NOT, i nodi vengono al pettine
Non è più possibile nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Anche in Provincia se ne sono accorti.
L’apertura del cantiere del NOT (Nuovo Ospedale Trentino), preannunciata per i primi mesi di quest’anno e ancora una volta conclusasi in un nulla di fatto (e di ciò non si è stupito chi segue la vicenda, ché semmai a creare stupore era stato quell’ennesimo annuncio, fatto in un momento in cui tutto era ancora in alto mare) è coincisa con un risveglio del dibattito, sia sulla stampa che a livello politico. Dibattito più che mai necessario se si vogliono sciogliere i numerosi nodi che ancora ingarbugliano la vicenda. Purtroppo però dobbiamo ancora una volta rilevare con rammarico che alcuni aspetti essenziali mancano all’appello. Tra questi spicca, enorme, la questione di quanto fatto dalla Commissione di gara, che non ha evidenziato le tante e gravi discrepanze rispetto a quanto previsto dal disciplinare di gara, presenti nel progetto poi dichiarato vincitore. Non è una questione secondaria, perché mette in discussione la validità della gara stessa e rappresenta il vero vulnus della vicenda: l’origine di tutti i mali che sono seguiti. Nel box a pagina 18 diamo un’ampia spiegazione del perché sia così.
A confondere le acque rispetto al tema delle discrepanze e degli errori, nel dibattito sono entrati temi relativamente nuovi come quello delle modifiche che si renderanno necessarie per tenere conto di quanto abbiamo imparato dall’esperienza della pandemia; o quello delle esigenze che la neonata facoltà di Medicina porrà in termini di spazi che inevitabilmente dovranno essere previsti all’interno o nelle adiacenze del nuovo ospedale. Sono questioni fondamentali, ma che nulla c’entrano con quanto abbiamo sopra evidenziato, e chi tenta di farlo sta solo alzando cortine fumogene.
In questa nuova fase, però, i tentativi di nascondere sotto il tappeto le tante magagne del progetto dichiarato vincitore stanno lentamente fallendo.
Il tutto avviene con un ingiustificato e sospetto ritardo se si tiene presente che l’anno scorso erano già emersi tutti gli elementi negativi del progetto dell’impresa Guerrato e vi erano quindi le condizioni per un cambio di rotta. In particolare, a settembre, quando in Consiglio provinciale si era aperta la discussione sul NOT voluta dalle minoranze, Fugatti avrebbe avuto l’occasione per prendere le distanze non tanto da quanto era stato malamente fatto nelle precedenti consigliature, ma soprattutto da quanto era avvenuto fino a quel momento dopo l’inizio della sua nomina. Purtroppo l’occasione per fare chiarezza è stata persa e il Governatore ha preferito trincerarsi dietro la classica foglia di fico: poiché si era in attesa della sentenza della Corte di Cassazione sul ricorso dell’impresa Pizzarotti (unica altra rimasta in gara), lui preferiva non parlare.
Ora, chiunque abbia seguito la vicenda sa che, se è vero che la sentenza della Cassazione potrebbe ribaltare la decisione della Commissione giudicatrice del bando di gara e assegnare la vittoria a Pizzarotti, è altrettanto vero che nella decisione della Corte non entreranno per nulla i temi sollevati in aula, semplicemente perché non sono quelli i temi proposti nel ricorso: esso infatti verte su questioni legate alla validità delle garanzie offerte da Guerrato (in ultima analisi sulla solidità dell’azienda che dovrebbe realizzare la più importante opera prevista in Trentino).
Il re è nudo
La discussione che le minoranze avevano invece tentato di far decollare, senza però riuscirvi, riguardavano proprio le difformità tecniche e le mancanze cui abbiamo accennato sopra. In sostanza, il dubbio che serpeggiava in Aula quel giorno era gravissimo: “L’ospedale di cui si stava parlando era degno di essere costruito o l’intero progetto andava rivisto?”
I nostri lettori conoscono già la risposta perché lo scorso anno abbiamo ampiamente esaminato, in diversi numeri di QT, e spiegato in dettaglio quanto di sbagliato il progetto contenesse (vedi: “Il disastro NOT”, luglio 2021; “NOT: un ospedale fasullo”, settembre 2021; “NOT: il presidente fa il furbo” e “NOT: cinque domande a Fugatti “, ottobre 2021)
Ora però è giunto il momento di riparlarne perché quello che si è tentato di nascondere è risultato non più nascondibile e lo stesso Governatore qualche settimana fa ha dovuto riconoscere, nella stessa Aula in cui a settembre aveva volutamente minimizzato e ignorato, che sì, in effetti il progetto “presenta alcune criticità”. Oltre che tardiva, questa dichiarazione è ampiamente riduttiva. Non di alcune criticità stiamo parlando, ma di una valanga di problemi. Ma per quanto egli abbia tentato di minimizzare, l’effetto è stato piuttosto dirompente e le reazioni non sono mancate, accompagnate da un acceso dibattito. Si avvicina rapidamente il momento in cui qualcuno dirà: “Il Re è nudo!“
Cos’ha costretto Fugatti a questa dolorosa ammissione? Cos’è cambiato nello svolgersi della vicenda, tra settembre e marzo, da costringere l’Amministrazione ad ammettere che no, non tutto era posto come la stessa Amministrazione aveva sempre sostenuto? Implicitamente ammettendo anche che i contenuti del ben noto documento preparato da un gruppo di tecnici e professionisti, che avevano esaminato nei minimi dettagli il progetto Guerrato evidenziandone le gravi carenze, non erano solo “osservazioni di consulenti di parte”, come si era sostenuto per sminuirne il valore, ma erano critiche fondatissime, che sollevavano problemi veri e gravi.
La risposta a queste domande sta tutta in un passaggio formale, un atto dovuto senza il quale l’iter per l’avvio del cantiere non avrebbe potuto proseguire: la convocazione della Conferenza dei Servizi, dove per Servizi si intendono anche i Dipartimenti, le Agenzie e gli Enti Provinciali che, a vario titolo e secondo le rispettive competenze, devono fornire il proprio parere sull’opera per cui la Conferenza viene indetta. Le informazioni in nostro possesso ci dicono che è stata l’ultima di queste Conferenze a mettere pesantemente in crisi la linea minimizzante e occultante dell’Amministrazione .
Al momento non siamo in possesso dell’analisi di dettaglio dei vari punti critici finalmente venuti allo scoperto; abbiamo però potuto esaminare un documento che ne elenca un certo numero. Si tratta dell’allegato ad una lettera inviata dal Dipartimento Protezione Civile, Foreste e Fauna (fa un po' specie vederli sotto lo stesso tetto) proprio ai partecipanti alla Conferenza dei Servizi di cui sopra. La lettura del solo elenco è sufficiente per capire che, per continuare, la Guerrato dovrebbe rivoluzionare il progetto, altro che “alcune criticità”!
Sono coinvolti tutti i più importanti settori: Urbanistica, Impianti idraulici, Viabilità/Accessi, Impiantistica, Strutture, Sicurezza Antincendio, Organizzazione Sanitaria. Tra l’altro la stessa lettera di accompagnamento spiega che quanto riportato nell’elenco ha “titolo meramente indicativo e non esaustivo”, di fatto riconoscendo che vi sono altri problemi ed altre carenze. Possiamo rimediare noi ricordandone alcune: gli oltre 20.000 mq che mancano all’appello, l’inaccettabile distanza tra il Pronto Soccorso e la Terapia Intensiva, i reparti di Ginecologia e Ostetricia che non solo non sono strettamente connessi come richiesto dal disciplinare, ma sono addirittura previsti in corpi separati. Non proprio cosette di poco conto.
Altrettanto sconcertante appare la precisazione della lettera in cui si ricorda che: “il concorrente (il cui progetto presentato in gara si discosti dalle specifiche tecniche, dalle prescrizioni e dai vincoli dello Studio di fattibilità posto in gara) è obbligato, qualora divenuto aggiudicatario, ad apportare al proprio progetto modifiche di dettaglio, ai fini dell’approvazione, richieste dall’Amministrazione” e poi si scopre che tra modifiche di dettaglio è stata prevista l’elevazione di un piano dell’ospedale! E a cosa dovrebbe servire questo piano in più? E cosa dire del fatto che leggendo i verbali della Commissione giudicatrice si scopre che il progetto vincitore era stato largamente premiato perché più basso dell’ospedale proposto dall’altro concorrente?
A fare la parte del leone nell’elencare criticità sono i tecnici dell’Azienda Sanitaria.
Innanzitutto APSS osserva che l’organizzazione dell’ospedale di Guerrato non è a corpo quintuplo (per capire di che si tratta vedi planimetrie in alto ) come invece richiesto dal disciplinare di gara e non è espandibile a corpo quintuplo. Trova quindi conferma l’analoga osservazione riportata nel documento dei progettisti di Pizzarotti. L’osservazione è gravissima, perché era espressamente punita nel disciplinare di gara con l’esclusione dalla gara. Lo Studio di fattibilità, parte integrante del Disciplinare, nella Parte II a pag.26 afferma: “L’organizzazione della degenza dovrà seguire, a pena di esclusione, una impostazione progettuale a corpo quintuplo”. Insomma, la commissione giudicatrice, nell’estate del 2019, avrebbe dovuto senza dubbio escludere la Guerrato dalla gara.
Ma è l’intera organizzazione sanitaria del progetto a essere messa in discussione. APSS segnala scelte non accettabili: reparti non correttamente organizzati e collocati in modo non corrispondente alle richieste del disciplinare, percorsi tra i reparti interferenti, percorsi del materiale sporco e pulito non correttamente separati, problemi sulle vie di esodo, mancanza di studi medici, servizi, segreterie, spogliatoi, posti mensa ed altri locali previsti dalle norme sanitarie. Nessuna di queste carenze, è bene precisarlo, ha a che fare con la pandemia.
Non si tratta di necessità emerse successivamente alla presentazione dell’offerta. Si tratta di carenze rispetto alle richieste del disciplinare di gara, rispetto alle normative vigenti anche per l’accreditamento della struttura sanitaria. Questo fronte dell’analisi tecnica prodotta da APSS meriterebbe un'analisi di dettaglio, puntuale, che sarebbe assai lunga per gli spazi che possiamo dedicarvi in questo numero.
Ignorato il rischio black out
Veniamo a un altro punto. Nella relazione con cui i progettisti di Pizzarotti smontavano il progetto concorrente, una critica ci era sembrata inverosimile e, pensavamo, dettata da astio nei confronti dei progettisti vincitori. Nel secondo piano interrato dell’ospedale di Guerrato sarebbero state collocate le centrali tecnologiche che alimentano l’intera struttura ospedaliera, in un’area soggetta a rischio esondazione.
Per accedervi sarebbe stato necessario entrare nell’ospedale e scendere nell’interrato: come per raggiungere i contatori di un vecchio condominio. Non solo: Guerrato, in un raptus suicida, avrebbe proposto anche di raccogliere le acque bianche dell’intero ospedale dentro all’edificio dell’ospedale, ai piani interrati, là dove si trovano anche le centrali tecnologiche! Incredibile! Così incredibile che ci sembrava una storiella, non è possibile che dei professionisti progettino una tale bomba ad orologeria, con l’ospedale destinato al black out alla prima acqua alta dell’Adige! Invece sì: APSS conferma sia che il progetto Guerrato valutato prevede le centrali tecnologiche nell’interrato, sia che le acque bianche sono raccolte nello stesso interrato. APSS - che evidentemente sa che un blocco dell’elettricità nel suo ospedale potrebbe provocare svariati morti subito e disagi a seguire - ritiene inaccettabili queste proposte.
Il fatto è che il disciplinare di gara alla pag. 75 della Parte I dello Studio di fattibilità, prevede che le cabine siano direttamente accessibili dall’esterno e che quindi siano collocate al piano terra sopra alla quota di protezione idraulica; ma anche in questo caso l’evanescente Commissione giudicatrice non si è accorta di niente, e invece la contro-relazione dei tecnici di Pizzarotti racconta la verità.
E ancora: la sicurezza antincendio dell’ospedale offerto da Guerrato è stata ritenuta inammissibile. Le vie di esodo non sono accettabili. La viabilità deve essere corretta per consentire l’accesso dei mezzi di soccorso dei Vigili del fuoco. Devono essere previste le fermate degli autobus. Pure l’accesso all’area della logistica non va bene. Per la Commissione giudicatrice invece, tutto ok.
Un’ultima osservazione su un tema a noi caro. Qualche Servizio provinciale ha ritenuto da modificare anche l’impattante torre di 43 metri di altezza, realizzata tutta in vetro. Una architettura superata, da anni ’80 o riferibile allo skyline urbano delle grandi metropoli, ma le valutazioni di natura estetica non sono in discussione. La Provincia evidenzia però che è necessario proteggere l’avifauna e così come proposta dal progetto Guerrato la torre non può essere accettata.
Apprezziamo molto l’osservazione e la sensibilità verso il problema dell’impatto dei volatili sui vetri. In tema di voli ci sono però forse altre e più gravi preoccupazioni. La torre tutto vetro da 43 metri di altezza pare essere in piena interferenza con i sentieri di atterraggio/decollo degli elicotteri nel caso di utilizzo dell’elisuperficie posta a terra. L’Ente per il controllo del volo, interpellato in proposito, aveva risposto alla Provincia la scorsa estate che i documenti trasmessi non erano sufficienti per formulare un parere al riguardo. Non ci è noto il passo successivo.
Infine un’ultima preoccupazione, dettata dall’insegnamento di Giulio Andreotti, per cui a pensar male in genere ci si azzecca.
In questi giorni nell’Azienda Sanitaria come nell’ospedale circola una voce insistente: il progetto Guerrato verrà bocciato, ed è una fortuna si dice, perchè così si potrà ripartire da zero, spostando il progetto nell’area San Vincenzo, quella ora spianata per Vasco Rossi. La superficie è grande, quasi 27 ettari, permetterebbe di ospitare anche i futuri ampliamenti, tra cui le strutture legate alla nuova facoltà di Medicina.
A noi sembra il solito gioco dei bussolotti, si spostano le imminenti realizzazioni di qua e di là, in genere per favorire qualcuno. Qui il discorso dello spazio più ampio da destinare a Medicina ci pare proprio pretestuoso: l’area di San Vincenzo è di meno di 27 ettari, quella del Not al Desert, sarebbe di 25,7, una differenza come si vede poco significativa. Sarebbe, abbiamo scritto. Perchè 25,7 era la superficie originaria, poi la parte a ovest di via al Desert, 2,5 ettari, era stata stralciata dal comparto ospedaliero e destinata a residenza per i militari.
Scelta improvvida, perchè eliminava un’area di espansione per le pertinenze ospedaliere. Ora il sindaco Ianeselli ha richiesto al Ministero della Difesa di spostare in altra zona le ipotizzate palazzine per i militari, e da Roma è arrivato l’assenso. Quindi ora si può contare su quei 2,5 ettari in più, che riportano l’area del Desert ad essere di pochissimo inferiore a quella di Mattarello.
Tra le due aree ci sono inoltre differenze urbanistiche notevoli: già alcuni anni fa, nel ping pong su dove costruire il Not, si era effettuata una pubblica comparazione, e l’area al Desert era risultata urbanisticamente molto più razionale ed economicamente conveniente, per via degli ottimi collegamenti stradali e ferroviari. Ritornare a riproporre quella destinazione non avrebbe senso. Se non, come appunto insegna Andreotti, perchè si hanno altri fini: giustificare, con il riutilizzo dell’area, lo scempio approntato per Vasco Rossi e\o avere un minimo di motivazione per annullare la scellerata gara fatta vincere alla Guerrato ed evitarne i prevedibili fastidiosi strascichi.
A noi non sembra invece una buona soluzione. Innanzitutto per tutti i motivi con cui nel 2016 si era bocciata quella localizzazione. E poi perchè è probabilmente possibile far recedere dall’appalto la Guerrato, con il suo progetto che non rispetta le condizioni imposte dal disciplinare di gara (ma non si capirebbe comunque perchè mai la si è fatta vincere); ma allora subentrerebbe la seconda arrivata, la Pizzarotti, che già si sente, e con tante buone ragioni, torteggiata, ed in caso di annullamento di una gara che alla fine la vedrebbe vincitrice, farebbe fuoco e fiamme, come ha peraltro già preannunciato.
Insomma, i dilettanti alla guida della Provincia sembrano andare incontro a sempre nuovi pasticci.