Fugatti avrà un’opposizione?
Dopo cinque anni di patetica “opposizione responsabile” i temi su cui dovrebbe svilupparsi il confronto-scontro politico ai tempi del Fugatti 2.
“Come il centrosinistra ha meritatamente perso” titolavamo il servizio di copertina dello scorso numero. Come mai un governo scadente come quello di Fugatti ha vinto le elezioni? Semplicemente perché gli oppositori erano ancor meno credibili (e difatti il sommarsi delle due perdite di credibilità ha portato all’incremento del non voto).
A questo punto, a nostro avviso, il problema del Trentino non è tanto la pur grottesca litigiosità dei vincitori, ad oggi nemmeno capaci di dividersi le poltrone.
Il punto vero è il vuoto spinto di idee, di programmi, di visioni. Insomma, di politica. Di qui partiamo. Se l’opposizione non vuole seguire le orme dei predecessori della scorsa legislatura (profilo bassissimo, attenzione a non scontentare nessuno, immobilismo) deve riconoscere che il Trentino, anche a causa dei governi di centro-sinistra, in tanti campi sta arretrando. E che occorre una forte politica di discontinuità. Ma con quali obiettivi?
Di questo abbiamo parlato con tre interlocutori, che sappiamo appassionati di politica e indipendenti nei giudizi. Andrea La Malfa, presidente di Arci; Aldo Collizzolli, “bibliotecario di campagna” nelle Giudicarie; Gabriele Bertoldi, giovane consigliere (PD) a Riva.
Abbiamo individuato tre ambiti problematici su cui incentrare gli obiettivi di un’opposizione:
1) la riduzione delle disuguaglianze e la difesa del welfare;
2) la difesa dell’ambiente;
3) il futuro del Trentino.
Disuguaglianze e welfare
Partiamo dalla sanità. Di fronte al suo progressivo declino, quali sono stati gli errori e le colpe della giunta Fugatti, e quali quelli delle giunte precedenti? E come si può rimediare?
La Malfa. La scelta politica che va contestata con forza a Fugatti, è stata quella di spingere sugli ingressi di soggetti privati a discapito della sanità pubblica. Una scelta che incrementa le disuguaglianze in un campo delicatissimo per le persone. Peraltro è una dinamica e un conseguente peggioramento in atto in tutta Italia, e anche in Trentino è iniziata prima di Fugatti, che la ha incrementata. Occorrerà non solo tornare alla centralità del pubblico, ma anche integrare sanità e interventi nel sociale, perché molte malattie sono intrecciate con la vita, gli approcci ad essa, e l’aumento dell’età. Per questo, oltre ai medici, c’è necessità di molteplici figure che lavorano nel sociale e nella prevenzione, come fisioterapisti e infermieri.
Collizzolli. Il declino parte da lontano, dalla gestione degli assessori Andreolli (Pd) a metà anni ’90, poi Rossi (Patt) e Zeni (ancora Pd). Era un sentiero già aperto: privatizzare, affidarsi a manager che la sanità non la capivano proprio, lo stesso concetto di “azienda” (dei servizi sanitari, ndr) indica il prevalere dell’attenzione ai conti (magari riguardanti il profitto dei privati) rispetto a quello alla persona. Questa giunta poi, con l’assessora Stefania Segnana e slogan del tipo “curatevi a casa vostra” ha accentuato questa deriva. Le decisioni invece, come dal programma di Onda per esempio, non dovrebbero essere prese da dei manager, ma dai sanitari, una autogestione da parte di chi i problemi li conosce e li vive.
Bertoldi. Fugatti ha fatto una scelta molto netta: un assessorato (con la Segnana) molto debole e una dirigenza (con il manager Ruscitti e i suoi luogotenenti) molto forte, caratterizzata da un forte aumento della parte privata e meno investimenti nella parte pubblica, il che è una scelta nazionale, dal numero chiuso all’università con carenze di medici e infermieri, alla possibilità per i medici di lavorare come privati nelle strutture ospedaliere. Questo indirizzo era già emerso con il centrosinistra, soprattutto dopo la sostituzione dell’assessora Borgonovo Re. La quale portava avanti un disegno che prevedeva ospedali centrali molto specializzati, e ospedali locali come presìdi del territorio, ma non è stato spiegato con la dovuta chiarezza e fermezza, non si è attuata la basilare medicina di prossimità, ed è quindi stato percepito come spoliazione dei territori.
Tema casa, ritornato centrale. È clamoroso ed indicativo il declino di Itea, che oggi non solo non costruisce, ma addirittura non assegna i propri alloggi ristrutturati. Quali sono stati gli errori e le colpe di Fugatti, quali quelli delle giunte precedenti, quanto ha influito la ben nota vicinanza politici\immobiliaristi, e come si può rimediare?
La Malfa. Beh, ricordiamo che la presidente di Itea (Francesca Gerosa) è stata pure candidata alla presidenza della Provincia, il che la dice lunga sulle idee del centrodestra... Di sicuro è uno degli enti che più è andato indietro in questi ultimi anni: lo dicono i dati che parlano di pochissime assegnazioni. Poi il tema casa va oltre Itea, vedi affitti agli universitari e affitti brevi, che vanno assolutamente regolamentati.
In quanto al rapporto tra politica e speculazione immobiliare, è una ferita ben nota, lo si vede nelle campagne elettorali con i fondi che vanno ai candidati. Questo è un problema strutturale; abolire il finanziamento pubblico ai partiti è stato un errore, la politica deve tornare a essere finanziata, occorre rompere questo tabù. E’ un tema della politica in tutto l’Occidente, lo vedremo nei prossimi mesi alle elezioni europee. Da qui si capisce anche la necessità di operare a quel livello, la necessità non di partiti locali, ma nazionali, anzi europei.
Collizzolli. Il centrosinistra ha solo seguito il mercato nei prezzi, ha definanziato Itea, che in molti casi non ha fatto nemmeno le manutenzioni, poi con la Gerosa si è completato il disastro. In quanto alle pastette con gli immobiliaristi, una strada può essere il ritorno al finanziamento dei partiti.
Bertoldi. A Riva, dove abbiamo oltre metà degli alloggi popolari di tutto l’alto Garda, l’Itea si è mossa bene fino al Covid. Fugatti ha avuto una pessima gestione di un parco edifici vecchiotti, incapace di intercettare fondi Pnrr e bonus; poi la domanda turistica, quella universitaria, gli Airbnb hanno fatto esplodere il mercato. A questo punto a Riva il problema non è Itea, ma la fascia di reddito immediatamente superiore. Prima, grazie alla legge Gilmozzi e lo stop alle seconde case, nelle zone turistiche il problema casa lo si era gestito, ora con Airbnb e la spinta inflazionistica, per un residente è impossibile trovare un affitto normale sul mercato. E non c’è alcuna volontà di intervenire legislativamente.
Parliamo delle disuguaglianze nelle retribuzioni, iniziando da quelle tra i dipendenti pubblici e i manager con relativi benefit. Va bene così?
La Malfa. Non va bene e non è demagogico dirlo. Per me questa forbice è sempre più ampia perché il modello economico non è legato alla produzione, ma alla finanza. Romiti era un ingegnere, Marchionne no; bisogna tornare alla centralità della produzione, vedi il modello Volkswagen dove i lavoratori sono rappresentati nel cda. In quanto alle controllate pubbliche, i compensi dei manager sarebbero limitati dalla legge Madia; derogarvi, come si sta facendo, non va bene.
Collizzolli. E’ uno scandalo. Bisognerebbe sia dare un reddito a chi non ha lavoro, sia attenuare le attuali incredibili disparità.
Bertoldi. Le differenze sono enormi e si stanno allargando, le povertà ci sono anche tra i lavoratori, anche se per adesso rimaniamo nella povertà dignitosa. Gli strumenti previdenziali propri dell’Autonomia, vedi assegno unico che è una nostra invenzione, vengono depotenziati o cancellati da Fugatti, che si allinea alla falsariga nazionale, ed è una ricchezza sociale che stiamo perdendo.Fino al 2010-15 avevamo il Cinformi per gli immigrati, le norme per ricollocare chi perdeva il lavoro, quelle per mantenere un tessuto economico propulsivo: oggi si arriva a paralizzare l’Università, rischiamo di diventare come la montagna bellunese, terra di abbandono. In questo quadro, e con la mobilità sociale che sta riducendosi, il divario dipendenti-manager è ancor più stridente.
Ma è conseguente del modello di società che sta avanzando, in cui non a caso si deprime la cooperazione come modello solidaristico di sviluppo.
Nel contesto attuale – guerre, clima – la destra ha delle risposte semplici ed illusorie, ma vincenti nell’immediato; mentre la sinistra mette in campo risposte puntuali - come salario minimo, tassazione - che sono in sé ottime, ma fanno a pugni con un contesto globale che va in tutt’altra direzione. Quella che manca è una strategia ampia adeguata all’oggi, e non aiuta la mancanza di formazione a livello politico, causata dal taglio dei finanziamenti pubblici.
La difesa dell’ambiente
I rifiuti e l’inceneritore. Cosa si fa?
La Malfa. Il ciclo dei rifiuti va chiuso, tenendo presente che anche le discariche inquinano e pure i gassificatori hanno i loro problemi. Si tratta si scegliere tecnicamente la soluzione migliore.
Collizzolli. Sicuramente no all’inceneritore, sia che lo proponga la giunta Dellai che quella Fugatti. E’ una questione basilare: non dobbiamo buttare via, bruciare tutto, mentre si potrebbe riciclare, recuperare. In altre regioni il vetro lo si differenzia a seconda del colore, noi ci accodiamo alla cultura dello spreco.
Bertoldi. Oggi l’inceneritore è un grosso errore. Con la raccolta differenziata porta a porta a regime, il residuo non giustifica l’impianto, che avrebbe senso per un milione, un milione e mezzo di abitanti. Poi bisognerebbe varare politiche stranote per stroncare la produzione di rifiuti, a iniziare dalla tassazione sugli imballaggi. E in ogni caso, prima cosa è portare la gestione rifiuti a scala provinciale.
La risorsa acqua: come andrebbe gestita? C’è il pericolo che ci venga scippata?
La Malfa. Deve essere pubblica, su questo abbiamo fatto un referendum, il tema oggi è la gestione della rete. Non c’è stato un grande impegno per arrivare all’acquisizione delle centrali idroelettriche, indispensabile per poi gestire l’acqua. C’è stato un bel lavoro del consigliere Alessio Manica (Pd), ma personale; il problema è nel tradurlo in attività politica.
Collizzolli. L’acqua deve essere totalmente pubblica, il referendum è stato ignorato, le concessioni idroelettriche devono essere al 100% in mano pubblica: Nella scorsa legislatura Fugatti ha aperto al rinnovo\proroga delle concessioni, e non va bene, una società di diritto privato dovrà seguire le regole del mercato, cioè il profitto. E non è il caso.
Bertoldi. E’ un tema che attiene all’Autonomia: gestione degli invasi, produzione idroelettrica, irrigazione, acqua potabile, sci, gestione delle piene. Che la Provincia mantenga il controllo è fondamentale, non possiamo permetterci di perdere questo tassello. Per questo la messa a bando delle aziende dell’acqua potabile andrebbe contro il referendum e contro il buon senso. In Trentino l’acqua è stata gestita molto meglio di quanto abbiano fatto i privati in altre zone: non dobbiamo lasciarli entrare, punto.Ci saranno tensioni enormi anche tra le regioni, averne il controllo sarà basilare. L’acqua è come l’aria, non si può privatizzare.
Collegato all’ambiente è il tema del turismo. Attualmente, visti gli ottimi risultati quantitativi, ci si interroga se questo sia un successo positivo. E si apre la domanda: qualità o quantità?
La Malfa. Questa domanda va collegata al tema delle disuguaglianze: dal dopoguerra le vacanze le fa una larga parte della popolazione; non vorrei che si finisse con le vacanze solo per pochi privilgiati in luoghi riservati. La soluzione sta invece nella destagionalizzazione, sulla quale bisogna investire culturalmente e nell’organizzazione dell’imprenditoria turistica.
Collizzolli. Nel turismo destra e sinistra hanno marciato nella stessa direzione, da Malossini in poi si è spinto sui numeri e adesso stiamo scoppiando. E se le piste sono piene, si aumentano, e con Failoni assessore al turismo si aumenterà ancora. Il turismo di qualità non deve però essere il turismo per i ricchi, devi ampliare le esperienze. Accettando i limiti della natura: c’è chi sulla Cima Tosa non riesce ad arrivarci; ma allora non gli fai la funivia.
Bertoldi. Qualità non deve significare turismo dei ricchi, ma che sappia offrire esperienze autentiche in stagioni allungate, e che possa portare a un elevato margine anche con persone non ricchissime. In parte lo si sta già facendo con buoni risultati in Alto Adige.
E in Trentino potremo farlo, ma non certo finanziando ancora lo sci, ma le ciclabili, i sentieri, i rifugi. Appunto: da un po’ il finanziamento nei rifugi va decrescendo, invece va finanziata la montagna in montagna, non nella piazza a Campiglio.
Tutti nei programmi promettono di diminuire o fermare il consumo di suolo. Come mai invece si continua a costruire?
La Malfa. I primi a voler costruire sono proprio gli agricoltori, il che fa capire quanto il tema sia complicato. Infatti la strada è stata tracciata dal punto di vista teorico - riutilizzare il costruito – ma si sta rivelando difficile percorrerla, ci sono in gioco interessi forti che remano contro.
Collizzolli. Si dice che in pancia ai vecchi piani regolatori ci siano milioni di metri cubi da edificare: quindi qualcuno li ha autorizzati; e poi, nonostante questo, si continuano a espandere le aree edificabili, vedi la collina di Trento del sindaco Ianeselli.
A suo tempo, secondo il PUP, il piano comprensoriale delle Giudicarie aveva un dimensionamento di 600.000 metri cubi e i sindaci presentarono un piano comprensoriale di 5 milioni di metri, difeso da Paolo Piccoli a quel tempo segretario della DC.
A bocciarlo fu l’assessore socialista Walter Micheli. Ecco, quella era una vera sinistra di governo.
Bertoldi. Noi (il Pd ndr) a Riva abbiamo perso le elezioni comunali proprio sull’edificazione della fascia lago: ma la partita la giocherei ancora così. Perché siamo dei drogati, ognuno vuole la sua porzione nuova di terreno. La legge urbanistica è buona, una parte del centrosinistra lo ha capito, ma un’altra è rimasta nella logica per cui urbanistica vuol dire fare cassa tagliando, bruciando l’albero su cui sei seduto. Soprattutto in Trentino non hai margine. Infatti iniziamo a pagare: meno territorio libero vuol dire territorio meno resiliente, meno sicuro.
Il futuro del Trentino
Quale rapporto con Bolzano e quale con il Veneto?
La Malfa. Il Trentino come numero di abitanti è una piccola parte dell’hinterland milanese, per questo è indispensabile agire di concerto con Bolzano. Lo svuotamento della Regione è stato uno degli errori di questi anni.
Collizzolli. Con Bolzano non deve essere solo un rapporto di buon vicinato, la nostra autonomia è inscindibilmente legata al Sudtirolo, e inoltre da loro abbiamo molto da imparare. Altrimenti diventiamo una propaggine del Veneto.
Bartoldi. Lo svuotamento della Regione non è stato un fatto drammatico, si è continuato a camminare paralleli, le due macchine si parlavano e facevano fronte comune.
E’ con Fugatti che si è iniziato a guardare molto poco a nord e molto a sud. E da parte sua Bolzano ha iniziato, a dire il vero prima di Fugatti, ad approfittare delle nostre debolezze e venire a a fare la spesa delle nostre risorse economiche (Mediocredito, editoria, imprenditoria immobiliare).
Abbiamo così, di fatto, instaurato un rapporto di inferiorità rispetto a Bolzano, e di nuova sudditanza rispetto allo Stato centrale: su tutte le partite chiave non stiamo portando soluzioni normative innovative, stiamo recependo quello che viene dallo Stato: basti vedere scuola, università, acqua, sociale, sanità.
In Trentino c’è un problema di mafia? Se sì, come mai non ne parla nessuno?
La Malfa. Certo che c’è un problema, probabilmente ci vuole tempo per farlo capire: nel mio piccolo tra i sette punti del mio programma elettorale uno era questo. Gli altri candidati invece ne parlavano proprio poco. Perché non è popol are, non prendi consenso, occorre tempo per farne capire la vitale importanza, e nel frattempo non avrai applausi. Non è un problema di malafede ma di come interpreti la politica. La politica è migliorare, andare sempre a favore di quello che sembra essere il consenso del momento non porta da nessuna parte.
Collizzolli. Il problema è innegabile, Perfido è solo la punta dell’iceberg. Non se ne parla perché si pensa che per esserci mafia deve deve esserci il morto.
Bertoldi. Il problema mafia è enorme, i procuratori di Milano, Torino, e anche Trento lo affermano, è una mafia che si esplica non con gli omicidi ma nei condizionamenti sull’economia, in particolare nell’immobiliare e nel turismo. Il problema è farli emergere. Se con “Perfido” la cosa è emersa e ancora non se ne parla è perché la gente confonde la mafia con il clientelismo (con cui ha imparato a convivere) e pensa che siamo terra di riciclaggio ed in fondo i flussi di denaro che passano non influiscono. I 5 Stelle hanno avuto il merito di dire che questo è un problema, lo si dovrebbe capire tutti.
Poi si ha paura, non delle pistole ma di essere denunciati quando parli delle zone grigie, di trovarti solo, senza più nessuno che ti difenda quando attacchi il mondo politico-affaristico colluso.