In Sudtirolo le Olimpiadi dell’efficienza?
Sì, ma come in Veneto e in Trentino, a scapito dell’ambiente
L’Alto Adige non finisce di stupire. Farà anche sempre più caldo, ma l’impresa Demaclenko, assieme alla bolzanina TechnoAlpin, ci rassicurano. La neve si farà comunque, anche con temperature molto sopra lo zero. Periodi invernali caldi scioglieranno la neve al suolo? Il problema è superato, grazie alla tecnologia si scierà sempre sulle montagne, e anche nelle città, come sta accadendo nei ricchi paesi arabi e in Cina, dentro gli Ski Dome, come proposto a Torino e Milano. Il riscaldamento globale? Non sono problemi di queste aziende lo sperpero di risorse strategiche, i consumi energetici e idrici: il business della neve deve consolidarsi. Ora la neve la si può fare in 18 tipologie diverse: compatta, cioè quasi priva di aria come quella più tradizionale, o più leggera. Si potrà scegliere. Ma perché il sistema funzioni è necessario un frigo gigante all’interno del quale produrre neve, poi portata in pista con nastri trasportatori e altri sistemi. È necessario che tutto il meccanismo del marketing turistico venga sostenuto, e reso, nell’immaginario, green, per non provocare rimorsi nei turisti. Per ora si tratta di nicchie di produzione, ma, assicurano le aziende nella loro pubblicistica, questa tecnologia avrà un grande sviluppo. Oggi produrre neve con temperature superiori allo zero costa quattro volte di più di un banale cannone sparaneve, una tecnologia incredibilmente energivora. Una nicchia, insomma, utile a mantenere l’attenzione sull’Alto Adige innovativo e innevato.
La candidatura per ospitare i prossimi mondiali di sci alpino in val Gardena del 2029 farà da supporto a questa illusione. L’Alto Adige produttivo e turistico è quindi all’avanguardia nel mondo. Una dimostrazione di efficienza.
La Provincia di Bolzano stupisce la pigra Italia anche nell’organizzazione delle prossime olimpiadi. A una lettura superficiale solo in positivo. A differenza delle province confinanti, la macchina amministrativa e politica anticipa, corre, recupera ovunque finanziamenti. Tutte le opere saranno pronte per l’estate 2025, sicuramente collaudate.
L’osservatore esterno riterrà tutto facile, in Provincia si disputa una sola disciplina, il biathlon. Ma Bolzano ha truccato le carte. Il centro del biathlon doveva costare circa un milione e mezzo di euro per delle riverniciature. Tutto infatti era già pronto fin dal 2020: in quell’anno ad Anterselva si sono infatti disputati i mondiali di specialità ed ogni anno ci sono le gare di Coppa del Mondo. L’impianto è ritenuto da tecnici e atleti moderno e completo.
Ma anche nel virtuoso Sudtirolo l’appetito vien mangiando. Si è pensato di rifare tutto. Nuove piste, innevamento artificiale, due poligoni di tiro, la costruzione di un nuovo bacino idrico in un bosco finora inviolato, spogliatoi e spazi per atleti e tecnici, tribune sempre più ampie. La spesa, che nel dossier di candidatura era prevista appunto in meno di un milione e mezzo, è così lievitata a 37,5 milioni di euro. Eppure nell’estate 2019 il presidente Arno Kompatscher aveva solennemente dichiarato che “l’infrastruttura esistente è già al passo con i tempi e non richiede grandi interventi... svolgere le gare in strutture esistenti è un modo per minimizzare l'impronta ecologica dei giochi”.
L’occasione olimpica: farsi pagare dallo Stato rotonde e circonvallazioni
L’efficiente macchina altoatesina da tempo aveva pronti i progetti per circonvallazioni pesanti e nuove rotatorie.
Nella lettura dei politici che governano il territorio i turisti non possono perdere tempo nel traffico, devono arrivare veloci agli impianti di Plan de Corones, val Badia, San Candido e Sesto. Lo stretto rapporto che lega la SVP alle lobby produttive va consolidato. Grazie a un lavoro di pressione asfissiante presso i diversi ministri del Turismo e delle Infrastrutture che si sono succeduti nei governi Conte e Draghi, i politici bolzanini sono riusciti ad inserire nelle opere olimpiche l’impensabile. Da una spesa minimale prevista nel dossier olimpico di meno di quattro milioni di euro si sono superati i 400 milioni. Vediamo come.
Partiamo dall’investimento che anche l’ambientalismo sudtirolese considera positivo, atteso da trent’anni. La tangenziale ferroviaria che dalla linea del Brennero attraverso la valle di Riga si congiunge alla linea della val Pusteria. Un’opera tecnicamente impegnativa, costosa, 150 milioni di euro. Sette chilometri strategici, un lungo viadotto faranno risparmiare al viaggiatore in ferrovia ben 15 minuti per raggiungere San Candido. L’accordo con ferrovie dello Stato e la programmazione della mobilità del domani farà si che l’opera venga resa agibile nel 2025.
Ancora in positivo. Fin dal 2018 si è lavorato con Terna per potenziare le linee di trasporto dell’energia per rifornire i lavori del Bbt (il tunnel del Brennero) e altri impianti ad alta tensione della val d'Isarco. Si smantelleranno così 263 chilometri di linee di superficie per rifarne, più potenti e sicure, 127. Solo tra Mules e Bolzano si smantelleranno 1265 tralicci portando la linea sottoterra. Quest’opera da sola costerà 22 milioni che vengono attinti da più capitoli: fondi ambientali e Pnrr in modo particolare. Saranno decine anche i chilometri di linea che saranno interrati in val Pusteria. La recente revisione dell’accordo del 2018, oltre a portare nuovi stanziamenti, ha impegnato Terna ad accelerare i tempi di realizzazione: tutto deve essere pronto per il 2025, in anticipo sull’evento olimpico.
In Trentino ci si è accontentati di modificare la sola tratta di Terna da Moena a Campitello, tutto comunque con cavo interrato; a Moena ci sarà un nuovo impianto di accumulo, la stazione sarà completamente nuova. Una spesa impegnativa, a carico di Terna e dello Stato, 48 milioni di euro con lavori che si concluderanno entro il 2025.
Strade: un paesaggio agricolo sconvolto
Il piatto forte, che inciderà sul futuro della mobilità della val Pusteria, è rappresentato da nuove strade e rotatorie. Si poteva intervenire con mano leggera. E invece, grazie a fondi olimpici, a quelli del Pnrr, a soldi già da tempo stanziati dalla Provincia, gli impatti delle opere saranno tutti pesanti e priveranno la vallata di paesaggi delicati e di aree agricole primarie.
I costi maggiori riguardano la circonvallazione di Perca. È di 140 milioni la spesa programmata, una strada in galleria lunga 2317 metri, dei quali 632 in trincea a cielo aperto: a giorni inizieranno i lavori affidati a ditte, tutte locali: Strabag AG, Alpenbau GmbH, Unionbau AG e Moser & Co.
Sono in fase conclusiva i progetti che riguardano le discutibili, abnormi rotatorie di Brunico, il nuovo ponte e rotatoria ad Anterselva, l’inutile (un doppione devastante) rotatoria di Dobbiaco per velocizzare l’entrata nella valle di Landro, incidendo su aree di Rete Natura 2000, la rotatoria che porta in Val Badia per poi proseguire verso Cortina (Valparola-Falzarego, ecco la motivazione olimpica).
A differenza che in altre regioni, i politici della SVP trovano resistenze sul territorio. È passata quasi inosservata dai media (gestiti dal gruppo Ebner) la grande assemblea di Rasun, dove oltre 500 persone hanno chiesto garanzie sull’ambiente e il paesaggio, mettendo in difficoltà l’assessore provinciale Alfreider e il sindaco locale Thomas Shuster. Una tale forza ostativa è possibile porti a delle revisioni su diversi progetti.
Rimane la constatazione che saranno comunque imposte al territorio tonnellate di cemento, saranno cancellate aree destinate alla produzione del foraggio con tutti gli effetti collaterali negativi per le persone e l'ambiente. Anche in Alto Adige si prosegue come si fa in tutta Italia, trascurando ogni effetto di queste decisioni sul riscaldamento globale e il consumo di biodiversità e beni comuni. Solo l’investimento in ferrovia è virtuoso, per il resto non si trova traccia di potenziamento del trasporto pubblico locale. Se i fondi olimpici da dedicare ai trasporti devono davvero avere un effetto duraturo a beneficio della popolazione, sostengono le locali associazioni ambientaliste, allora l’investimento deve fluire al 100% nella riduzione del traffico, nell'espansione del trasporto pubblico locale e nelle strutture per pedoni e ciclisti. Le Olimpiadi durano appena due settimane, mentre le infrastrutture dovrebbero porsi l’obiettivo di migliorare la qualità della vita della popolazione per i decenni a venire. E invece anche in questo territorio le scelte operate sono in funzione del potenziamento del traffico privato.
Ciò è potuto avvenire perché si sono accuratamente evitate una VAS e le diverse VIA, si è evitato di condurre un procedimento partecipativo. Affermano i rappresentanti dei 17 comitati provinciali: “La sostenibilità dei giochi invernali deve essere valutata attraverso un processo standardizzato e messa sotto costante osservazione, in modo che la questione sulla sostenibilità per le persone e l'ambiente non debba essere affrontata solamente sulla carta”.
Il cittadino infastidisce chi amministra. A questo proposito è emblematico quanto affermato dall’ex presidente della Federazione Internazionale di Sci e per molti anni membro del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) Gian Franco Kasper, che in merito all’organizzazione dei giochi olimpici nel 2019 aveva dichiarato: “È un dato di fatto, per noi è più semplice operare nelle dittature, non ho voglia di discutere con gli ambientalisti". Solo un netto cambio di mentalità permetterebbe che quanto realizzato in occasione delle olimpiadi sia fruibile anche in futuro dalle popolazioni locali, senza lasciare sul territorio cicatrici permanenti. L’Alto Adige sarà anche efficiente nel soddisfare le esigenze delle lobby economiche, ma ha perso un’ulteriore occasione per raggiungere l’obiettivo di diventare lo spazio vitale più sostenibile di Europa.