Il clima cambia per colpa nostra
Recentemente, su iniziativa della Presidenza della Giunta Provinciale, si è tenuto a Trento un convegno sul tema “Cambiamenti climatici: previsioni e conseguenze economiche nella regione alpina”. Nell’occasione, le relazioni degli esperti Filippo Giorgi e Fabrizio d’Adda, entrambi estremamente qualificati, non hanno purtroppo lasciato il campo a dubbi: i cambiamenti climatici a livello globale sono indubitabilmente in corso, le loro conseguenze si preannunciano devastanti.
Le cause di tali cambiamenti vanno con ogni verosimiglianza ricercate in grande misura nell’attività umana: il cambiamento climatico è in primo luogo frutto di un’impostazione economica volta al conseguimento del massimo profitto senza alcun riguardo alle conseguenze non immediate, ispirata alla venerazione del prodotto interno lordo quale supremo indice di sviluppo.
E’ chiaro che la vastità del processo in corso è conseguenza di decisioni che superano di gran lunga l’ambito locale. Ciò non toglie che anche in Trentino il criterio del massimo sviluppo sia stato perseguito con cieca determinazione, e che le proteste e gli ammonimenti delle associazioni ambientaliste siano stati accolti a livello politico con ostilità e sufficienza, bollati quali farneticazioni più o meno maniacali. La gravità dei dati emersi impone ora un radicale ripensamento, nonchè l’adozione immediata di criteri diversi nella gestione politica e nella programmazione economica.
I cambiamenti ambientali in corso vengono ad interessare tutti i settori economici, dal turismo all’agricoltura al traffico.
Appare improrogabile una decisa limitazione degli sprechi. Gli attuali indirizzi, irresponsabilmente sovradimensionati sotto l’aspetto dei costi energetici nonché del consumo del suolo, delle risorse idriche e della tutela dell’aria, devono essere immediatamente rivisti. Il mondo politico ed economico sono chiamati ad assumersi la loro pesante responsabilità.
Non da oggi le associazioni ambientaliste hanno espresso la loro protesta. Citeremo i casi recenti di Tremalzo, di Folgaria, del collegamento Pinzolo-Campiglio nel settore turistico, dell’autostrada Pi.Ru.Bi. e del collegamento Rovereto-Riva per la politica stradale. I rapporti emersi nel recente convegno danno a questi episodi un profilo ed un rilievo assolutamente diversi.
La questione climatica non può evidentemente essere affrontata con il semplice ricorso a commissioni di studio. Fin da oggi è necessario che essa sia base e premessa del Piano Urbanistico Provinciale. in corso di approvazione, con conseguente blocco dei molti progetti che trovano nello spreco delle risorse di base e nell’erogazione di fondi pubblici la loro unica vera ragione di essere.
Sembrano infine valide alcune considerazioni: poiché i gas serra, responsabili del surriscaldamento terrestre, sono prodotti dalle combustioni e in generale dai consumi o trasformazioni di energia, è necessario che qualsiasi importante intervento, ogni grande opera, vengano valutati anche sotto il profilo dell’impegno energetico e dei relativi bilanci. La soluzione preferibile sarà quella meno energivora.
In tal modo verrebbe dimostrata la negatività di soluzioni oggi ben accettate: varianti stradali in galleria, linee ferroviarie ad alta velocità, incenerimento dei rifiuti.
Vi sono inoltre sagge iniziative di immediato risparmio energetico: la limitazione delle luci sui campi sportivi (debbono proprio illuminare interi abitati e accecare gli automobilisti?), il controllo delle temperature di riscaldamento, la promozione di trasporti collettivi, una più severa valutazione degli impianti di innevamento artificiale, ecc.
Queste misure, certamente non risolutive, appaiono però opportune ed urgenti.
Paolo Mayr, presidente di Italia Nostra Francesco Borzaga, presidente del WWF