezzanti e pesanti, ma in sostanza legittime; anzi, semmai hanno spesso avviato ripensamenti: se la folla tira monetine a un'istituzione, forse in questa c'è qualcosa che non va.
Qui invece scatta la criminalizzazione. "Assalto all'Arcivescovile " titola in prima pagina, su sei colonne, l'Alto Adige, "Tensione a Trento: degenera la manifestazione studentesca "; e a fianco una foto galeotta, una folla di giovani teste con dita protese, in realtà in gesti goliardici (corna e "ficcatelo in quel posto") ma che nel contesto evocano le ben più allarmanti dita a P38 degli albori terroristici. Esemplare l'incipit dell'articolo, di Mario Caroli: "E' stata una vera guerra, con un epilogo imprevisto per violenza e provocazione" (le sottolineature sono nostre). Birichina anche la colonna di spalla, intitolata "Sindacati offesi": sembrerebbe a chi leggesse solo il titolo, dalle "violenze" studentesche, e che invece riporta comunicati sindacali che minimizzano l'episodio, ed esprimono appoggio e consenso alla mobilitazione. Un po' più contenuto L'Adige: che risparmia in prima pagina, le parole "guerra" e "violenza": comunque titola "In tremila all'assalto del collegio ", anche se il sottotitolo è più ragionevole ("Studenti: insulti e monetine contro l'Arcivescovile").
Il TG regionale si distingue per un illuminante voltafaccia. Nell'edizione delle 14 parla soprattutto del successo della manifestazione, intervista gli studenti, e solo di sfuggita accenna al lancio di monetine. Dopo perentoria telefonata di don Giacometti (e di altri?) si cambia musica: nell'edizione delle 19.30, in primo piano le monetine, drasticamente ridotte le interviste agli studenti; e alle 23 gli studenti scompaiono, restano le "violenze " con relativo corredo di condanne, esecrazioni, indignazioni.
II giorno dopo, clericali ed ex Dc si scatenano: "una nuova forma di razzismo " proclama l'associazione dei genitori delle scuole cattoliche; "grave intolleranza" per il sen. Tarolli; mentre il sen. Andreolli affianca la Curia e don Giacometti nelle proteste alla Questura per non essere intervenuta con i manganelli.
E i laici, la sinistra? C'è chi (Tonini, dei Cristianosociali, Schmid dei Ds) invita a "distinguere tra le motivazioni di fondo della manifestazione, dall'episodio comunque sbagliato..."; ma nessuno osa denunciare la montatura del tandem media Arcivescovile, tranne Solidarietà e il segretario della Cgil Dorigatti ("si sta montando una campagna contro l'autogestione... in fin dei conti si tratta solo del lancio di alcune monetine... venerdì gli studenti hanno dimostrato un ottimo grado di maturazione..."). Si tratta, come sottolinea L'Adige, di "voci fuori dal coro": gli studenti vengono lasciati sostanzialmente soli.
Da sottolineare sull'Alto Adige un fondo di Franco de Battaglia. Duro contro gli studenti ( "gli atti di intimidazione studentesca... le violenze dell'Arcivescovile...") e "la cosiddetta 'autogestione', ormai un rito, ogni anno più oscuro e sciatto" contro cui, messo da parte ogni "lassismo demagogico", invoca una reazione da parte della Provincia. Parallelamente però de Battaglia invita la Chiesa a riflettere sulla propria politica di continue rivendicazioni finanziarie (quando "già prende 1326 miliardi con I'8 per mille, già le università cattoliche e i catechisti sono finanziati dallo Stato per un totale di quasi 4000 miliardi... l'Arcivescovile è finanziata con fondi provinciali...") rivendicazioni supportate da manifestazioni dai "toni di volgare schiamazzo"; attenzione, dice de Battaglia alla Chiesa, "chi semina vento, raccoglie tempesta". Non solo. In un successivo intervento, sempre de Battaglia invita a riflettere su uno dei temi posti con forza dagli studenti: l'affrancamento del giovane dalla potestà familiare, la sua richiesta di un'istruzione aperta e rispettosa delle sue possibilità di scelta.
La Chiesa non sembra tenere in molto conto gli inviti alla prudenza rivoltegli da de Battaglia. Chi invece si attiva subito, e senza prudenza, è la Provincia, ossia il sovrintendente Mengon, che due giorni dopo invia ai presidi una lettera invitandoli a reprimere le autogestioni (in quanto da lui giudicate "protagonismo non costruttivo") considerandole assenze ingiustificate, che dovranno influire sul voto finale. Gli studenti protestano e in particolare invocano la separazione tra condotta e profitto, sancita dallo Statuto degli studenti controfirmato dal ministro Berlinguer.
Probabilmente Mengon, nello zelo repressivo, si è spinto troppo in là. Ma da questa vicenda, che implica un aspetto sempre delicato la maturazione e le attese delle nuove generazioni tanti altri dovrebbero trarre profondi ripensamenti.