Il privatizzatore se ne va
In dialetto si dice “i le conta che le par vere” e mai un detto popolare si è adattato meglio alla giostra di salamelecchi mediatici che per alcuni giorni si è scatenata intorno alla notizia che finalmente Giancarlo Ruscitti, dirigente generale dell’assessorato alla Sanità, aveva deciso di andarsene alla fine di maggio.
Tra Fugatti, l’assessore Tonina e il dirigente stesso, è stato tutto un “Mi dispiace molto, ma non potevo restare” (lui), “Nessun problema con Ruscitti, gli avevamo chiesto di restare” (Tonina) e “Ha un curriculum incredibile, è ovvio che lo vogliano in molti” (Fugatti).
La realtà è che il nuovo assessore alla Sanità, Mario Tonina, non ne voleva sapere di tenerselo: fino al punto di dire che era ora di “far tornare alla politica la gestione della sanità trentina”; e si narra di una inconsueta sfuriata di Tonina in giunta, proprio riguardo a Ruscitti va/Ruscitti resta.
Del resto Giancarlo Ruscitti, che per cinque anni ha avuto in mano l’assessorato, vista l’inconsistenza politica di Stefania Segnana, non era certo tipo da prendere ordini. E la cosa non poteva funzionare con Tonina. Anche considerando che per ragioni di età Ruscitti avrebbe dovuto forzatamente andare in pensione tra un anno e questo lasciava la sanità trentina in un limbo inconcepibile.
Ed in effetti a noi era parso inconcepibile fin dall’inizio che Fugatti volesse tenerlo a Trento ancora per il poco tempo prima della pensione, condannando la sanità trentina ad una sorta di tempo sospeso in cui certamente non si sarebbe messo mano ai problemi.
Ancora più scandaloso ci pare il fatto che noi tutti abbiamo comunque dovuto aspettare che il signor Ruscitti trovasse un altro lavoro di suo gradimento prima di togliere le tende (indizi e chiacchiere parlano di un incarico a Roma).
Di certo comunque non possiamo dire che lasci un buon ricordo di sé. Nei passati cinque anni la sanità trentina ha subito un degrado mai visto prima e nel sistema sono stati aperti squarci che sembrano fatti apposta per fare spazio ai privati. Di questo Ruscitti dovrebbe rispondere, anche se purtroppo gli è stato concesso di fare l’assessore di fatto senza averne la responsabilità politica. Giusto l’ultima di cui abbiamo saputo quasi per caso è il fatto che da gennaio scorso le riabilitazioni post-operatorie non sono più a carico del sistema sanitario. Se si ha bisogno di un ricovero per rimettersi in piedi dopo una protesi o una frattura, oplà, bisogna pagarselo. Salvo casi eccezionali. E guarda caso, le cliniche private che si occupano di questo lucroso settore sono andate crescendo in questi anni con nuovi soggetti che sono “entrati sul mercato”.
Per non dire delle numerose clinichette private che sono spuntate come funghi in alcune valli (val di Sole e val di Fiemme/Fassa) e che hanno ricevuto prontamente l’accreditamento. Ovvero, paghiamo i privati per fare quello che un sistema sanitario ben finanziato potrebbe tranquillamente fare e che in questo modo perde funzionalità e competenze diffuse.
Una per tutte: la risonanza magnetica di Cavalese ferma da troppo tempo (per mancanza di radiologi, si dice), ma con i privati che aprono in valle che sono invece perfettamente in grado di trovarli.
La responsabilità ultima, ovviamente, va al presidente Fugatti, che ha voluto proprio quel dirigente e che politicamente non ha gestito niente, né in prima persona né con la sua assessora Segnana. O più probabilmente ha ottenuto proprio quello che voleva: aprire la diga del privato sanitario, sull’esempio di Veneto e Lombardia.
Adesso temiamo che la storia si ripeta. Infatti per un dirigente esterno che se ne va, un altro esterno arriverà.
La giunta infatti ha già deciso che il sostituto di Ruscitti sarà nuovamente trovato con un concorso riservato solo a manager esterni all’amministrazione provinciale. Non vorremmo che l’escamotage di volere solo persone esterne servisse principalmente a trovare un altro “tagliatore di costi”.
Ma ci prendiamo l’impegno di controllare attentamente quali motivazioni verranno date per volere un dirigente esterno, visto che per legge questo è possibile solo se dentro l’amministrazione non c’è nessuno che risponda al profilo richiesto. E passeremo al setaccio le competenze necessarie, nonché il curriculum di chi arriverà.