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Una decisione democratica

Dopo un dibattito partecipato, il Comune di Badia respinge la candidatura all'ennesimo “grande evento”

il municipio di Badia

I giornali locali – o, meglio, il giornale locale - ha titolato “Fine di un sogno” e “Il sogno sfuma”, rappresentando così gli umori dei promotori della candidatura ai Mondiali di sci del 2029 in Val Gardena e in Val Badia di fronte alla decisione del comune di Badia di non partecipare.

Ma era davvero un sogno? Ciò che è più interessante (per chi scrive) non sono state tanto le pressioni del comitato promotore dei Mondiali o le recriminazioni successive. O forse questa storia mi ha fatto venire in mente una frase del presidente del comitato contro i Mondiali in Val D’Aosta nel 1998, che suonava più o meno così: “È che ormai tutti cercano il colpo che ti sistemi per la vita. L’idea di costruirsi il futuro un po’ per giorno non va più”.

Mi ha colpito il modo con cui si è arrivati alla decisione e il dibattito che ne è scaturito e che si è allargato dalla convenienza di un grande evento in una delle roccaforti del turismo sudtirolese, agli aspetti sociali, ambientali ed economici, in un’ottica molto più ampia e in un certo modo rivoluzionaria rispetto agli stereotipi dominanti del settore turistico, sempre in aumento. In realtà anche ad alto livello si sente ormai che si deve dare un limite alla crescita, l’ha detto il presidente della giunta provinciale, e una settimana fa anche il nuovo presidente dell’Associazione Industriali, nel suo discorso di insediamento. Ma poi, di fatto, la corsa sfrenata a alberghi sempre più grandi e tutti dotati di SPA continua.

La decisione del comune di Badia è il frutto di un percorso democratico, molto raro da queste parti. Di fronte alla richiesta di adesione dei Comitati promotori del Mondiale delle Valli Gardena e Badia, il sindaco Iaco Frenademetz ha sentito il bisogno di confrontarsi e discuterne approfonditamente con i suoi concittadini, trattandosi di una decisione carica di conseguenze.

I turisti vanno in Val Badia per la bellezza del suo paesaggio e il ritmo della speculazione edilizia è molto accelerato negli ultimi anni, provocando disagio nella popolazione e critiche soprattutto fra i giovani. Dopo averne parlato in giunta, c’è stato un confronto con i rappresentanti dei comitati promotori, che non hanno dato risposte chiare alle domande sulle opere da realizzare e gli eventuali danni al paesaggio. La decisione della giunta, dopo lunghe discussioni e riflessioni, è stata infine negativa. Ma il sindaco non si è accontentato e ha voluto portare la questione nel consiglio comunale, coinvolgendo anche i partiti (liste locali).

Nel dibattito in consiglio si è parlato di ambiente, paesaggio, consumo del suolo e mobilità, dei prezzi delle abitazioni per i residenti e della speculazione edilizia, del prevedibile aumento del traffico che è già insostenibile, dei posti di lavoro, dei problemi sociali. Qualcuno dice che è emersa una nuova consapevolezza che non si può andare avanti così, si deve fare una profonda riflessione sul ruolo del turismo nella vita degli abitanti delle zone più affollate. Ci si è chiesti: serve un aumento di turismo nel mese di febbraio (quando si svolgono le gare) quando in Badia è alta stagione? E inoltre: quanti boschi e prati si devono sacrificare per nuove grandi opere?

il sindaco Iaco Frenademetz

Le risposte evasive alla giunta dei comitati promotori non hanno aiutato: la gran parte delle strutture già esiste, hanno detto, ma poi, sollecitati della richiesta di precisazioni, hanno parlato di un nuovo impianto di risalita, di uno stadio nell’area dell’arrivo e di una variante della pista della Gran-Risa (su cui si svolgono le gare dei mondiali). Non hanno voluto però dire che cosa significa “variante”, se si tratta di una nuova pista oppure no. Il sindaco ha chiesto di avere per iscritto ciò che si vuole realizzare e che cosa no. Nel corso del dibattito sono emersi concetti come turismo sostenibile, conversione del turismo di quantità a quello di qualità, e difesa della Heimat.

Conclusione: a grande maggioranza, soprattutto con il voto dei consiglieri più giovani e con l’astensione del sindaco, la richiesta di adesione alla proposta di candidatura è stata respinta. Tre consiglieri hanno chiesto di fare un referendum. Tuttavia proprio l’insistenza del comitato promotore, che voleva una risposta immediata, ha reso impossibile per mancanza di tempo questo ulteriore passo, che avrebbe potuto permettere di allargare il consenso sulla scelta del Comune o di far emergere altre considerazioni.

L’assessora al turismo Elide Mussner, che ha sempre lavorato nel turismo e quindi fa doppiamente parte di una categoria che di solito è favorevole al “sempre di più”, difende così la scelta del suo comune: “I Mondiali non sono la soluzione dei nostri problemi (…) Questo no ai Mondiali può essere un segnale positivo (...) Pensiamo al marketing: l’Alta Badia dice NO agli eventi di massa. Sono sicura che questo messaggio verso i nostri ospiti è migliore di numerosi cantieri in vista di un Mondiale”. E sulla propria posizione dice: “È vero, si è sempre dell’idea che un assessore al turismo sia per il ‘sempre di più’. Ma io sono stata eletta dalla popolazione e la rappresento, e solo in un secondo momento sono l’assessora al turismo”. E ancora: “Si parla sempre di politica sostenibile, ma quando si tratta di rinunciare a qualcosa per salvaguardare l’ambiente, allora diventa difficile”.

L’esempio di Badia forse darà coraggio di esporsi a chi anche in Val Gardena non la pensa come i componenti dei comitati promotori del Mondiale nelle due valli ladine, che sono le categorie turistiche, dagli albergatori agli impiantisti, ai ristoratori, ai commercianti. Voci meno fiduciose dell’effetto magico di un avvenimento di massa sul problema del turismo nelle Alpi. Alcune località nel mondo si sono sfilate da questi eventi di massa, per il timore della speculazione edilizia, dell’aumento dei prezzi, dei debiti e dei danni ambientali.

Da parte di chi sostiene la partecipazione, si usa ora sempre più spesso la parola “sostenibile”, ma spesso è solo per dare una spolveratina di verde a drammatici esiti. Il rischio è fare del Greenwashing, che secondo Wikipedia è “un neologismo inglese, che generalmente viene tradotto come ecologismo di facciata o ambientalismo di facciata, e indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti”.

Nel 2006 a Torino la propaganda diceva che si sarebbero usate le infrastrutture del 1997. E si parlava anche allora di sostenibilità. Non fu così, e sono rimasti debiti e “rovine”, come i trampolini di Pragelato desolatamente vuoti, per i quali solo nell’estate 2020, a distanza di 14 anni, si è ricominciato a parlare di un progetto di riqualificazione, mentre la pista da bob di Cesana è stata sottoposta a un costoso smantellamento, per evitare che l’ammoniaca liquida usata come refrigerante continuasse ad inquinare i prati e il fiume Dora.

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Alexander Schiebel, autore del libro “Der Wunder von Mals” (Il miracolo di Malles), che racconta l’uso massiccio dei pesticidi nei frutteti della Val Venosta, è stato assolto in nome della libertà di stampa (finalmente riconosciuta anche in Sudtirolo). La denuncia, la classica “causa temeraria” con cui si cerca di intimidire con lo spauracchio di esose richieste di risarcimento, era venuta dall’assessore all’agricoltura e da 1372 contadini, oltre che dai consorzi Vog e Vip.

Ora si attende la fine del processo a Karl Bär, responsabile delle politiche agricole dell’Istituto per l’Ambiente di Monaco di Baviera, che ha pubblicato il libro di Schiebel e ha sostenuto una campagna contro l’uso dei pesticidi.

Intanto, domenica scorsa a Caldaro, numerose persone hanno partecipato alla terza manifestazione contro l’uso dei pesticidi nella Regione Trentino-Alto Adige, che è sempre in testa per la quantità di sostanze usate in agricoltura.