Pattinaggio: chi ha umiliato Baselga?
Olimpiadi sfumate: cosa c’è dietro le lamentazioni e le accuse di tradimento
Ricordiamolo, perché la nostra stampa, sui progetti del passato che riguardano la progettazione del nuovo Ice Ring a Baselga di Piné, è stata superficiale. Per il nuovo stadio del pattinaggio di velocità a Baselga erano già stati depositati due progetti, di privati. Dapprima si era fatta viva Mak Costruzioni, sì, proprio la ditta protagonista nella oscura vicenda del nuovo ospedale di Fiemme, seguita dalla proposta fantascientifica sostenuta da Fincantieri del valore di 180 milioni di euro (25 gennaio 2022), dei quali ben 120 destinati alla gestione ventennale. Due progetti di partenariato pubblico-privato. Già allora la Provincia e il Sindaco di Baselga cantavano vittoria: la visione dello sviluppo dell’altipiano, grazie specialmente a Fincantieri, era ricca solo di luci. Non un dubbio aveva sfiorato il Sindaco e il Presidente della Provincia.
A un anno di distanza, invece, sull’altipiano di Piné si sentono tutti traditi, i brillantini sono scomparsi. Il CIO, in accordo col CONI e la giunta provinciale di Trento, ha deciso, fin da ottobre 2022, che lo stadio di pattinaggio di velocità su ghiaccio non ospiterà le gare olimpiche del 2026. Una decisione dovuta a serietà e responsabilità ha detto, ma solo il 20 gennaio 2023, il Presidente della Provincia Fugatti. Quanto al Sindaco di Baselga, con un volto più che rattristato, è stato capace solo di invocare presunti risarcimenti dovuti a tutta la comunità, sostenuto in questo dgli amici sindaci vicini alla Lega. Le categorie economiche, con toni minacciosi, tramite il loro immarcescibile Gianni Bort, li pretendono i risarcimenti.
La decisione definitiva del CIO è datata 8 ottobre 2022. La lettera definitiva seguiva una riunione del 6 ottobre alla quale erano presenti, oltre a Malagò, il progettista dell’opera architetto Alessandro Zappini, il rappresentante della PAT nella Fondazione Milano Cortina 2026 Tito Giovannini e il Sindaco di Baselga Alessandro Santuari.
Nonostante le certezze del netto diniego, messo per iscritto del CIO, il 9 novembre 2022 il Consiglio comunale di Baselga è stato chiamato ad approvare il progetto del nuovo stadio coperto: una tribuna pazzesca, 5.900 posti a sedere (1800 gli attuali), parcheggi ampliati, 21 anni di vincolo di manutenzione a una cifra ritenuta sostenibile sui 390 mila euro l’anno, ovviamente pagati dalla Provincia. A seguire, il primo dicembre, in IV commissione legislativa, in presenza della maggioranza di destra compatta a favore, solo Paolo Zanella (Futura) e Paola Demagri (ex PATT) avevano votato contro, mentre Luca Zeni (PD) si era astenuto.
Il costo dell’opera, annunciato allora, quando già Fugatti e tutti sapevano che il CIO aveva cassato lo stadio di Piné, era di 50,5 milioni (si partiva dai 32,6 del dossier di candidatura), ma inizio gennaio si scopre che il costo reale sarebbe stato di almeno 76 milioni. In Comune un solo consigliere aveva avuto il coraggio civile di votare contro, Bruno Grisenti.
Arriviamo così al 18 gennaio, quando Giovanni Malagò spara alto e dichiara che il costo reale si aggirerà sui 100 milioni. Ma certo, come annunciava sempre trionfante il sindaco di Baselga, nonostante fosse consapevole della netta bocciatura del CIO, il palazzo sarà poi riconvertito, ospiterà altre discipline, altre iniziative, perfino culturali, sarà dotato di una nuova centrale termica, si eliminerà l’ammoniaca dai circuiti di refrigerazione, si metteranno le basi per il lancio di una comunità energetica, e, aggiungeva ancora il sindaco - solo due mesi fa, va ricordato - per Baselga si sarebbe aperta una nuova epoca, il pinetano avrebbe assunto un nuovo volto.
Ci si domanda: come farà un altipiano che conta poco più di 5 mila abitanti a gestire una simile struttura? E la legacy (cioè l’attenzione al lascito, agli effetti sul lungo periodo della scelta) tanto invocata nei documenti del CIO ha un qualche valore?
Tutto è miseramente crollato il 20 gennaio, con Malagò che finalmente entra in una sala che già rumoreggia, ricca di volti scuri, che ha perso totalmente la fiducia nelle istituzioni. Annuncia che Pinè non disporrà di uno stadio di pattinaggio nuovo, per colpa del CIO (del quale lui è parte nella giunta esecutiva). Va messa in risalto anche la figuraccia di Tito Giovannini (membro della Fondazione Milano Cortina 2026, già dirigente dei mondiali di sci nordico all’epoca della discussa Mondialfiemme 1991), che da due anni annunciava una vittoria stellare per Baselga e criticava apertamente i mugugni di buona parte della popolazione.
Eppure era tutto previsto…
In tutta la vicenda si sono sommate improvvisazione, incompetenza, assoluta incapacità amministrativa e comunicativa. Eppure era tutto previsto e risaputo, anche quanto è stato taciuto dagli amministratori pubblici. La località che doveva ospitare il palazzo potenziato insiste su una vecchia discarica, ancora da bonificare.
La precedente amministrazione comunale era andata in Germania, a Inzell, per studiare la realtà e capire cosa era possibile fare a Baselga e se e come eventualmente sostenere una collaborazione con la città tedesca. Con la nuova amministrazione nel settembre 2020 tutto viene cancellato. Eppure si sapeva che il CIO per l’evento olimpico pretendeva uno stadio coperto, estremamente costoso, non solo come manufatto, ma anche nella gestione. Si sapeva che il CIO e il CONI di Malagò guardavano a Milano e soffrivano la candidatura trentina. Ma è solo sul finire del 2020 che ci si accorge che la struttura di Milano non la si può adattare per lo scopo. Per ricavarne la pista di allenamento e quella di gara era necessario scavare e Milano presenta una falda delle acque oltremodo problematica e affiorante. Non si poteva nemmeno alzarsi, perché si andava a confliggere con le norme di sicurezza del vicino aeroporto. Quindi, l’unico manufatto disponibile in competizione con Baselga era il palazzo di Torino, al Lingotto, trasformato dopo le Olimpiadi del 2006 in palazzo delle fiere. Con 14 milioni di euro, da tempo si vociferava, la struttura sarebbe stata disponibile a soddisfare i criteri del CIO. Da tempo, mentre i consiglieri comunali di Baselga votavano il loro bel palazzetto, mentre la commissione provinciale veniva chiamata ad esprimersi, in tanti sapevano che a Baselga non si sarebbero tenute le gare olimpiche. Ancora una volta Fugatti aveva imposto il silenzio, sindaci e colleghi di partito avevano obbedito supini, come nella vicenda dell’ospedale di Fiemme.
Attenzione: la scelta di NON fare il megalomane impianto, che avrebbe gravato per anni sui bilanci comunali e provinciali, era quella giusta. Ma Fugatti, Santuari e Malagò hanno continuato a sostenere il contrario, illudendo e mentendo a enti, istituzioni, alle federazioni sportive, alle loro comunità: quando poi la realtà non era più occultabile, il loro comportamento ha fatto ancora più male e ha scatenato rabbia.
Quali “risarcimenti”?
Ora fiondano le promesse. Garantite da una riunione di giunta provinciale con conseguente delibera del 20 gennaio, i 50,5 milioni stanziati (DPCM26.09.2022,allegato B) verranno riconvertiti. Una parte, 29, 5 milioni, a sentire le promesse di Fugatti e dell’assessore al turismo Failoni, saranno investiti nel rifacimento della piastra di pattinaggio lunga, all’aperto e a sostegno di un prossimo centro federale di tiro con l’arco (già presente a Pinerolo, convenzionato con il CONI a tutto il 2028). Veleggia la promessa che in Piné si terranno i campionati mondiali giovanili del 2028; si vedrà. Con gli altri 21 milioni si costruiranno le ciclabili: dall’altipiano verso Pergine, verso Cembra, verso la val di Fiemme (ma li si conoscono i territori? 55 chilometri ad un costo preventivato di 30 milioni di euro !) e altre regalie non meglio precisate in un ulteriore stanziamento di circa nove milioni. Un “piano B”, non dovrebbe essere più dettagliato? E incrociare, finalmente, le reali esigenze e emergenze della popolazione pinetana, come chiedono molti esercenti?
Nessuno, se non l’isolato ex Vicesindaco di Baselga Bruno Grisenti, si è sognato di parlare di qualità. Di mettere in chiaro come l’altipiano attenda da oltre vent’anni la bonifica delle acque dei laghi, del tema paesaggistico. Siamo su una vasta area occupata da una sequenza pesante, impattante di serre per la coltivazione delle fragole, una specializzazione agricola altamente discutibile sul piano della qualità del territorio e del controllo degli inquinamenti. Sono poi necessari interventi di riqualificazione dell’offerta turistica, non tanto attraveso infrastrutture pesanti, ma proprio nel recupero di alberghi, punti di ristorazione, passeggiate. Insomma, siamo in presenza di una vasta area che dispone di incredibili potenzialità di rilancio, anche poco costose. Perché si concretizzino sono necessari investimenti in cultura, nel turismo dell’ospitalità, nella riqualificazione dei territori silvo-pastorali, della fascia lacustre e dei preziosi biotopi. E perché no, dei lungamente attesi marciapiedi, oggi per lo più fatiscenti anche nei comuni vicini, come fatiscenti sono le fermate delle autocorriere; e specialmente serve un rifacimento complessivo della rete dell’acquedotto comunale, superando interventi parziali inadeguati. Sul tema la Provincia di Trento si è anche lasciata scappare, dall’insieme degli investimenti del Pnrr (900 milioni), ogni ipotesi di ricostruzione della rete di servizio degli acquedotti nonostante si sia recentemente documentato come questi subiscano perdite del 31,4% e a Baselga addirittura oltre il 40%.
Di tutto questo non si è minimamente discusso. Certo è che a oggi il Comune ha già speso nell’avvenimento olimpico 420 mila euro. Qualcuno sarà chiamato a risarcire questo evidente danno erariale? E se le gare dell’altipiano, invece che a Torino, perlomeno una sede dignitosa, dovessero finire in un qualche capannone dismesso del Veneto o di Longarone, come fatto balenare da Malagò pochi giorni fa, cosa sarebbero portati a pensare i trentini?