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La vita è bella ad Auschwitz?

Proporre il film di Benigni a dei bambini di terza elementare è una scelta didattica sensata?

“Gentile Io tinta di aria (che anagramma stupendo!), se non ricordo male, tempo fa lei chiedeva di contribuire alle sue pagine. Il ricordo è sfumato, perché mi pare di non avere letto niente altro che non fosse suo, se non veramente poco.

Non so se è perché ieri, nello stesso giorno, ho letto il suo scritto su Questotrentino e compilato - come faccio ogni tanto - il diario di mia figlia e ho quindi poi allacciato quasi naturalmente i due eventi, fatto sta che ho deciso di mandarle le parole che seguono.

Adesso che i miei figli stanno crescendo mi trovo a ripensare in modo diverso da un tempo tante cose, tanti fatti, tanti eventi, forse perché ne devo trovare spiegazione per darla a loro.

Alikè in realtà si chiama Alice, ma ogni tanto mi piace chiamarla così e piace anche a lei. Francesco ha un anno in più, mentre Gabriele è ancora piccolo per ricomprenderlo in questa mia ‘riflessione’. Veda lei se rendere partecipi altri di questa mia cosa. Io la mando a lei perché penso che, chissà poi perché, la accetterà.

Cara la mi piccola Alikè! Stai cominciando a conoscere le brutture del mondo e certo non è giusto riparare ancora la vostra innocente infanzia (parlo di te e Francesco, per il momento) da quella che è la realtà. Questa volta ci ha pensato la scuola a inquietarti, forse un po’ troppo. La maestra ti ha parlato, durante una lezione di storia, dello sterminio degli ebrei e di come i bambini entrassero in quella che credevano una doccia per essere invece inondati di gas mortale. Sei rimasta incredula e smarrita, ma, per fortuna, non sconvolta. Quello che ti ha turbato veramente è stata la visione, ieri, del film “La vita è bella” di Roberto Benigni. Delle due classi terze che lo hanno visto, in tre bambine siete uscite piangenti e afflitte. Non credo si tratti di sensibilità, o meglio, anche di questo si tratta; penso invece che c’entri di più una maturità maggiormente definita, che non vi ha fatto scambiare un film per invenzione, ma che vi ha fatto rapportare la storia del film alla storia “vera” raccontatavi dalla maestra.

Non riuscivi a prendere sonno, ieri sera, e piangevi pensando alla sorte di quel bambino rimasto senza papà e alla sorte di tutti quei bambini che non avevano colpe da espiare (come non ne ha alcun bambino al mondo: non hanno tempo, i bambini, di accumulare colpe da espiare).

Ho messo in risalto per te gli aspetti positivi del film: l’ironia ancorché amara, il coraggio di quel padre che si è speso per risparmiare a suo figlio di vedere quello che stava accadendo con gli occhi di un adulto.

“La vita è bella” è un grande film, è stato premiato perché è un’opera d’arte e, come tutte le opere d’arte, suscita emozioni. Quindi, tu hai retto al racconto verbale e tecnico della maestra, ma non hai retto alle immagini e hai vissuto con cuore di bambina quelle emozioni che io stessa, alla sua visione, avevo a malapena retto con cuore di adulto.

Secondo me, quella di farvi vedere questo film non è stata una scelta rispettosa dei vostri tempi, ma ormai è fatta.

Crescerai, piccola Alikè, e noi non potremo sottrarti al male del mondo, non è neanche onesto. Ti ho detto pure, ieri sera, che i bambini, gli eredi del domani, hanno il compito di togliere il male dal mondo, il compito di renderlo più bello.

Ci riuscirete?”.

Ivana Debiasi

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Commenti (6)

Saretta1960

Io la vita è bella lo ho visto quando stavo in prima adesso sto in quinta e ho visto la chiave di sara

valeria

Ciao, anche se è passato un po' di tempo dall'ultimo commento, vorrei dire la mia. Ho 24 anni e quando questo film è uscito ne avevo 9. A scuola lo proiettarono ma mia madre non mi ci fece andare. E fece benissimo. Ho visto adesso per la prima volta questo film e mi ha scossa in modo profondo. E' un'opera d'arte ma che senza dubbio non può essere capita da un bambino. Nel film il protagonista inventa tutto il gioco per non far capire al bambino cosa stesse succedendo, e ora i bambini devono invece vederlo e averlo svelato? Lo trovo assurdo e faccio un appello a tutti gli insegnanti. Non disincantate i bambini così presto. Non lo meritano.

Gigi Franzot

Dire che mi fa piacere leggere i commenti sarebbe quantomeno impreciso, quello che mi fa piacere è sapere che le mie impressioni non erano dettate da eccessiva smania di protezione (che è sempre in agguato)e sono condivise e supportate da testimonianze di tutto rispetto.
Il problema è ora convincere le maestre in modo da evitare ai bambini di vederlo anche il prossimo anno ... ah, si, perchè dovete sapere che nella scuola di mio figlio fanno vedere lo stesso film ogni anno, e lo scorso anno non l'hanno visto per un problema tecnico... a volte la tecnologia sembra ragionevole.

Sto cercando su INTERNET film adatti a bambini delle scuole elementari (scusate se continuo a chiamarle così... ma non riesco a dire primaria ecc... ecc...)ma non ne trovo, almeno non trovo le indicazioni dell'età minima dello spettatore non accompagnato (... ma non era obbligatoria?)
Beh, ho un anno di tempo...
Grazie a tutti quelli che hanno commentato.
A presto!
gg

Carlo

Ricordo ancora, avevo circa sei-sette anni, quando mi hanno portato al funerale di una zia di mia mamma... ricordo ancora quella bara infilata in un tunnel di cemento sotto il cimitero di Trento, le notti insonni passate negli anni successivi pensando a quella bara...

Non oso pensare cosa provi un bambino di quell'età a vedere il film "La vita è bella" che dovrebbe essere visto da ragazzi molto più maturi... almeno delle scuole superiori.

È brutto quando la scuola delega ad un film l'educazione e la formazione, soprattutto quando si parla di un fatto così enorme ed incomprensibile come è stato l'olocausto. Ci vuole un ragionamento preventivo lungo e adeguato all'età prima di sottoporre immagini così drammatiche anche se in certi momenti ci può essere una amara risata, di certo non è un film comico.

Forse sta proprio qui l'errore, considerarlo un film comico, quando invece la risata è usata più per esorcizzare che per divertire.

Nadiorable

Riporto il mio commento di allora alla lettera della sig.ra Ivana. Aggiungo che i genitori dovrebbero proibire questa sorta di "vaccinazione" scolastica all'olocausto perchè gli effetti collaterali sono troppo pesanti.

"Ignoravo che la giornata della memoria, appena trascorsa, fosse ricordata anche nelle scuole elementari con la visione del film "La vita è bella". Scelta pedagogica sicuramente discutibile. Condivido il Suo sdegno, la volontà di proteggere la Sua bambina. Come madre mi sarei indignata anch’io. Personalmente ritengo sia impossibile spiegare ad un bambino una tragedia immane come l’Olocausto. Di certo non sotto la forma dell’improbabile tragico gioco del film di Benigni, dove si rischia di creare una sdrammatizzazione della Shoah, senza coglierne la reale dimensione storica. Motivo per il quale anche a me il film non è piaciuto. Ma a quale età un bambino è capace di digerire quegli orrori? Da madre direi che è meglio aspettare quando, in terza media, la scuola affronterà l’argomento dal punto di vista storico, nella sua interezza e nel suo orrore, senza ricorrere a metafore ed edulcorazioni.
Posso raccontarLe la mia personale chiave di lettura dell’Olocausto, fatta quando ero già adolescente, quindi più grande della Sua bambina.
Mio padre, che era stato prigioniero a Mauthausen, aveva scelto di non raccontare a noi bambini quell’orrore. Ma spesso a tavola, soprattutto quando non volevamo mangiare qualcosa, ai miei genitori scappava la parola campo di concentramento. Ma io non capivo cosa fosse: sembrava una storiella come il lupo nero, per farci mangiare!
A dodici anni, casualmente, leggendo il libro “Tu passerai per il camino”, che era stato portato a mio padre da un suo compagno di prigionia, feci da sola un percorso in quell’orrore inimmaginabile. Una lettura che ha sconvolto la mia adolescenza ed inciso profondamente il mio animo; adesso sapevo cosa era stata l’atroce esperienza di mio padre. Le foto devastanti, contenute nel libro, per molti anni si sono ripresentate sottoforma di incubi notturni.
Eppure sono convinta che mio padre, gli adulti in generale, non poteva condurmi per mano o addolcire quella tragedia che si può o ignorare o conoscere, giustificare mai.
Da adulta, mentre guardavo il film di Benigni, ero allibita; provando un misto di sgomento ed amarezza, sentendomi offesa in nome di tutte le vittime e dei sopravvissuti. Convinta che non ci può essere humor nelle rappresentazioni della Shoah e che era quindi impossibile riderne! Eppure la gente in sala rideva, le recensioni all’inizio furono molto positive ed il film ha infatti vinto tre Oscar.
Il successo del film era sicuramente dovuto all’astuzia di tranquillizzare un pubblico nauseato dalla permanente capacità disturbante di questo evento storico.
Sono poi apparse sulla stampa critiche negative, dove ci s'interrogava sulla correttezza etica di un film girato da un attore comico che rilasciava preoccupanti dichiarazioni come “Che cosa c’è di più bello che far ridere in un lager dove si piange?” E’ possibile cancellare la storia attraverso la catarsi del riso?
Benigni venne accusato di egocentrismo per aver trasformato l’Olocausto in una metafora dove le vittime della Shoah erano ridotte a comparse; facendolo diventare un Olocausto formato cartolina.
Tenendo presenti anche le critiche negative mosse al film mi sembra azzardato proporlo agli alunni delle elementari, specialmente in questi nostri tempi dove il confine tra realtà e finzione è sempre più labile, e dove le immagini hanno più potere delle parole. Ma magari ci spiegheranno che è meglio fare una fiction anche dell'Olocausto per non spaventare i bambini, mitigando così il senso di colpa ricaduto anche sugli adulti consapevoli, ma non responsabili. Sicuramente la scuola, che propone questo film alle elementari, avrà le sue giuste intenzioni; sarebbe interessante conoscerle.
Tra le critiche negative lette sulla stampa, la più ironica e memorabile quella di Jean-Luc Godard che dichiarò che avrebbe visto il film solo quando il titolo sarebbe stato completato: La vita è bella ad Auschwitz!

Gigi Franzot

sono passati anni, ma questo film "miete ancora vittime" tra i bambini.
anche a mio figlio (seconda elementare)quest'anno hanno fatto vedere "La vita è bella" di Benigni, e anche in questo caso notti insonni, paura che quello che ha visto sia di oggi, presente.
Hai voglia poi a spiegare, a cercare le pieghe del discorso adatte a far dormire chi a paura che a morire, una volta arrivati a mattina, tocchi a lui, alla sua mamma, e al suo papà.
Ma questo è solo il minimo: da sempre abbiamo cercato di insegnare ad Andrea ad essere mite, a dare peso alla verità,alla giustizia, ad essere corretto, in altre parole... ad essere buono.
<< ma perchè il papà di quel bambino è stato ucciso, visto che era buono...>>
e a questo cosa rispondi?
oh, certo che rispondi, ma preferivo farlo con i tempo che avrei scelto io, con il percorso scelto da me e da mia moglie, con i tempi che lui poteva sopportare.
Non credo sia protezione eccessiva, solo che l'educazione emotiva e la coscienza sociale di mio figlio spettano a me, e non credo che le maestre si siano rese conto che le immagini, come dicevi tu, sono più forti delle parole, le parole probabilmente durano di più, ma gli effetti....
Forse Andrea è stato privato di una cosa di cui aveva diritto, non so esattamente cosa, so solo che questa privazione fa male.
A lui e a noi, male.
Le maestre stanno tanto attente che a ricreazione non corrano troppo perchè possono cadere e farsi male, poi li lanciano giù per un pendio troppo ripido dove se si fanno male non si sanguina, almeno dove non si vede...
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