Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 6, giugno 2024 Servizi

Benvenuto lupo. Ma allevatori e malgari soffrono

Un appello dal Lagorai delle capre e delle pecore: iniziare subito a fare selezione

Sono 350 le malghe attive in Trentino, erano molte di più in passato. Un’istituzione socio-economica che ha permesso alla popolazione alpina (delle Alpi Orientali, meno Centrali) di sopravvivere nei secoli, usando in modo comunitario i pascoli che stanno sotto alle vette. Un valore economico, ambientale e paesaggistico che va al di là dei numeri: si pensi al formaggio, al burro, ma anche all’immagine che è venduta nel mondo dal sistema turistico: prodotti caseari sani da animali sani, aria buona, salute e paesaggio controllato.

Da qualche decennio le cose sono cambiate e negli ultimi 10 anni ancora di più: in alta montagna è stato liberato l’orso e poi è arrivato il lupo. Ritornati dopo 100-150 anni di assenza. Furono sterminati dall’uomo che nelle vallate trovava nell’allevamento le proteine per la vita e doveva sempre più usare anche i pascoli di montagna. In un Trentino, popolare e contadino-alpigiano che aveva serie difficoltà a mettere in tavola il minimo per alimentarsi tra 1850 e 1914.

Sulla presenza del lupo sul Lagorai si parla a denti stretti. Qualche allevatore-malgaro rilascia interviste solo con garanzia di anonimato. La polemica è dura e i fronti sono due: allevatori e malgari, e ambientalisti e animalisti. Più la politica che fa dichiarazioni a raffica e poi decide poco, per populismo o insipienza. "Bisogna fare selezione anche coi lupi, non solo con caprioli e cervi che sono cacciati. Studiare e decidere, fare una scelta. Non tutti i lupi che ci sono e che verranno! Perché al limite si arriverà tra poco e poi sarà tardi" dice una signora della Bassa Valsugana, sessant’anni, allevatrice, molte centinaia di pecore e di capre. Mentre Teresa Borgogno, 64 anni di Telve di Sopra aggiunge: "Ancora non abbiamo trovato un pastore quest’anno e la stagione della malga è vicina. C’è paura dei lupi. È un problema".

Così invece Giulia Lalai, 22 anni, che col fidanzato fiemmese porta avanti Malga Agnelezza, una delle sole due malghe trentine in cui si lavora con le capre: "Devo dire la verità, io ho paura. La notte non è che si dorma benissimo. Sei sempre attenta ai rumori, se le capre fanno casino…". Ma le donne, in queste nostre interviste, sono più possibiliste. Non chiedono una nuova “rimozione totale” dell’animale.

Nel 2021 erano 266,

ma da allora sono aumentati

Teresa Borgogno

Il lupo ha colonizzato quasi tutto il tratto trentino delle Alpi. Secondo le informazioni fornite alla stampa dalla ricercatrice Giulia Bombieri del MUSE, dal 2013, anno del primo approccio ufficiale col canide tornato nei territori da cui era scomparso da fine ‘800 (ultimi esemplari uccisi dopo 1918), si sono formati in Trentino dai 20 ai 30 branchi, ciascuno con 4-5 esemplari adulti, più i cuccioli, fino a una decina. Da allora le predazioni di animali di allevamento, malghe e libero pascolo di bovini, capre e pecore, sono state 600 con 2.200 capi coinvolti. Ma sono stati di più, in quanto di certi animali non si sono più trovate le tracce e la loro morte non è stata considerata predazione dalla Forestale. Nel 2021 i lupi erano 266 in Trentino, ora si farà un nuovo censimento, ma si sa che sono molto aumentati. Dice Giulia Bombieri: "Prevediamo che il numero crescerà finché l’area non sarà completamente occupata". Poi aumenterà ancora. A meno che non si definiscano numeri “realistici” e non vengano attuate misure di controllo.

La signora che non vuole identificarsi possiede col marito molte centinaia di pecore: che da novembre ad aprile transumano verso il Friuli. Vita durissima. E in estate la malga. Non è facile la vita di malga: "Pascoliamo sulle cime alte del Lagorai. In basso ci sono le mucche, nella parte alta le pecore che tengono pulito il pascolo. Non facciamo più il formaggio, vendiamo gli agnelli per la carne".

Siete stati predati?

"6 o 7 anni fa la prima volta. Non ci eravamo accorti di nulla, all’improvviso una prima predazione. Difficile accettare il lupo, ci ha stravolto la vita. In quel periodo le pecore nei 6 mesi di valle stavano nel recinto, ma in montagna vivevano all’aperto. Libere. Il pastore le seguiva dove andavano ad alimentarsi. Ma alla sera non doveva stare con loro. Si è a duemila metri, dove non è facile nemmeno alzare un recinto, terreni scoscesi, con rocce. Le pecore quando c’è un temporale si spostano in zone più riparate. Ora sei costretto a metterle nel recinto, ovunque si trovino. Prima, quando al mattino il pastore tornava da loro, le trovava lì dove si erano ritirate. Ora, tutto recinti. E la mattina il pastore va a cercarle sperando sia tutto a posto. Perché quando il lupo salta anche il recinto, fa una strage".

Finora è successo coi recinti più alti ed elettrificati?

"Non ancora". Ma, dice, vedrete che imparerà. Le predazioni avvengono con gli animali al pascolo. Il pastore dovrebbe rientrare per il pranzo. "Oggi, sole o pioggia, tempesta o vento, il pastore deve sempre stare là. Ma il lupo ti frega. Tu sei in alto, si tratta spesso di terreni impervi, per controllare il gregge, fatto di centinaia di pecore, che vanno qui e là. Bene, quelle non in vista, per la nebbia o perché sono andate dietro cespugli o alberelli… non sai come e se le troverai. Su tante pecore, è impossibile accorgersi e lui può predare. Ci sono ogni estate le predazioni".

Ok, ma ve le ripagano le bestie perdute.

"A parte il fatto che la predazione da lupo è brutta, le azzanna alla gola, strappa la carne a brandelli e vari animali rimangono feriti alla fine. E ci pagano solo sulla base delle carcasse di pecore. Quelle che non si trovano, che sono portate in luogo coperto o troppo scosceso, non danno diritto a pagamento".

Perché il capriolo si caccia e il lupo no?

Cosa consiglierebbe per migliorare le condizioni di vita di pastori e malgari e la sicurezza di pecore e capre, visto che è molto più facile per il lupo cacciare queste che caprioli o cervi?

"È protetto il lupo. Ma si dovrebbero stabilire dei numeri: si potrebbe dire, cinque lupi e non di più, perché questa zona è piccola e ci sono molte malghe".

Ha proposto un numero qualsiasi?

"Sì, ma mi riferisco a zone piccole” (il Lagorai misura 70 chilometri e va da Fiemme a Valsugana, da Cembra al Pinetano, Primiero e Vanoi, n.d.r.).

Vuole dire che devono essere valutati i territori, numeri di branchi e definito un rapporto intelligente e realistico?

Giulia Lalai

"Sì. Una coppia di lupi negli anni si riproduce velocemente". E qui la signora fa una proposta: "Dovrebbero decidere di fare selezione anche coi lupi, non solo con gli altri animali che sono cacciati. Perché il capriolo si caccia e il lupo no?".

Teresa Borgogno, ora, vita contadina: "Per molti anni ho lavorato i campi, ora ho le capre, prima di sposarmi avevo le mucche. Sempre fatto lavori pesanti". Si dice che i Borgogno vengano dalla Francia: a Telve, che nel Sette-Ottocento era terra di viti. Non gente ricca. "Abbiamo 20 capre e 22 mucche. E un toro". Che naturalmente si chiama Annibale.

È tuo figlio che carica la malga?

"L’avevo presa io nel 2015. Poi nel 2018 lui si è licenziato, è stato a casa dal lavoro ed è sempre andato in malga. Perché ha la passione degli animali". Chi frequenta le malghe sa che questa considerazione ha un significato profondo. Ma certo, anche il lupo è un animale.

"Malga Casabolènga, sono 5 anni che ci va mio figlio e 4 li avevo fatti io prima. Noi viviamo di allevamento e terra, coltiviamo un po’ di mirtilli e niente di più".

Un certo giorno è ricomparso il lupo. Cosa ricordi?

"Era il 2021. La seconda domenica di luglio, le capre sono andate al pascolo sull’altro versante del maso. Verso le 13 le abbiamo viste da un’altra parte e sono rientrate alla sera. Ma ne mancavano 2. Non ci siamo allarmati, non è raro che si perdano. Erano giorni brutti, pioveva. Lunedì sono ripartite hanno fatto il loro giro e ne mancavano altre. In tutto 6 o 7. Allora alla sera siamo andati a cercarle. Ma non le abbiamo trovate. Il giorno dopo mio figlio ha finito il lavoro della stalla e è andato a cercarle. Non pensava al lupo ma è rientrato con la spina dorsale di una capra. Pulitissima. La prova che erano state predate dal lupo. Avevamo un ragazzo che ci dava una mano e anche lui ha trovato una capra. Era stata morsa alla gola ma era viva. Abbiamo chiamato veterinaria e forestali. Sono stati a cercare ed hanno trovato dei pezzi: una o due capre erano state sbranate solo in parte, delle altre si trovarono solo le ossa. Ne abbiamo perse otto. Ne avevamo in malga 70".

E nei paesi? Si fa vivo il lupo?

"C’è e gira. L’anno scorso sono state predate 2 pecore vicino al paese, in basso. Era luglio credo. Stavano in un recinto. Io non l'ho mai visto però. Cosa potremmo fare? Oddio… se il lupo c’è si deve stare attenti. Si deve tenerlo sotto controllo. Noi viviamo sull’allevamento".

Giulia Lalai, com’è ora la vita su a Malga Agnelezza, Fiemme?

"Situazione critica. Molto critica. Non è bello alzarti al mattino e andare a vedere se ci sono animali morti. Tutte le sere dobbiamo fare il giro del recinto, guardare che i fili siano diritti, che i paletti siano tutti legati tra loro. Che non ci siano aperture e qualche capra sia andata fuori a mangiare. Tagliare l’erba col decespugliatore. E sempre con gli occhi aperti".

Ora che sono tornati (nelle valli i più pensano che ce li abbiano portati) i lupi devono rimanere. Biodiversità, controllo di cinghiali ed ungulati che in certi numeri possono compromettere il territorio, e addirittura per l’attrazione turistica. Ma, dopo la lezione avuta col reinserimento degli orsi, si stia attenti, da adesso, ai numeri e alla loro congruità. Rispetto alle grandezze territoriali, alla sicurezza di umani ed altri animali ma anche all’attività di chi in montagna con gli animali ci vive da secoli e fa economia. Non la grande economia, quella dei piccoli, lavoro, ambiente e poco altro. E se i numeri considerati congrui saranno superati, allora si dovrà fare selezione. Le malghe sono l’Alpe. Che è il Trentino.

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.