"È cambiato il mondo nelle malghe sull’Alpe"
Il maremmano difende dai lupi: "Forse, ma ci possono essere problemi con turisti e scolaresche".
Due personalità nel mondo delle malghe, dell’allevamento alpino: uno chiede “il controllo immediato” della popolazione lupina. L’altro, lo sradicamento. Così Alberto Nones, 60 anni di Castello, presidente dell’Associazione Caprini ValFiemme e Guido Palù, 90 anni di Torcegno, storico allevatore-malgaro a Setteselle.
"Siamo gli unici che caricano caprini (un’altra malga solo in Val di Sole) e coi nostri animali copriamo la metà di Malga Agnelezza, Passo Manghen. – dice Nones – E ospitiamo le capre dei piccoli allevatori e di chi alleva per hobby. L’alpeggio lo fanno anche i pastori dopo la transumanza, capre e soprattutto pecore. Ci sono tre o quattro grosse greggi: 1.000-1.500 capi, 6.000- 7.000 pecore in Fiemme e Fassa".
Agnelezza ora è condotta dal figlio di Alberto con la fidanzata e carica 280 capre in lattazione, 400 capi con le “asciutte”. "Da 10 anni c’è il lupo, nel 2019 la prima predazione. L’anno successivo siamo stati severamente predati dall’orso M19 che era fuggito dal Trentino Occidentale".
Quanti animali predati dal lupo la prima volta?
"Una decina di capi, altri feriti. Una discussione coi forestali: non vollero abbattere due capre ferite, poi le dovemmo sopprimere noi, agonizzanti. Il problema vero è che a quel punto è cambiato il modo di vivere in montagna: il lavoro dei pastori è cambiato drasticamente, così il sistema dell’alpeggio". 3 o 4 predazioni l’anno. "C’è dell’altro. Gli animali sono stressati, problemi di aborti… fino a 5-6 anni fa non avevamo capretti che nascevano in maggio… le capre in agosto al 90%-95% erano 'coperte'. Ora tornano dalla malga mezze 'scoperte'. Hanno paura, la bestia non sta bene. Cala il latte e anche la qualità. Lo conferiamo al caseificio e loro fanno le analisi. Non sai in che giorno, giustamente. Disponiamo di analisi fatte il giorno prima di una predazione e due giorni dopo. Con date e documenti. Due giorni dopo c’erano le 'cellule' alle stelle".
Di che si tratta?
"Si riscontrano queste cellule, ci sono dei minimi e dei massimi previsti. Succede quando gli animali non sono in condizioni normali, sono agitati e anche quando la capra va in calore. Non stanno bene. Da una parte ci tirano matti sul benessere animale, dall’altra ti introducono il lupo".
La normativa prevede recinti con reti più forti, alte, elettrificate. E si parla di cani adatti ad affrontare il lupo. Come il pastore maremmano. "Reti più pesanti. Ma vengano loro su a spostarle continuamente nei territori di alta montagna. Tra i sassi, non è cosa da poco. Difficoltà aggiuntive a una vita già dura".
Come siete messi a cani?
"Noi i maremmani noi aón. Noi tolón per un motivo semplice, dico noi come Società malghe e Allevamento caprini". Uno dei problemi è che in malga i pastori cambiano. E non è facile fidelizzare un cane. Che, come il maremmano è rude, fa paura. "Chi li tiene i cani d’inverno? Dovrebbero avere un padrone fisso. Ora il problema è trovare pastori. Difficile, gli anni scorsi abbiamo dovuto cercarli in Romania. Oggi ci sono mio figlio e Giulia, abbiamo pastori del Lagorai".
E qui un discorso sentito in Valsugana e Fiemme: "Abbiamo paura a tenere un maremmano; la malga è un piccolo mondo ma ci passa molta gente, turisti, scolaresche per conoscere l’ambiente, con l’APT. In giro c’è stato qualche problemino coi maremmani. Non puoi evitare i problemi col lupo per averli coi maremmani. Chiacchierano, ma chi dovrebbe rispondere di danni l’è el parón del chen".
Che fare?
"Se i nostri vecchi lo avevano eliminato, un motivo c’era. Oggi eliminare del tutto il lupo è difficile. Ma bisogna contenerne la riproduzione, che sul territorio ci sia un certo numero di esemplari. Pochi. Scusa, com’è che puoi cacciare cervo e capriolo e non puoi controllare il lupo? In Val di Fiemme non ci possono stare 100 esemplari, forse 10 in tutta la valle, o 5".
I novant’anni di Guido Palù: "30 anni di malga, Sette Selle e Ezze. Dal 1990 e ancora oggi salgo coi figli". Poi è apparso il lupo. "Non puoi più lasciare all’aperto gli animali piccoli alla notte. Sono malghe in cui il territorio è difficile, crozi, vallate. Non c’è bosco. E ora il lupo… cambia la vita del pastore: non può più dormire né mangiare. Deve stare attento agli animali più o meno 24 ore su 24. Vita grama".
Predazioni?
"Ha fatto dispetti. Due o tre qui, quattro là. La gente tace e la mette via. Denunciano, ricevono il rimborso". Non va bene?
Lapidario Guido Palù: "La soluzione è quella di eliminare il lupo. Sopra il paese c’è una strada, chiamata delle lovère (da lovo, lupo, n.d.r.) dove facevano fossi alti 2-3 metri, ci mettevano ossa. Il lupo saltava giù e non poteva risalire".