Ospedale, il balletto
Invece di occuparsi dello scandalo dell'appalto del Not, ci si trastulla con il tema (già risolto) della localizzazione dell'ospedale
Il sindaco di Trento Franco Ianeselli ha dato il via in questi giorni a un simpatico balletto: l’ospedale dove lo metto? E via un turbine di dichiarazioni, gli architetti, gli ingegneri, i sanitari, i sindacati, Fugatti, Italia Nostra...
Il tema sembra serio, ma a noi francamente non pare proprio.
Innanzitutto il refrain: fate presto. Fate presto? Ma di grazia, come si può pensare di fare presto quando non si sono individuati i motivi per cui finora si è fatto tardi? Non si sono rimosse, o per lo meno censurate, le figure istituzionali che hanno combinato un disastro dopo l’altro? Ricordiamolo: l’ultimo stop non è avvenuto per una congiunzione astrale, ma perchè la Commissione Valutatrice nominata dalla Giunta Provinciale, il Responsabile Unico braccio destro del Presidente della Giunta, gli uffici appalti della Provincia hanno approvato un progetto impresentabile, che non rispondeva minimamente né ai requisiti richiesti dal bando, né a quelli dalle norme sanitarie; ed hanno altresì fatto vincere una società che non ha i requisiti finanziari minimi per garantire la costruzione. Tutte cose queste rilevate non solo da Questotrentino (il che la dice lunga su quanto fosse semplice accorgersene), ma anche dall’Azienda Sanitaria e da un’apposita inchiesta della magistratura.
Ora, evidentemente, in Provincia c’è un buco nero, dove finiscono inghiottiti i grandi appalti (vedi l’annoso stallo della circonvallazione a Trento Nord). Se c’è totale incapacità, o qualcosa di peggio non sappiamo, lo appurerà – speriamo - la magistratura. Di sicuro il buco c’è. Ma nessuno se ne preoccupa.
E perché invece ci si sbraccia a dire di fare presto? E’ come se una cisterna avesse un buco, e invece di ripararlo ci si affannasse a versarci sempre più acqua: presto, presto, altra acqua! Ma che senso ha?
Il senso ce l’ha quando questa operazione di distrazione dal problema vero la fa Fugatti, che nasconde sotto il classico tappeto le proprie responsabilità. Molto meno senso se a farlo sono gli opinion maker, i giornali, le associazioni... Ma forse, di quanto è successo, non hanno capito molto.
Detto tutto questo, guardiamo da vicino il balletto, entriamo cioè nel merito della localizzazione. Il tutto è partito dai dubbi espressi da Ianeselli sull’area prescelta, quella al Desert, cui contrappone quella di San Vincenzo utilizzata nello scombinato progetto del concerto di Vasco.
Francamente non capiamo il sindaco, e l’Ordine degli Ingegneri a nostro avviso fa bene a ironizzare su questi improvvisi dubbi. La comparazione tra le due aree, infatti, c’era già stata, nel 2016, in una commissione tecnica congiunta Provincia-Comune, ed era stato proprio il Comune di Trento a ribadire con forza l’assoluta convenienza dell’area al Desert per tutta una serie di ragioni, urbanistiche, trasportistiche, economiche (vedi NOT, spreco e buon senso).
Da allora, scrivono gli ingegneri “non sono cambiate la città, la ferrovia, i fiumi, l’autostrada, le necessità sanitarie”.
A dire il vero il sindaco sostiene che occorre sentire i medici. I quali ovviamente non hanno competenze urbanistiche o trasportistiche, sostengono che “le necessità sanitarie” sono cambiate, non tanto per il Covid, ma per la nascita della Scuola di Medicina. E quindi occorrono più spazi. Però le due aree hanno superfici analoghe (San Vincenzo 1,5 ettari in più su 27) se solo si recupera dallo Stato l’area – in zona al Desert - delle Caserme Chiesa, oggetto di un tira-molla tra Comune e Ministero della Difesa. Occorrerebbe quindi agire con chiarezza in questo senso. Peraltro sempre in attesa che si voglia affrontare il problema del buco in Provincia.