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QT n. 10, ottobre 2022 Servizi

NOT, l’ultima furbata di Fugatti

Nuovo Polo Ospedaliero e commissario: le trovate del Presidente per nascondere le responsabilità.

Sul NOT Fugatti cerca di svicolare. Come al solito fa il furbo, confidando nella scarsa propensione della stampa e delle opposizioni ad approfondire e a metterlo di fronte alle proprie – immense – responsabilità.

L’ultima trovata a prima vista sembra ragionevole. Chiuso (?) il rapporto con la Guerrato spa, colpevole di aver presentato un progetto inaccettabile, Fugatti va avanti: cambia il nome – non più Nuovo Ospedale Trento, ma “Nuovo polo ospedaliero e universitario” – ribadisce che l’area sarà al Desert, opportunamente ampliata mediante acquisizioni di lotti confinanti e – questa la novità - affida l’intervento a un commissario.

Ora, il cambio del nome è una furbata: vorrebbe nascondere dietro una nuova denominazione il ricordo delle porcherie del NOT. Comunque è un peccato veniale, anche perché sottolineare fin dall’inizio che il nuovo ospedale dovrà essere progettato anche in funzione dell’interfaccia universitaria, andando oltre gli spazi per l’aggiornamento e la didattica già previsti, è di per sé cosa buona e giusta. Come è positivo porre fine agli interminabili uggiosi dibattiti su nuove localizzazioni confermando quella al Desert, già valutata come la migliore in una analisi comparativa redatta da una apposita commissione tecnica nel 2016.

Anche sull’abbandono del project financing (far finanziare la costruzione alla stessa impresa costruttrice, che si rivarrebbe gestendo lei per 25 anni, dietro apposito canone, tutta una serie di servizi, dalle pulizie alle mense, allo stesso rinnovo dei macchinari ospedalieri) si dovrebbe dire solo bene: è stata una modalità di intervento pubblico-privato molto di moda 15-20 anni fa, all’epoca dell’ubriacatura liberista, e soprattutto nella sanità ha prodotto solo danni, e gravi. Tirarci sopra una bella riga è cosa giusta.

Fugatti però dovrebbe spiegare come invece altrove lui con il project financing vorrebbe insistere, a iniziare dall’Ospedale di Cavalese.

Il commissario tuttofare

Qui comunque sono finiti i lati positivi. Infatti, subito dopo, Fugatti frana: intende infatti nominare un “commissario straordinario”, cui affida un ruolo salvifico del tutto improbabile:“La Giunta ritiene opportuno, nella logica di accelerazione delle procedure di affidamento e di realizzazione dell’opera, affidare l’intervento alla figura commissariale”.

Chi sarebbe questo fenomeno in grado di sciogliere i nodi aggrovigliatisi in questi anni attorno al progetto? Invece di confidare nella bacchetta magica di qualche mirabolante personaggio, straordinario nella denominazione e portentoso nelle capacità, non sarebbe meglio analizzare gli sbagli fatti? Quali sono le responsabilità? E da lì imparare, e vedere come si può ripartire?

La gara precedente, gestita dal Responsabile Unico ing. Raffaele De Col e da 5 membri della Commissione Valutatrice (5 scimmiette incapaci di leggere, calcolare e scrivere), è naufragata perché i suddetti sei responsabili hanno fatto vincere un progetto che dovevano cestinare, e un’impresa che non offriva ragionevoli garanzie. Ora, perché mai il sostituire ai sei una sola persona sarebbe garanzia di un percorso finalmente corretto? In buona sostanza: finché non si individuano le dinamiche e le responsabilitàche hanno portato al precedente esito disastroso, non è possibile sperare in un risultato migliore.

Anche perché i veleni generati dalla scellerata gestione della gara d’appalto, sono ancora in circolazione.

La Guerrato spa non ci sta ad essere defenestrata, dopo che il suo progetto è stato prima approvato, pubblicamente lodato e poi, (dalla stessa persona, l’ing. De Col!) valutato una schifezza e gettato nell’immondizia. E quindi preannuncia risarcimenti per 40 milioni.

E cosa farà l’altra concorrente,la Pizzarotti spa? Che si è vista sopravanzare da un’azienda appena uscita da un concordato fallimentare, che presentava un progetto raffazzonato all’ultimo minuto, non rispondente al capitolato di gara e contenente – come pubblicamente denunciato da numerosi tecnici – mille autentici svarioni. Si pensa che la Pizzarotti – ad oggi silente, in attesa di un pronunciamento della Corte di Cassazione – molli la presa e rinunci all’appalto (che ritiene di meritare) se non altro per il costoso lavoro profuso dai suoi tecnici?

Amici e nemici di Fugatti

A questo punto Fugatti è pronto – ne siamo sicuri – a stracciarsi le vesti, lamentando la protervia delle imprese, della magistratura, i lacci e laccioli che impedirebbero alla pubblica amministrazione di operare. Ma sbaglia. Deve rimproverare solo se stesso e gli uomini che proprio lui ha nominato.

Raffaele De Col

Invece se ne esce con la trovata di una nuova nomina, quella del commissario dal tocco magico.

In questa fuga in avanti ha alcuni elementi dalla sua. Innanzitutto la stampa, che beve giuliva tutto quello che la Giunta propone (unico a chiedere un preventivo accertamento delle responsabilità sull’affaraccio è stato Luca Malossini sul Corriere del Trentino, peraltro subito rientrato nei ranghi). Poi le opposizioni: il solo consigliere Degasperi ha più volte sollevato il tema, mai il Pd, che l’opposizione non riesce proprio a farla, e neanche i dossier a leggerli, si fa troppa fatica.

Ma contro, Fugatti ha la forza delle cose, gli interessi delle imprese, che ha prima sollecitato e poi leso. Contro si profila pure la magistratura, che indaga anche sul piano penale. Contro ci sono gli interessi del Trentino: per i milioni di risarcimento che verranno richiesti; per una sanità che perde il baricentro; per gli altri milioni che dovranno essere spesi per rabberciare il Santa Chiara, lasciato deperire in attesa del nuovo ospedale che non si riesce a costruire.

C’è poi forse il danno più grande. Tutta la vicenda ha contribuito a dilapidare quello che una volta era un autentico patrimonio della Provincia Autonoma: la credibilità della sua struttura tecnico-dirigenziale.

Il Responsabile Unico, l’ing. Raffaele De Col, è da anni il vertice più ascoltato della Provincia; a capo delle scimmiette della Commissione di Gara c’è l’ing. Paolo Simonetti, dirigente generale dell'Agenzia per le risorse idriche e l'energia; ed è stato proprio Simonetti a decretare la solidità finanziaria della Guerrato e della sua microscopica impresa finanziatrice di Malta, Auriga; mentre a sancire l’affidabilità dell’assicurazione rumena, dagli opachi trascorsi ed oggi fallita, City Insurance, è stato il dirigente del Servizio Appalti, il dott. Paolo Fontana. Come mai tutti questi vertici provinciali si sono così clamorosamente sbagliati? Che fiducia può riporre il cittadino in una struttura così malamente gestita?

Fugatti non risponde. Anzi, nasconde i problemi reclutando, fuori dalla Pat una persona terza, il miracoloso commissario.

I miracoli dei commissari

Qualcuno ci crede? Forse. Allora gli spieghiamo perché si sbaglia.

Il fatto è che Fugatti è già ricorso al miracoloso intervento dei commissari su nove lavori che potranno così “procedere speditamente”. Scorrendo l’elenco, si scopre che delle nove opere, ben cinque erano state individuate nel gennaio dello scorso anno ed i relativi commissari nominati alcuni mesi dopo, ad aprile. “I commissari avranno un significativo potere di snellire le procedure” aveva garantito Fugatti. Da allora è trascorso un anno e mezzo, e quindi si possono vedere i primi risulati.

Le cinque opere in questione sono le seguenti:

  • Opera S-369 - Riorganizzazione e raddoppio della S.S. 47 della Valsugana nel tratto tra Castelnuovo e Grigno
  • Opera S-310 – S.S. 239 di Campiglio - Variante di Pinzolo
  • Opera C-66 - Ciclovia del Garda
  • Opera S - 602 - Messa in sicurezza della S.S. 12 - Viabilità nuovo ospedale a Ravina
  • Opera S-953 - Collegamento con sottopasso stradale tra la S.S. 12 e la località Spini di Gardolo e sottopasso pedonale per via Palazzine

Sono sicuramente lavori importanti, ma è davvero difficile pensare che per i tecnici provinciali essi presentino complessità insormontabili, al punto da richiedere, per realizzarli, una figura commissariale. Se per realizzare un sottopasso stradale ed uno pedonale dobbiamo attivare procedure speciali, qualcosa in Provincia non quadra. Il motivo dovrebbe essere cercato nei ritardi di cui soffrono questi lavori, come peraltro tanti altri non inclusi nella lista, come la variante di Cles o lo svincolo della tangenziale di Trento nord finito nel ridicolo, oppure l’ormai mitica Meccatronica di Rovereto, in Trentino non mancano certo le “incompiute”.

Comunque accettiamo che la nomina dei commissari sia legata, come dichiarato, all’obiettivo di “snellire le procedure”. Temiamo però che qualche problema si presenti.

Infatti il termine “commissario” utilizzato dalle leggi provinciali per il rilancio del settore dei contratti pubblici, pur fascinoso, è fuorviante. Il pensiero va inevitabilmente al generale Figliuolo e alla vaccinazione anti-Covid per tutti: l’uomo solo al comando, a cui basta alzare la cornetta del telefono e ordinare, per ottenere immediatamente quanto richiesto; o magari alla realizzazione del nuovo ponte a Genova, dove peraltro a togliere tutti dall’imbarazzo, commissario incluso, ci aveva pensato Renzo Piano che aveva gentilmente realizzato gratis il progetto, eliminando così gare, commissioni ecc. Nulla di tutto questo per i nostri commissari provinciali. La determina 226 del febbraio 2021 illustra sì i poteri di deroga che essi hanno, ma elenca al contempo una lista lunghissima di obblighi e leggi che essi devono rispettare. I commissari sono di fatto nulla di più che dei “dirigenti provinciali aggiunti” con un potere più apparente che altro. L’iter approvativo di un progetto, ad esempio, segue sostanzialmente lo schema abituale, se ci sono espropri da fare, questi saranno seguiti dal competente Servizio provinciale.

E’ vero che la norma prevede che i commissari possano attingere alle risorse (leggi: personale) dei servizi provinciali, ma è facile immaginare quale scarso potere di leva essi abbiano, arrivando dall’esterno, nel “pretendere” muovendosi all’interno delle consolidate strutture provinciali. Inoltre essi, in genere liberi professionisti, hanno la loro attività da mandare avanti e non possono di certo occuparsi del solo lavoro da commissario, né è pensabile che utilizzino le risorse del loro studio (se lo hanno): non è previsto dal contratto che firmano, né lo consentirebbeil compenso che ricevono.

Ed ecco allora che capiamo quale sia stato l’esito dell’introduzione dei commissari: per nessuna delle cinque opere ad essi affidate si può parlare di accelerazione delle tempistiche. Per tutte, anche se per motivi assai diversi, si sono accumulati invece dei ritardi, che vanno da un minimo di sei mesi a ben più di un anno.

A scanso diequivoci, le informazioni raccolte ci permettono di affermare che per nessuna di esse i ritardi sono da imputare ad incapacità dei commissari. Il problema sta altrove, ossia nel fatto che, come abbiamo spiegato sopra, questa dei commissari pare proprio solo una trovata mediatica: li chiamano così, ma non hanno poteri adeguati; inserire questa figura nelle norme in vigore e in una struttura tecnica consolidata era impresa difficilissima. E non pare proprio riuscita.

Confidare ora che l’ennesimo commissario risolva l’ignobile pasticcio del NOT è solo l’ennesima boutade di un Fugatti chevuole allontanare la resa dei conti sulle proprie responsabilità.