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QT n. 1, gennaio 2021 Seconda cover

Porfido: il sindacato c’è?

Moreno Marighetti, responsabile del settore porfido della Fillea-Cgil, difende le ragioni del sindacato.

Moreno Marighetti

Cosa ha fatto il sindacato di fronte all’annoso bestiale sfruttamento dei lavoratori già noto, ma ancor più evidenziato dall’Operazione Perfido?

Questa la domanda che poniamo nella sede della Fillea-Cgil: a risponderci c’è Moreno Marighetti, responsabile del settore porfido, e alcuni operai delle cave.

Marighetti: “Sono nel porfido da 4 anni, e rispondo del mio operato. Quando sono arrivato non avevamo delegati, non avevamo Rsa (Rappresentanze sindacali aziendali, ndr), abbiamo dovuto affrontare, nel 2017, il rinnovo del contratto, quando il precedente era addirittura del 2004, disdettato dai padroni. Con il contratto abbiamo introdotto due importanti novità: il cottimo di qualità (le aziende devono darti giornalmente le pesate del tuo lavoro, così puoi verificare quanto ti devono) e tolta l’obbligatorietà per ogni operaio di raggiungere i 28 quintali minimi, soglia che costringeva a un autosfruttamento sfibrante. Inoltre è avviata la collaborazione con il Centroform, comitato che interviene nei cantieri su salute e sicurezza, e abbiamo realizzato una fotografia del settore per vedere dove intervenire”.

Veramente questa non sembra proprio la situazione sul campo, a vedere le risultanze della operazione Perfido. O il problema è che quelli così sfruttati sono lavoratori stranieri?

“Se gli operai non vengono da noi, non possiamo fare niente. In molte aziende gli operai hanno paura a costituire delle rappresentanze sindacali”.

Però invece il CLP (Comitato Lavoratori Porfido) gli stranieri li supporta. Ad assistere Hu Xu Pai (il cinese brutalmente pestato dagli ‘ndranghetisti, ndr), a recuperargli la cartella clinica in ospedale, a trovargli difesa legale, a raccogliere fondi perché potesse curarsi, è sempre stato il CLP.

“Beh, l’avvocato civilista che l’ha difeso, lo abbiamo procurato noi...”.

Come mai a contrastare l’illegalità, attraverso tutta una serie di esposti, in Procura e alla Corte dei Conti, è stato il CLP e non voi?

“Noi abbiamo scelto un’altra strada. Abbiamo appena stilato una nuova convenzione, che prevede ispezioni e segnalazioni alla commissione paritetica. E negli anni scorsi abbiamo supportato la Legge Olivi sulle cave, che presenta numerose norme che tutelerebbero le condizioni di lavoro, se venissero applicate, e noi abbiamo chiesto che i controlli siano più stringenti. La legge poi prevedeva che l’80% del materiale estratto venisse lavorato in cava, e solo il 20% esternalizzato, in genere ad aziendine artigiane dove si scavalcano le regole”.

Appunto, la legge Olivi. In realtà è stata una grande sanatoria: ha spostato in avanti le sanzioni (la revoca delle concessioni) alle aziende inadempienti. Di fatto, a forza di deroghe e proroghe, le cave sono dei concessionari in eterno, a prescindere dal fatto che rispettino i vincoli occupazionali e le norme a tutela dei lavoratori. In quanto a voi: sbaglio o avete spinto per accordi di conciliazione sindacale che mettevano le ditte inadempienti al riparo rispetto ai provvedimenti che avrebbero dovuto prendere Comuni e Provincia?

“Dal 2016, da quando ci sono io, non ci sono stati accordi transattivi per i licenziamenti collettivi nelle cave. Bensì nelle aziende artigiane, che è quello che anche voi avete chiamato ‘il mondo di mezzo’. E noi ci stiamo battendo perché questo contratto sia esteso al ‘mondo di mezzo’. Olivi prevedeva che nel 2021 la quota di lavorato di queste ditte, che oggi è del 50%, fosse ridotta al 20%. Ma Fugatti, invece, proprio alcuni giorni fa, la ha elevata al 60%. Nonostante la nostra opposizione”.

È vero che lei ha chiesto ad Espo (Ente Sviluppo e Promozione Porfido) di impedire l’affissione dei manifesti del CLP all’ingresso della mensa di Albiano?

“È assolutamente falso, e denuncio chi lo sostenga. Anzi, sono per una maggiore collaborazione tra le nostre sigle”.

È vero che tra i delegati CGIL ce ne sono diversi legati al padronato, a iniziare da Manuel Ferrari, eletto sindaco di Lases, in continuità con Casagranda, uno dei maggiori proprietari, e Dalmonego, indagato dalla magistratura?

“Ferrari era dell’Usb, in Cgil ha lavorato come funzionario nell’edilizia, poi qualche mese nel porfido. Da noi è stato solo di passaggio”.

Commentano la discussione anche alcuni operai:

Roberto Gottardi: “Il nostro impegno è da tempi molto lunghi, sentire gli operai, creare consenso, vigilare che vengano applicati gli accordi. Noi ci diamo da fare, ma non è facile, non credo che risultati veri li vedrò prima che vada in pensione. Anche perché ci sono aziende che si sarebbero strutturate per lavorare nel rispetto delle regole, anche il 100% della produzione; ma subiscono la concorrenza sleale di chi le regole non le rispetta”.

Ernesto Mullbacher: “Ho contratto una seria malattia professionale e sono stato tutelato dalla Cgil. L’operaio deve rivolgersi al sindacato, è essenziale, è l’unico strumento che abbiamo per poterci difendere”.