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QT n. 2, febbraio 2023 Servizi

Olimpiadi 2026: i costi e i problemi di trasparenza

Spese assurde e/o eccessive, mancanza di condivisione, superficialità e incompetenza. Così è stata gestita l’avventura olimpica in Trentino

È in sofferenza acuta il percorso di avvicinamento all’evento olimpico invernale italiano. Mancano solo tre anni al febbraio 2026 e le opere sono tutte in ritardo, perfino nella progettazione. Nella sola Lombardia, con un eccesso di ottimismo, su 42 opere si prevede ne saranno pronte 11.

Il Veneto forse riuscirà a completare le strade che erano previste per i mondiali di sci alpino di Cortina del 2021. Nessuna altra opera stradale, men che meno quelle che riguardano le ferrovie, vedranno il traguardo in tempi utili.

Anche sulle strutture sportive si è allo sbando. Un solo esempio: il progetto della pista di bob doveva essere approvato in conferenza di servizi del Veneto il 18 gennaio 2023, ma la pratica è stata rinviata. Il giorno prima, mentendo consapevolmente, il presidente Luca Zaia aveva annunciato per il giorno successivo l’appalto dell’opera. Nel rispetto delle leggi europee sugli appalti e la trasparenza si slitterà, ben che vada, ad agosto, più probabile all’autunno. Forse il consigliere Luca Zeni, parlando sulla stampa locale di Cortina, non lo sapeva, ma la pista di bob incontra gli stessi problemi di Baselga. Solo che per quella struttura Zaia ha investito la sua immagine e quella del Veneto. Lo scempio di Cortina, per lo sperpero di denaro e di paesaggio, non ha paragoni con quanto sarebbe accaduto nel pinetano. Sarebbe opportuno che i nostri consiglieri provinciali si tenessero bene informati. Da tanta diffusa improvvisazione, si salva solo l’Alto Adige, vedremo come nel prossimo numero di QT.

In Trentino: opere fuori scala,

costose e mai condivise.

La Provincia doveva ospitare tre specialità: lo sci nordico, le gare di salto, e quelle di pattinaggio di velocità. La scelta era dovuta: le tre località che dispongono delle strutture hanno già accolto con successo, anche ripetutamente, eventi internazionali. I manufatti avevano bisogno (se escludiamo Piné, dove era evidente la necessità di rifare l’intero impianto) di qualche aggiornamento per rispettare le normative internazionali e riqualificare impianti delicati, secondo le imposizioni insostenibili del CIO.

Le sedi che ospiteranno le gare sono - anzi, erano, vista la débacle di Baselga) Predazzo con il salto, Lago di Tesero per lo sci nordico e Baselga di Piné per il pattinaggio di velocità.

Alla presentazione del dossier di candidatura del 2018, vincitore nel 2019, le opere sportive implicavano una spesa inferiore ai 50 milioni di euro. Pochi più erano destinati alla viabilità e mobilità, altri 60 milioni per l’adeguamento di strutture ferroviarie, nello specifico l’ammodernamento della linea Trento-Bassano del Grappa. Le quattro tabelle di queste pagine ci mostrano però che a inizio 2023 le previsioni di spesa sono più che raddoppiate. Cerchiamo di comprendere come sia potuto accadere e capire come Baselga di Piné abbia sciupato la sua occasione olimpica (vedi l'articolo successivo).

Nel dossier della candidatura italiana alle Olimpiadi invernali (vedi QT n°6/2022) era proposto come obbligatorio il ricorso preventivo a uno studio della VAS (Valutazione Ambientale Strategica), di tutte le opere nel loro insieme. Non è stato fatto. In un modo che risulta impossibile definire se non ipocrita, la Giunta provinciale di Trento solo il 29 dicembre 2022 ha adottato una delibera che aderisce al modello di VAS concordato col CONI e il CIO. Provvedimento ipocrita, una farsa, un ulteriore raggiro dei cittadini. Tutte le opere sono ormai decise, localizzate e i progetti molto avanzati. Perché “lo svolgimento del modello che consente una gestione coordinata e condivisa di tutte le fasi della procedura”, come sta scritto in delibera, è oggi impraticabile. Tutti i progetti sono secretati, le decisioni sono prese fra dirigenti dei diversi servizi, mentre ai cittadini, consigli comunali, associazioni è stata scientificamente impedita la partecipazione e quindi la condivisione. Il metodo Fugatti si diffonde su ogni scelta infrastrutturale.

Le discipline strettamente sportive

Partiamo dall’alta valle di Fiemme. I trampolini di Predazzo “Giuseppe Del Ben” in località Stalimen hanno già ospitato tre campionati del mondo, sono sede di allenamento di diverse nazionali europee, la locale scuola alpina di Finanza prepara atleti dotati di un curriculum discreto, nulla di esaltante comunque. È una disciplina che non riscalda le attenzioni degli italiani, come del resto risulta evidente dagli spettatori, qualche centinaio quando va bene, tanto da dover chiedere agli istituti scolastici in occasione di eventi internazionali di portarvi gli studenti per offrire un po’ di scena, riempire per le riprese televisive.

I trampolini avevano bisogno di qualche lavoro: il rifacimento del trampolino di salto più lungo, l’ampliamento della zona di atterraggio. All’epoca della candidatura sembrava che dieci milioni fossero sufficienti. E invece l’amministrazione comunale, sollecitata dal CONI di Giovanni Malagò, ha deciso di rilanciare, imponendo il rifacimento totale dell’opera. Si rifaranno tutti cinque i trampolini, si inseriranno tribune per oltre 5.000 spettatori, ascensori per atleti e giurati, nuove tribune specifiche per la giuria e per i giornalisti, spogliatoi e ristorazione, nuovi parcheggi. Il vecchio impianto sarà demolito interamente. E così dai 10 milioni si è passati prima ai 23 dello scorso anno per arrivare ai 36,5 del 2023 (copertura dello Stato di soli 12,870 milioni). Teniamo presente che la Provincia di Trento ha appena stanziato altri 2,8 milioni per l’adeguamento dei trampolini di Pellizzano in località Monte Giner, sempre per valorizzare la zona - sta scritto. In una provincia con 500 mila abitanti due centri del salto? Gli abitanti della valle di Fiemme sono rimasti interdetti: la spesa è ritenuta esorbitante, fuori scala, anche perché la disciplina in valle non è vissuta né praticata.

Lago di Tesero

Il centro del fondo di Lago di Tesero avrebbe avuto bisogno di minime sistemazioni, qualche intervento più significativo doveva essere effettuato sugli spogliatoi degli atleti, all’accoglienza: con meno di cinque milioni, si diceva fino a due anni fa, si preparavano piste e strutture per un più che dignitoso evento olimpico. Oggi i costi sono lievitati, e non solo perché sono aumentati i costi dei materiali, ma perché, anche qui, si è voluto strafare, scegliendo di rifare tutto: accoglienza, tribune da 5.000 posti, parcheggi, innevamento artificiale potenziato con annesso lago e prelievo delle acque dal torrente Avisio, illuminazione delle piste, alloggi per i tecnici e spogliatoi e logistica degli atleti. Ma la sorpresa, veramente incomprensibile, riguarda l’imposizione di una nuova pista di skiroll. Solo tre anni fa si sono spesi in valle centinaia di migliaia di euro per una paesaggisticamente devastante e sottoutilizzata pista a passo Lavazé (vedi QT n° 9/2020), distante solo 12 chilometri da Lago. Ora se ne aggiunge un’altra che andrà a spezzettare ulteriormente suoli agricoli di pregio e renderà difficoltosa l’attività degli allevatori, e solo questa costerà un milione e settecentomila euro. Alla fine dei conti l’intero rifacimento (perché di questo si tratta) verrà a costare 15,5 milioni. Alla faccia dello sport invernale dei poveri! Prima dell’avvio dei lavori si dovrà comunque attendere l’esito di un ricorso al TAR da parte di residenti e proprietari dei terreni interessati.

Il villaggio olimpico

Nessuno poi riesce a spiegarsi perché lo Stato (Agenzia del demanio pubblico) e la Provincia debbano spendere 17,5 milioni di euro per un villaggio olimpico nemmeno previsto nel dossier di candidatura. Specie dopo la bocciatura dello stadio di pattinaggio di velocità a Baselga l’opera, se finalizzata alle Olimpiadi, è proprio superflua.

Il villaggio sorgerebbe all’interno della scuola alpina della finanza di Predazzo. Se si volevano riqualificare gli edifici della scuola non si comprende perché attingere a fondi olimpici e non a specifici capitoli di spesa, possibilmente statali. Oltre all’aspetto economico si sono sottostimati i rischi idrogeologici. Siamo alla confluenza di due torrenti alluvionali, il rio Travignolo e l’Avisio. Solo vent’anni fa nella scuola ci sono stati danni milionari causati dalla pressione esercitata sugli edifici dalla falda del torrente Travignolo.

Cosa vi si farà con oltre 17 milioni? In pratica un centro nuovo. Tutto rimane segreto: i consiglieri di minoranza a Predazzo hanno chiesto alla sindaca l’accesso agli atti, ma la risposta è stata sorprendente: il Comune è stato escluso da ogni confronto, avrebbe detto la sindaca Maria Bosin.

Crederci? Qualcosa comunque trapela: ci sarà una redistribuzione degli spazi interni all’area della caserma. E come? Un nuovo fabbricato per gli atleti in uno spazio prossimo alla scuola. Un nuovo padiglione di quattro piani fuori terra per un'altezza di 12 metri. Il rifacimento del padiglione Macchi, un edificio di elevato valore storico, il padiglione Nicolaucich, il padiglione Latemar con l’autorimessa che verrà demolita e al suo posto sorgerà un edificio di tre piani, un nuovo padiglione “olimpico”. Nel concreto ci saranno 703 nuove stanze che rispetteranno le norme CIO per una ospitalità di 1400 persone. Mentre a Livigno e probabilmente a Cortina si rinuncia ai villaggi olimpici previsti, in Fiemme se ne costruirà uno nuovo del quale nessuno aveva mai parlato. Ad uso della scuola di finanza, non certo a sostegno dei lavoratori e delle nuove famiglie di Fiemme.

Di Baselga di Pinè invece parliamo nell'articolo seguente. Depennato lo stadio di pattinaggio, la spesa prevista per lo sport è comunque passata da meno di 50 milioni agli 85 attuali. Sì, 85, perché durante il 2022 un accordo fra Provincia e Comune di Cembra ha messo le carte in tavola per costruire a Cembra un nuovo palazzo del curling. Una medaglia d’oro, quella conquistata nel doppio misto da Costantini e Mosaner, non poteva passare inosservata. Solo che il costo della nuova opera, mai previsto nelle spese olimpiche e nemmeno inserito nei decreti nazionali, sarà interamente pagato dalla Provincia di Trento: otto milioni di euro. E analogo centro sorgerà a Cortina, località che ospiterà le gare di specialità.

Nuove strade per le Olimpiadi?

Quando si parla di un evento tanto importante si interviene anche sulla mobilità. Possibilmente con opere che poi rimangano utili come servizio per le popolazioni locali. Nessuna parola viene spesa per una eventuale ferrovia che colleghi Trento a Canazei, nonostante le sollecitazioni siano presenti da vent’anni. Della proposta del Bus Rapid Transit abbiamo parlato nel numero 10/2022 di QT. Va ricordata solo l’enfasi posta dalla Provincia sul progetto, la previsione di attuazione in tempi stretti, prima per la sua approvazione (novembre 2022) per poi passare all’appalto. Ebbene, ad oggi un silenzio assoluto è calato sull’iter del progetto, che, probabilmente perché sommerso dalle critiche pervenute dalla valle, verrà accantonato o fortemente ridimensionato. Fosse così, ci troveremmo ad aver risparmiato altri milioni di euro.

Risulta ancora più incomprensibile invece la proposta di collegare l’altipiano di Baselga con Fiemme investendo in una nuova strada, da tutti definita geologicamente impossibile e dai costi esorbitanti. Tre anni fa si pensava di spendere per la struttura 16 milioni di euro, mentre oggi si parla di oltre 40. Al momento non è stata resa pubblica nessuna traccia di progetto. Rimane attivo solo il consigliere provinciale fiemmazzo, Piero Degodenz che continua a sollecitare, oltre a quest’opera, altre fantasiose strade di collegamento con frazioni abitate da qualche decina di persone. Tra Fiemme e il pinetano il traffico, anche nel mese di punta, agosto, è minimale. Le strade proposte oggi risultano essere ancora più superflue, visto l’accantonamento imposto al progetto di Pinè.

Rimane un’ultima attenzione da rivolgere al potenziamento e adeguamento della linea ferroviaria Trento-Bassano. Risultano incomprensibili i dieci milioni di investimento nell’autostazione di Trento se l’intero asse con il Brennero e stazione verranno rivisti col miliardario progetto di Ferrovie Italia.

Quanto alla ferrovia della Valsugana, ci si attendeva di più, ad esempio una visione interregionale con il Veneto che portasse Zaia a potenziare e velocizzare l’intera linea sul suo territorio, fino a Venezia. Oggi, da Trento a Venezia, il treno impiega quattro ore e la ferrovia viene ripetutamente chiusa per manutenzione creando disagi insopportabili ai tanti pendolari. Discutibile, poi, appare il costoso investimento nell’acquisto di motrici a batterie a idrogeno quando ancora l’eventuale stazione di rifornimento, situata a Bolzano sud, è in fase di progettazione.