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QT n. 4, aprile 2022 L’editoriale

La Costituzione e papa Francesco

Armi agli ucraini, Green-pass, manipolazioni della Costituzione e genuflessioni al papa: perchè mai, per sostenere un'idea, ci si deve inventare autorevolezze esterne?


È contro la Costituzione!” si sente spesso dire, e se ne cita un articolo. Bene, si dirà, la carta fondamentale è ancora ritenuta una fonte attendibile, anzi imprescindibile, da cui far derivare i principi basilari del nostro vivere civile. Invece bene un bel niente. Perché le citazioni sono fasulle: si riporta una porzione dell’articolo in questione troncando l’altra, spesso capovolgendo il senso del dettato costituzionale.

Ad esempio, l’art. 16 tirato in ballo dai No-Vax\No-Green Pass “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”, quindi il Green Pass sarebbe incostituzionale. Peccato che il dettato invece prosegua: “salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Come peraltro è logico: se la polizia blocca una strada per dei lavori alla rete del gas, non attenta alla Costituzione, e così fin dal Settecento, se l’equipaggio di una nave con la peste a bordo non viene fatto scendere a riva. Quindi, per favore, se avete da obiettare sulla validità dei “motivi sanitari” legati al Covid, fatelo, ma non inventatevi anticostituzionalità che non esistono.

Anche oggi. Fornire le armi alla resistenza ucraina sarebbe anticostituzionale, perché – articolo 11 – “L’Italia ripudia la guerra”.

Questa è clamorosa: la Costituzione nata dalla Resistenza è contro la Resistenza? Naturalmente non è così. L’articolo 11 infatti precisa: “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Insomma, è contro la guerra offensiva. E a scanso di equivoci l’articolo 52, nella sua retorica, è incontrovertibile: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Usare le armi contro un invasore non è un diritto, una possibilità concessa, è un “dovere”, anzi, con toni oggi forse magniloquenti, un “sacro dovere”. E se lo è per gli italiani, non si vede perchè non lo sia per gli ucraini, e non li si possa appoggiare.

Poi quest’ultimo passaggio può essere discutibile: politicamente gli ucraini vanno sostenuti? Magari è Putin ad avere ragione? A noi conviene? Non è che rischiamo di essere a rimorchio dell’America e delle trame della Cia?

Tutti discorsi che noi non condividiamo, ma che si possono legittimamente e anche utilmente fare. Ma perché mai ci si deve invece trincerare dietro manipolazioni della Costituzione?

Poi c’è il papa. “Lo ha detto Papa Francesco” O peggio, il “Santo Padre”. Quest’ultima locuzione, pur accettata da seriosi opinionisti laici, noi la troviamo insopportabile. Che venga utilizzata nella tv pubblica, non in Radio Maria, rivolgendosi a tutti i cittadini, è un insulto per tutti i non credenti e i non cattolici. “Santo” non so bene cosa voglia dire, e quanto a “Padre”, Bergoglio può anche essere simpatico, ma di sicuro mio padre non è.

Torniamo al più sobrio “Lo ha detto Papa Francesco”. L’argomentazione è fondata quando espressa tra cattolici, incongrua se rivolta a un laico, ridicola se formulata, magari con toni ultimativi, da un non credente. Al di fuori dei cattolici, la Chiesa con il suo pontefice, non è la Fonte della Verità, ma una tra le tante agenzie culturali. Come può esserlo un istituto di studi internazionali, una scuola di pensiero filosofica, una rivista. Va presa in considerazione, anche perché influisce su molteplici persone (ma meno di quanto si creda, vedansi le posizioni sull’immigrazione e i voti ai leghisti), ma non può essere un discrimine.

Anche qui, perché mai tanti non credenti, magari autentici mangiapreti, motivano l’opposizione alle spese militari appellandosi a una improvvisa autorevolezza dei pronunciamenti pontifici?

Ci sembra di dover accomunare queste penose genuflessioni para-clericali alle parallele mistificazioni del dettato costituzionale. Entrambe puntellano argomentazioni forse non solidissime ricorrendo ad autorevolezze esterne, anche se improbabili o inventate per l’occasione.

Ci sembra un vistoso errore: non si confida nelle proprie ragioni, si cerca l’autorità che le certifichi. Ipse dixit, lo ha detto Aristotele, Marx, il papa, la Costituzione. E naturalmente, il ricorso ai detentori della Verità e ai loro dogmi, presuppone il rifiuto della ragione. Ed apre praterie alla manipolazione.