Caro Pacher…
E’ vero che mi hai detto che dalla faccenda dell’onorificenza "Municipium Tridenti" con relativa attribuzione volevi startene alla larga. Si trattava infatti di competenze del Consiglio comunale (?), di cui peraltro fai parte non minima, anche se non lo presiedi. Voglio ricordare però a te e agli altri membri del Consiglio il grande sconcerto dell’ex segretario generale del Comune di Trento Giuseppe Dematté che, incontrandomi, rilevava (accanto alla condivisione su quello che io avevo espresso pubblicamente), quanto "irrituale" quantomeno fosse tutta la vicenda per aver del tutto bypassato il Consiglio nella sua interezza. E la sua espressione scandalizzata quando gli ho riferito la risposta di un consigliere comunale da me interpellato: "Ma sat, el Pattini el gà lì en po’ de soldi e nol sa come far a spenderli".
Non ritengo possibile comunque da parte tua sottrarti, per ragioni di pura correttezza formale e per rispetto delle competenze, al giudizio sul fatto che la città di cui tu sei il primo cittadino ritenga degno di una propria onorificenza un personaggio quantomeno discusso – come è apparso da tanti interventi sugli organi di stampa locali e nazionali.
E mi sembra tutt’altro che irrilevante la notizia, resa nota dai giornali, che Trento nei suoi organi di rappresentanza abbia preferito tale personaggio a un altro candidato proposto: il vescovo Giancarlo Bregantini. Un trentino di nascita quest’ultimo, ma che soprattutto è riuscito a coinvolgere solidaristicamente il meglio del nostro movimento cooperativo, nella sua benemerita e rischiosa azione tesa a sottrarre la popolazione affidata alle sue cure pastorali ai ricatti della criminalità organizzata.
Ritengo che la tua partecipazione, pur muta, alla cerimonia di conferimento dell’onorificenza in oggetto, sia stata un brutto segnale di avallo cittadino all’operazione. Preferire l’attribuzione di un’onorificenza a una persona piuttosto che a un’altra significa infatti proporre alla cittadinanza e alle nuove generazioni la persona prescelta come modello di riferimento con più titoli e maggiore dignità rispetto all’altra. La scelta pertanto è tutt’altro che insignificante e men che meno innocua.
E’ scarsamente convincente, quando non venato di oggettiva ipocrisia, rammaricarsi poi del fatto che le nuove generazioni, specie le più esposte ai modelli di riferimento proposti e messi in vetrina, rompano il giocattolo della festa di Mesiano, ispirandosi magari nei loro comportamenti festaioli ai canoni "scientifici" dell’innamoramento. Canoni che l’insignito ha proposto e trattato anche recentemente con un’altrettanto insigne interlocutrice esperta del settore quale Michelle Hunziker, da lui vista e "dialogata" come "fenomeno", e canoni che, nella sua lectio, ribadiva – ben riportati dalla cronaca dei giornali - riconducendo il tutto al sottile linguaggio da lui inventato dei "baci Perugina".
Sei più che esperto in sociologia e in psicologia per non cogliere quanto questo nesso, tra i modelli di riferimento promossi e comportamento sociale diffuso, sia tutt’altro che arbitrario o strumentale.
Ma non può sfuggire a nessuno nemmeno il significato politico di tale scelta preferenziale, suggerita e votata da una maggioranza, qualificata in senso politico, del consiglio di presidenza del Consiglio comunale della città e avallata tacitamente dall’istituzione municipale.
Ora tu sei appena diventato anche segretario politico del Partito Democratico del Trentino, nel quale il sottoscritto e molti altri abbiamo riposto qualche seppur flebile speranza per un futuro diverso e per una svolta etico/politica, solidaristica e generosa verso gli "altri", nel modo di proporsi, anche istituzionale, al Trentino, al paese e alle nuove generazioni.
Un "Municipium Tridenti" così attribuito mi sembra quanto di più lontano da queste speranze. Speranze che ritengo invece debbano riproporre anche in politica la "questione morale" di cui non mi sembra ricorra più nemmeno la memoria. La logica alberoniana che mette al centro dell’universo il soggetto individuale e le sue esigenze dell’usa e getta nei rapporti relazionali e che per questi meriti viene insignita di un’onorificenza cittadina, non mi sembra il viatico più adatto per coloro che sperano in un modo altro di fare politica e di ridare anche un senso laicamente etico alla stessa.
Fino a qualche tempo fa ritenevo quasi offensivo sentir dire che in politica, una volta al potere, sono tutti uguali. Da qualche tempo, di fronte al cinismo politico di troppi e all’attaccamento generalizzato alle poltrone, sento di non avere più molti argomenti da contrapporre.
Così come vedo in pericolo lo stesso dovere morale di partecipazione anche al voto, quando questo tende a dimostrarsi il semplice avallo a decisione prese altrove, secondo logiche non condivise, e discusse tra pochi "addetti ai lavori".
Non ti sembra che i giovani disobbedienti e le loro azioni "illegali", da te sbrigativamente liquidati, siano più vicine ad alcuni principi etici che si riferiscono a quelle leggi non scritte che la politica ormai da tempo ignora cinicamente?
Con gli auguri di buon lavoro e con sempre minori speranze ti saluto.