L’ospedale di Fiemme fra silenzi e bugie
Dalle mosse sotterranee di Fugatti alla demagogia di Cia.
“I territori si esprimano”. Un ritornello che nel frasario di Fugatti è diventato consuetudine, specie quando è in difficoltà. Il caso dell’Ospedale di Fiemme è emblematico. Perché i territori possano esprimersi è necessario disporre di informazioni corrette e di un incentivo alla partecipazione. In Fiemme il percorso è stato l’opposto. Dapprima, 2019, Fugatti cancella dal bilancio provinciale i fondi previsti per il nuovo ospedale in via Dossi, struttura pubblica. Poi nel gennaio 2020 informa il sindaco di Cavalese, il presidente della Comunità di valle e lo Scario della Magnifica Comunità del progetto di partenariato pubblico-privato di Mak Costruzioni nel fondovalle: un progetto in contrasto col PUP e il PRG di Cavalese.
Lo zelante Scario Giacomo Boninsegna subito si mobilita, arriva a fare pressioni sui proprietari dei terreni perché vendano a Mak. Il tutto in violazione della legge sugli appalti pubblici del 2015.
Fugatti a tutti gli attori istituzionali raccomanda di mantenere sul tema il più assoluto silenzio, comportamento seguito fino ad oggi, visto che nemmeno i consiglieri provinciali riescono a leggere il documento del NAVIP col quale si dichiara (novembre 2022) l’interesse generale dell’opera in opposizione al volere del Consiglio comunale di Cavalese, direttamente interessato. Come possono i territori decidere quando mai sono stati portati a conoscenza dei due progetti (la prima riunione informativa si è tenuta solo il 30 gennaio 2023 alla presenza dei sindaci, non dei cittadini) e quelle poche volte che si cita il progetto del 2018 lo si presenta a smozziconi, con mille omissioni? Ad esempio, si tralascia di spiegare come sarebbe stato ricostruito e con quali tempi sarebbe seguita la demolizione della vecchia struttura senza incidere sul servizio offerto ai pazienti.
Ma Fugatti pretende obbedienza assoluta, per mascherare la sua debolezza, perfino arrivando il 3 dicembre 2022 a negare in Consiglio provinciale l’istituzione di una commissione d’inchiesta su quanto accaduto attorno alla proposta Mak di un nuovo ospedale nel fondovalle. Due consiglieri di maggioranza, Claudio Cia e Ivano Iob, hanno votato a favore della proposta.
E ancora, nel bilancio di previsione per il 2023, ogni spesa per intervenire sulla vecchia struttura viene cancellata e si propone una nuova voce di capitolo: “Spese per interventi sull’Ospedale di Cavalese realizzato tramite partenariato pubblico-privato canone di disponibilità”, 134 milioni spalmati su più anni. Evidente, a prescindere dalla discussione
dei territori, come tutto sia stato deciso.
Ma questi fantomatici territori da chi sono rappresentati? A parte la coerenza del sindaco di Cavalese che rimane contrario al consumo di suolo libero nel fondovalle, gli altri sindaci non hanno mai esposto un loro progetto sulla sanità (come del resto sulle altre
emergenze). Nessun cittadino si è accorto se la valle disponga di una strategia amministrativa rivolta al futuro, i sindaci sembrano passacarte delle decisioni della Pat, chiamati solo a gestire l’amministrazione ordinaria, il personale e qualche buca sulle strade. Forti di tanta debolezza, come possono oggi aprire un confronto sulla gestione
della salute?
In questa desolante situazione si inserisce l’ambiguità di Fratelli d’Italia; che a parole si dichiara contro il progetto privato, ma nei fatti lo sostiene, avendo approvato il bilancio provinciale 2023 e negato la commissione d’inchiesta. Infatti non è vero quanto rispondono Cia e Dalpalù al consigliere Degasperi, riprendendo il fraseggio del loro presidente Fugatti: “La giunta provinciale garantisce le risorse sia per una eventuale ristrutturazione dell’ospedale (non è una ristrutturazione, è un nuovo ospedale), sia per un percorso diverso”.
Il titolo del capitolo di spesa che sopra abbiamo riportato non poteva essere più esplicito.
Ma il Fratello d’Italia Claudio Cia ci ha abituati alle sue mille contraddizioni e superficialità. Solo un anno fa in Fiemme aveva raccolto oltre 3.000 firme contro la costruzione dell’ospedale in fondovalle, per poi farle sparire; mai consegnate in Provincia.
Contraddirsi è costume pure del vicepresidente Mario Tonina. Pubblica con enfasi la “Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile” (Spross) e poi nei fatti ne smentisce i contenuti. Sul consumo di suolo - un allarme per tutta la Provincia a leggere il documento - approva la scelta di urbanizzare il fondovalle di Fiemme. E calpesta il conclamato obiettivo della difesa dei suoli agricoli di pregio.
Attorno alla proposta Mak si sommano evidenti le contraddizioni di questa giunta: sostegno a speculazioni private, improvvisazione, umiliazione del personale dirigente.
Una debolezza confermata dall’imposizione del segreto più assoluto, il mancato coinvolgimento delle comunità locali (a differenza di quanto era emerso nei lavori delle giornate di lavoro degli Stati generali della montagna), l’umiliazione delle sedi consultive col volontariato; vedi quanto accaduto a Baselga di Pinè attorno all’evento olimpico.
Al contrario il comune sentire vuole l’ospedale dove sta oggi. Italia Nostra, col sostegno di alcuni cittadini di Fiemme, il 30 gennaio ha depositato un ricorso al TAR impugnando la delibera provinciale di dichiarazione dell’interesse pubblico dell’ospedale targato Mak.
Nei prossimi numeri entreremo nel merito dei contenuti del ricorso.