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Sociologo o “opinionista”?

Premiate, a distanza di 40 anni, le (supposte) benemerenze trentine del prof. Francesco Alberoni.

Le tipologie sono innumerevoli, sembrerebbe trattarsi di cose senza alcun legame fra loro, e invece un collegamento di fondo ce l’hanno. Sono competizioni. Una marea, a livello nazionale e locale. Anzitutto le gare democratiche, dove è il popolo a proclamare la fanciulla più affascinante, la canzone più bella, il barista più simpatico, il colpevole della sconfitta con l’Olanda, se è vero o no che gli zingari rubano i bambini... Sedicenti democratiche, perché i quesiti fra cui scegliere indirizzano abilmente gli incerti e comunque prevedono solo il bianco e il nero (il grigio è roba di nicchia, da intellettuali); perché devi telefonare e c’è lo scatto alla risposta; perché ormai, da "Miss Italia" ad "Amici", finisce per vincere chi ha i parenti più bravi a organizzare cordate telefoniche.

Francesco Alberoni

Poi c’è l’altro modello di gara, con commissioni e giurie più o meno chiuse ed opache, che dopo avere sfornato un premio ti scodellano anche il vincitore.

E’ il trionfo di un clima culturale che formalmente inneggia alla competitività e alla meritocrazia, che dà al cittadino l’illusione che il suo parere è ascoltato, che utilizza questo strumento a scopo promozionale: per vendere più copie di un giornale, aumentare gli ascolti di una rete televisiva, far soldi con le telefonate o promuovere il turismo di una località.

Quest’ultimo sembra essere il caso del neonato premio "Municipium Tridenti" (col latinorum che vuol suggerire autorevolezza), riservato dall’Ufficio di presidenza del Consiglio comunale di Trento"a persone che abbiano contribuito con la loro opera al bene della città" e assegnato in questa prima edizione al sociologo Francesco Alberoni

La notizia compare, nuda e cruda, sull’Adige del 4 giugno; ma, curiosamente, è su Repubblica dello stesso giorno che leggiamo anche il seguito della storia, quello che ha reso la notizia appetitosa. Vi apprendiamo infatti che l’associazione "Ut vivant", che raccoglie i laureati in Sociologia fra cui numerosi docenti universitari, ha espresso il suo profondo dissenso sulla scelta del premiato, accusato di aver dato, con le sue opere, l’immagine "di una sociologia decadente, tinta di rosa". Durissimo il prof. Piergiorgio Rauzi: Alberoni è "un principe dell’ovvietà sociologica... incarna quanto di più deleterio la società dell’apparire ha seminato negli ultimi decenni: il successo mediatico che legittima il percorso per raggiungerlo, quale che sia questo percorso. E poi ci lamentiamo che i valori siano andati perduti". Un suo collega rincara: "Ci sono stati dei bidelli che più di lui hanno dato un contributo alla loro città".

Del resto, lo stesso Giornale, che con Alberoni condivide l’appartenenza all’area politica di centro-destra, lo definisce "l’interprete più appariscente della società dell’apparire... da sempre in bilico fra analisi scientifica e consigli casalinghi",

Ma entriamo nel merito: cos’ha fatto Alberoni per Trento? "Alberoni dette un contributo importante per la facoltà di Sociologia" – spiegano Ettore Zampiccoli (PdL) e Flavio Maria Tarolli (UDC), i consiglieri che più si sono spesi per il premio ad Alberoni; che si merita quel riconoscimento "per il ruolo e la capacità di dialogo che dimostrò in quel momento storico difficile, il 1968, affrontando un’occupazione durata 150 giorni".

Tutto quanto di poco sociologico il Nostro ha combinato dopo quei mesi meritori di quarant’anni fa, non conta nulla: né la sua torrenziale e discutibile produzione libraria ("Innamoramento e amore". "L’erotismo", "Il volo nuziale", "Ti amo", "Il primo amore", "Il mistero dell’innamoramento", "Sesso e amore", "Lezioni d’amore"...), né le insipide comparsate da Bruno Vespa, magari in compagnia della signora.

Niente da fare: Alberoni è "un opinionista di prestigio" - ribatte maldestramente Zampiccoli, accomunando così il premiato ai mille opinionisti di Reality Show e rubriche sportive (da Costantino Vitagliano a Tiziano Crudeli); e per chi non è d’accordo, ecco l’accusa di sempre: "Credo che alla base di quei giudizi ci possa essere l’invidia". La stessa invidia che muove – secondo lorsignori – chi rimane perplesso nell’apprendere che Berlusconi si è comperato la villa n° 9.

Fra i non molti che plaudono all’iniziativa, c’è l’amico Vincenzo Calì: bello il premio, ottima la scelta di Alberoni; e non a caso – argomenta oscuramente lo storico - a protestare sono gli antichi studenti di sociologia, "quelli, per intenderci, legati ancora ad una visione affetta da trentinismo, male antico che periodicamente si manifesta nella nostra comunità".

E poi il socialista Alessandro Pietracci, che esprime "totale apprezzamento" per una scelta con la quale "si attribuisce sostanza a questa benemerenza e nel contempo si assegna ad essa un respiro nazionale". Purtroppo non potrà essere presente alla cerimonia: peccato, perché "il prof. Alberoni saprà offrire ai presenti interessanti spunti di riflessione". In realtà, come da lui stesso dichiarato, Alberoni approfitterà dell’occasione per promuovere il suo nuovo libro.