La vicenda dei buoni pasto
E inoltre: prezzi in pizzeria, bolletta elettrica, biglietti ferroviari, OGM.
Molti lettori ci chiedono quale sia la nostra posizione in merito alla questione dei buoni pasto.
La Federconsumatori, al fine di stroncare la vera e propria speculazione sui buoni pasto, come le elevatissime commissioni che superano il 10%, i ritardi dei pagamenti, le aste al ribasso con l’intento sparagnino delle pubbliche amministrazioni, che finiscono sempre per gravare sui consumatori, doppiamente penalizzati anche dalla serrata dei commercianti, ha proposto al Governo di inserire il corrispettivo netto in busta paga di questi ticket restaurant, pari in media a 5 euro, che consentivano quattro anni fa di consumare un pasto abbondante al bar o in pizzeria, ma che, a quattro anni dall’introduzione dell’euro, hanno subito una svalutazione dell’11% annuo, ossia, complessivamente, del 44%.
Se con 10.000 vecchie lire si poteva consumare quattro anni fa un pasto abbondante in un bar (un panino o un tramezzino o un primo piatto, un secondo, con bevanda e caffè ), oppure in una pizzeria (margherita, bevanda, caffè, con due-tremila lire di resto ), oggi con 5 euro non si acquista neppure la pizza al taglio o al massimo un panino, bevanda e caffè, con una svalutazione galoppante commisurata agli allegri rincari subiti dai consumatori.
Poiché l’intervento del Governo è stato invocato anche dai commercianti e dagli altri soggetti che distribuiscono i buoni pasto, il ministro del Lavoro potrebbe intervenire presentando una proposta di legge di due righe così concepita: "Il corrispettivo economico netto dei ticket restaurant e dei buoni pasto, viene inserito in busta paga, senza l’aggiunta di ulteriori oneri od aggravi fiscali". In questo modo ne guadagnerebbero anche i consumi!
Prezzi in pizzeria dal 2001 ad oggi. La seguente tabella è stata elaborata dall’associazione dei consumatori:
A tale proposito riteniamo lodevole l’iniziativa del Comitato Italiano Pizzerie che, raccogliendo l’appello del presidente di Confcommercio, Billè, ha proposto per pizza, birra e caffè 7,50 euro.
Il costo dell’elettricità. N. C. di Folgaria ci chiede quale atteggiamento intendono assumere le associazioni dei consumatori di fronte alla possibilità che il mercato elettrico sfugga alle regole della concorrenza.
A tale proposito abbiamo rilevato che le particolarità strutturali e regolamentari del mercato elettrico italiano sono tra le condizioni che favoriscono i comportamenti anti-concorrenziali dei maggiori produttori di elettricità che consentono di ottenere alti prezzi dell’elettricità contrattata nella Borsa elettrica. Adusbef e Federconsumatori stanno continuando la loro battaglia contro gli alti prezzi dell’elettricità fruendo di tutte le possibilità d’azione che offre la legislazione vigente, anche intervenendo in maniera preventiva, come hanno fatto in questi giorni presentando all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ed al Commissario Europeo alla Concorrenza una formale richiesta di apertura d’istruttoria per l’accertamento dell’esistenza di intese restrittive della concorrenza nel mercato elettrico.
Oggetto della denuncia delle due associazioni sono i nuovi assetti societari di Edison ed Edipower derivanti dalle intese tra il colosso statale francese dell’elettricità EDF e l’AEM di Milano insieme ad altri partner, intese stipulate contemporaneamente all’accordo di cooperazione tra la stessa EDF e l’ Enel.
Gli aumenti dei biglietti ferroviari. Z. R. di Arco e molti altri lettori ci chiedono se risponde al vero la notizia apparsa sugli organi di stampa nazionale e locale secondo cui sarebbero imminenti gli aumenti del biglietti ferroviari.
Effettivamente Trenitalia ha avanzato la richiesta di aumento dei biglietti ferroviari. Sia Adusbef, sia Federconsumatori hanno già affermato di opporsi ad ogni richiesta di aumento dei biglietti ferroviari, in quanto le famiglie italiane sono già colpite da una serie di aumenti a partire dal costo del petrolio. Inoltre, all’orizzonte ci sono altri rincari che riguardano acqua e tariffe assicurative. Confidiamo che il Governo respinga la richiesta di Trenitalia; in caso contrario siamo disposti a rivolgerci al Tar del Lazio per bloccare la richiesta di aumento, anche in considerazione del fatto che i biglietti ferroviari sono già aumentati sulle tratte regionali di almeno il 30%.
Ogm e sicurezza alimentare. M. R. di Torbole vuole sapere fino a che punto possono considerarsi sicuri gli OGM alla luce di quanto si è venuto a sapere a proposito del mais Mon 863.
La vicenda del mais ogm Mon 863 non fa che mettere in evidenza dei problemi molto gravi, riguardanti, anzitutto, la modalità con cui i cittadini sono venuti a conoscenza dei risultati della sperimentazione del mais modificato sui ratti e relative conseguenze sul loro stato di salute nel lungo periodo. Basarsi su indiscrezioni di fonti sconosciute ci pare già di per sé uno scandalo. Inoltre, l’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare sembra che ne fosse già al corrente e che, oltretutto, ne avesse dato il placet per l’importazione in Europa.
La gravità di tale situazione, peraltro assai confusa, porta a ribadire la posizione della Federconsumatori in proposito:
- l’Europa deve dire di no all’importazione di tale tipo di ogm, fintanto che non siano esclusi i rischi per la salute umana e animale;
- il Ministro della Salute deve adoperarsi per salvaguardare la sicurezza dei cittadini e quindi dare chiaro segno di dissenso all’intenzione di introdurre ogm nel nostro Paese;
- il comportamento dell’Efsa è da censurare, in quanto, qualora non avesse effettuato le opportune verifiche, avrebbe concesso l’autorizzazione all’importazione del mais Mon 863 in Europa;
- il Governo italiano deve convincersi della necessità di costituire l’Agenzia Nazionale per la sicurezza alimentare, in modo tale che non sia solo semplice coordinamento, ma abbia competenze ed effettiva operatività sul campo;
- è necessario anche indirizzare risorse economiche affinché si ampli la ricerca e si faccia chiarezza sugli eventuali rischi per la salute derivanti dalla produzione e consumo di ogm.
In conclusione, garantire la sicurezza alimentare dei consumatori europei deve essere l’interesse di tutti: non si deve soccombere agli interessi delle multinazionali titolari dei brevetti dei semi tecnologicamente modificati.