Nuovi nazisti e ambiguità sudtirolesi
In Austria e in Germania c’è molta preoccupata attenzione verso i rigurgiti di razzismo; in Sudtirolo invece...
L’8 maggio 2005 il Südtiroler Kameradschaftsring, circolo dei camerati del Sudtirolo, aveva organizzato contromanifestazioni alle celebrazioni sul sessantesimo anniversario della liberazione. In diversi cimiteri, fra cui Tirolo e Caldaro, hanno avuto luogo cerimonie funebri e sono stati distribuiti volantini revisionisti, firmati "Komitee Nachdenken über Geschichte in Europa" (Comitato di riflessione sulla storia in Europa. "Il comitato è vicino al NDP (partito neonazista) e alla Kameradschaft Süd, che negli anni scorsi ha pianificato diversi attentati a Monaco di Baviera" - ha scritto Christoph Franceschini in un articolo sulla Tageszeitung del 13 maggio scorso.
Le nuove indagini della magistratura sono iniziate allora. Ma è da più tempo che venivano segnalati episodi di provocazioni e violenze da parte di aderenti a organizzazioni, attivi anche nelle scuole, ma soprattutto nelle discoteche e in occasione di incontri giovanili. Un fenomeno ricondotto a manifestazioni di disagio isolate, a imitazioni di culture al margine presenti nell’area germanica e austriaca, ma che aveva avuto anche momenti eclatanti come quello di un portiere di discoteca aggredito e picchiato con gravi conseguenze, e l’assassinio di un componente di una banda ad opera di una banda rivale.
Poco prima di Natale alcuni appartenenti a queste organizzazioni sono stati arrestati con accuse piuttosto pesanti. Le indagini hanno svelato una realtà non così insignificante come dapprincipio molti pensavano, di giovani esaltati e prepotenti, ma anche di un’insegnante di storia che festeggia il compleanno di Hitler e di un politico che incoraggia azioni provocatorie e aggressioni contro ebrei.
"Neue Nazis" (nuovi nazisti), è uno degli argomenti principali del numero di dicembre 2005 e gennaio 2006 di Planet, giornale per l’ecologia politica, edito in Austria. Nell’articolo di Michael Gruber si dà conto di preoccupanti novità nei giri dell’estrema destra neonazista: "Dopo anni di relativa calma, marciano di nuovo: naziskins, gioventù nazionalista e liberi camerati", scrive Planet, che riferisce della rinascita di una fitta rete che connette i vari gruppi, finora isolati, spesso tramite Internet, e della diversificazione dell’area movimentista di estrema destra che, accanto alle ideologie etniche e razziste tradizionali, dimostra di aver fatto proprie anche tematiche della globalizzazione in funzione anticapitalista e antiliberale. Una capacità di modernizzazione sia nella forma che nei contenuti mostrata dall’estrema destra già negli anni Novanta, con il processo di egemonizzazione della tematica dell’Europa delle regioni, interpretata in senso etnico-separatista e antiuniversalista, e con l’introduzione della nuova forma di razzismo differenzialista, che usa termini della tutela etnica e del micronazionalismo.
In Austria, come anche in Germania, l’attenzione e la sensibilità generale fa sì che sui fenomeni di nuovo razzismo ed estremismo vi sia una reazione rapida ed efficace almeno quel tanto che permette di tenere sotto controllo la situazione, di rendere il dibattito pubblico e di coinvolgere gli enti educativi e l’opinione pubblica e non solo le forze dell’ordine in un’opera che raggiunge i suoi scopi solo se svolta a livello formativo e non solo repressivo, visto che ne sono protagonisti giovani e giovanissimi.
In Sudtirolo, invece, l’attenzione e la sensibilità democratica verso questi temi manca. Qui non c’è stato, dopo la fine della guerra, né riflessione né tanto meno epurazione sulle responsabilità del passato. Le accuse di fascismo e nazismo vengono lanciate dagli uni contro gli altri, annullandosi a vicenda; la battaglia per i diritti della minoranza hanno reso indesiderato ogni ripensamento rispetto ad una storia che comunque i partiti dominanti non hanno mai voluto diventasse oggetto di una ricerca seria, preferendo che essa continui ad essere oggetto di strumentalizzazione.
Famiglie e politica hanno dato cattiva prova, ignorando e sottovalutando i comportamenti e gli episodi anche meno naif. E lo si è visto anche in quest’ultima occasione. Di fronte agli arresti, infatti, è scattata immediatamente la sindrome del "sono i nostri bravi ragazzi".
"E’ una crudeltà fargli passare il Natale lontano dalle famiglie" - si è detto. "Li hanno messi in cella insieme agli extracomunitari, per punirli" - hanno detto altri, dimenticando che gli abitanti delle nostre carceri sono per i due terzi stranieri, che volentieri se ne uscirebbero per far posto ai naziskin di "razza ariana".
Il parlamentare europeo dei Verdi Kusstatscher si è precipitato trovarli, per vedere se fossero stati torturati (!) e ha poi comunicato al mondo che "Berlusconi è molto peggio, sono ragazzi normali". Del suo partito, ex-partito dei diritti civili, già coinvolto nel 2003 in un atteggiamento ambiguo verso un tentativo dei Freiheitlichen di fare dell’antisemitismo un tema elettorale, solo il consigliere provinciale Hans Heiss si è distanziato, ma senza troppe critiche al collega. Meglio ha fatto Eva Klotz, che ha messo duramente sotto accusa il compagno di partito Andreas Pöder, scoperto da un’intercettazione telefonica a complimentarsi con uno dei neonazisti per un’aggressione a un esponente della comunità ebraica. I Freiheitlichen, segnatamente la consigliera Mayr, si sono espressi a difesa degli arrestati. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Durnwalder è stato più severo, ma come dimenticare che più di una volta l’abbiamo sentito dichiarare che i sudtirolesi hanno sofferto più degli ebrei? Non è questa da parte di un politico una leggerezza colpevole?
Colpisce che nessuno abbia speso una parola a favore delle vittime, di chi viene offeso o maltrattato perché è diverso, minoritario. Ricordate il silenzio pubblico della comunità ebraica nel 2003 di fronte all’attacco dei Freiheitlichen supportato anche da due consigliere dei Verdi e dei DS (che si scusarono solo dopo che i rispettivi partiti erano pesantemente intervenuti, per i Verdi solo Marco Boato, da Trento)? In privato non c’era certo silenzio, ma timore e desolazione. L’antisemitismo è sottile e forte in Sudtirolo e cova in ambiti insospettati.
La cultura della separazione dà i suoi frutti più amari. Il rifiuto di impostare la politica, dopo la chiusura del Pacchetto, verso l’impegno a sviluppare le condizioni per la convivenza e la collaborazione fra gruppi, ha lasciato crescere la mentalità della differenza assoluta, per cui ogni gruppo sta chiuso nella propria riserva, esercita o invoca la democrazia solo all’interno dei confini del gruppo: la democrazia sudtirolese è finta, incapace di farsi carico della complessità, di svolgere il ruolo di compositrice delle aspirazioni e dei diritti di tutti.
Le istituzioni, indebolite e sostituite da partiti chiusi in cui vince l’interesse privato, non riescono ad avere l’autorevolezza che permette di indicare i diritti e i doveri di tutti e crea lo spazio di garanzia della cittadinanza. E’ in questo ambito che nasce la tentazione di reagire alla noia e al senso di accerchiamento rivolgendosi a ideologie che superano i confini, quelli dell’umanità.