I rincari del nuovo anno
E inoltre: legge sul risparmio, dati Istat, tariffe Telecom e divieto di fumo
I rincari del 2005. Le due tabelle che pubblichiamo qui a fianco mostrano quanto verrà prelevato dalle tasche dei consumatori a causa degli aumenti dei prezzi e delle tariffe che graveranno sulle famiglie italiane nel 2005. Inoltre la convergenza degli aumenti di gasolio ed autostrade provocherà una ricaduta sui prezzi dei beni di largo consumo e, quindi, sul tasso di inflazione dello 0,1%, pari ad un ulteriore esborso di 27 euro l’anno.
LUCE | + 15 euro |
GAS | + 20 euro |
ACQUA | + 11 euro |
ICI | + 54 euro |
TARSU | + 12 euro |
AUTOSTRADE | + 11 euro |
TELEFONO (se passa la richiesta Telecom) | + 37 euro |
GASOLIO | + 28 euro |
BANCHE (esclusi bolli conti correnti) | + 25 euro |
BOLLI (compresi conti correnti) | + 32 euro |
EFFETTO CARD – TRASPORTO SUI PREZZI | + 27 euro |
TOTALE | 272 euro |
Entrambe le tabelle sono state elaborate da IntesaConsumatori; in base a tali calcoli ogni famiglia del nostro Paese nel 2005 pagherà 272 euro in più per le scelte del governo sui prezzi regolamentati; se a ciò si aggiungono gli aumenti "naturali", si arriva ad un aumento di oltre mille euro!
CASA (Condono, mutui, 2° casa, rendite catastali, Tarsu…) | 3.371,1 |
IMPOSTE BOLLO – CATASTALI, IPOTECARIE (Bollo su atti amministrativi, notarili, carta da bollo, imposte ipotecarie catastali) | 1.239,0 |
AUTOMOBILI (Tariffe motorizzazione, omologazione veicoli, revisioni, collaudi, rilascio e rinnovo patente) | 214,0 |
ASSICURAZIONI, FONDAZIONI E BANCHE (Aumento base imponibile e anticipazioni di versamenti) | 69,5 |
GIUSTIZIA (Aumento dei contributi unificati per spese di processo) | 59,4 |
ACCISE TABACCHI (Variazione delle aliquote d’imposta sulle sigarette) | 500,0 |
GIOCHI (Lotto, enalotto, videogiochi, scommesse a totalizzatore e a libro) | 563,0 |
STUDI SETTORE E CONCORDATO PREVENTIVO (Revisione degli studi di settore e del concordato preventivo) | 3.314,0 |
COOPERATIVE | 466,0 |
ANTICIPAZIONI DI VERSAMENTI D’IMPOSTE | 1.121,0 |
TOTALE MAGGIORI NUOVE ENTRATE | 10.917,0 |
A nostro parere, negli ultimi tre anni gli omessi controlli sui prezzi hanno già determinato un trasferimento forzoso di 52 miliardi di euro dalle tasche dei consumatori a quelle di coloro che determinano prezzi e tariffe. Tale continua erosione non sembra arrestarsi neppure nel 2005, quando ci saranno rincari pari a 1.176 euro a famiglia con i consumi annui che passeranno da 27.139 euro del 2004 a 28.315 euro del prossimo anno.
Stando così le cose, avanziamo concrete richieste e proposte che vanno nella direzione di sostegno alle famiglie che si devono sempre più indebitare per sopravvivere e che possono così sintetizzarsi: una vera lotta all’evasione ed elusione fiscale (fatturato di 200 miliardi di euro all’anno); abolizione dei condoni; eliminazione dei cartelli bancari e assicurativi e dei monopoli petroliferi, elettrici e del gas; promozione di ricerca, innovazione e modernizzazione del Paese; approvazione della legge sulla "class-action" e della riforma del risparmio; abolizione dei privilegi alla Banca d’Italia e alle oligarchie finanziarie con l’aumento dei poteri dell’Antitrust; liberalizzazione delle professioni .
Giustizia e Risparmio tradito. S. M. di Pergine vuole sapere se la legge di riforma del risparmio verrà approvata prima di quella che prevede la riduzione dei termini per la prescrizione dei reati di usura, associazione mafiosa, corruzione, ecc.
Il 16 dicembre 2004 il Governo ha fatto approvare la cosiddetta legge "Salva Previti", ovvero la norma che riduce i termini per la prescrizione di reati gravissimi quali usura, incendio doloso, furto aggravato, associazione mafiosa, corruzione. La nuova formulazione prevede che i termini per la prescrizione di tali reati scendano da 15 a 8 anni. Visti i tempi medi di durata dei processi in Italia, ciò significa che tali reati verranno spesso prescritti e quindi non saranno perseguibili
L’iniziativa si giustifica solo ed unicamente con la rinnovata intenzione di introdurre norme "ad personam" per trarre d’impaccio individui potenti già ripetutamente condannati per reati gravissimi.
Con la norma approvata il Governo ha messo a rischio i processi Parmalat, Cirio, Bipop Carire e tutti gli altri processi per reati di usura che hanno procurato danni enormi agli investitori ed alla credibilità stessa del sistema paese. Infatti, invece della legge di riforma sul risparmio (a suo tempo promessa in tempi brevi dal Governo per tutelare milioni di risparmiatori coinvolti, loro malgrado, negli scandali finanziari e che invece viene snaturata senza essere approvata) e della "Class Action" (approvata dalla Camera dei Deputati, ma che langue al Senato), entrambe a tutela degli interessi collettivi, il Governo ha scelto di far approvare una urgente controriforma per offrire l’ennesimo salvacondotto a pochi intimi sodali.
Il guasto che si arreca in tal modo all’ordinamento giudiziario è enorme: si prescriveranno più facilmente i reati e basterà che un avvocato chieda due o tre rinvii in un processo perché quel reato si prescriva. Si determina così una specie di amnistia generalizzata senza però le cautele e le distinzioni che un autentico provvedimento di amnistia fa. Quindi processi più lunghi, certezza della pena che va a farsi benedire e amnistia strisciante senza distinzione tra reato e reato. Insomma, la stragrande maggioranza dei reati commessi nei confronti dei consumatori (come ad esempio la truffa), resterà impunita e numerosi processi in corso contro imputati accusati di aver truffato decine di migliaia di persone attraverso la vendita di obbligazioni (ad esempio i bond Cirio) o di altri beni (come il famoso tubo Tucker) non arriveranno ad accertare le responsabilità degli imputati. I consumatori truffati dovrebbero così subire, oltre al danno, anche la beffa della sicura impunità dei truffatori.
Dopo il decreto "Salva Compagnie", che ha ridotto la possibilità di ricorso al Giudice di Pace, favorendo le Assicurazioni, le Banche, le Società elettriche, i Gestori telefonici, ecc.., dopo la legge sul falso in bilancio, che rende più difficile perseguire i falsificatori, dopo la mancata approvazione della legge sulla Tutela del Risparmio, quest’ultima decisione appare coerente con una strategia finalizzata ad impedire l’accesso alla giustizia per i consumatori.
I numeri dell’Istat. P. E. di Trento ci chiede quale attendibilità è da attribuire ai dati forniti dall’ Istat sull’inflazione e sui consumi nel nostro Paese.
In effetti sembra che l’Istituto Centrale di Statistica continui a dare i numeri, mistificando i disagi delle famiglie che non arrivano più a far quadrare i bilanci. Secondo i dati delle città campione, infatti, l’inflazione sarebbe attestata a dicembre al 2%, con un aumento dello 0,2% su base mensile rispetto a novembre, ma potrebbe anche restare inchiodata all’1,9%, con aumenti nulli; e sempre per l’Istat, i dati sulle retribuzioni sarebbero cresciuti del 2,9%!
Infatti le retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalenti sarebbero cresciute, nel terzo trimestre, del 3,5% nell’industria e del 2,3% nei servizi. Anche al netto degli effetti stagionali, la variazione, rispetto al trimestre precedente, sarebbe stata più elevata nell’industria (+ 0,7%) che nei servizi (+ 0,6%) - precisa l’Istat - sottolineando che all’interno del settore industriale le retribuzioni dei comparti relativi alle attività manifatturiere ed alle estrazioni di minerali hanno segnato un incremento tendenziale del 4,2%.
Peccato che i lavoratori non si siano accorti di tanta ricchezza delle loro retribuzioni, occupati come sono nel far quadrare i loro difficili bilanci e costretti a ridurre le quote dei consumi alimentari, che, secondo lo stesso Istat, sono diminuite del 2,4%.
Le vendite al dettaglio – dice ancora l’Istat – sono scese in ottobre dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 2,7% rispetto ad ottobre 2003. Si precisa poi che la variazione tendenziale registrata è la peggiore dal maggio 2004, quando i consumi calarono del 3,2%. Secondo le rilevazioni dell’Istituto, in ottobre le vendite al dettaglio di alimentari sono calate del 2,4%, mentre quelle di non alimentari hanno registrato una flessione del 2,9%. Complessivamente, nei primi dieci mesi dell’anno, le vendite al dettaglio sono scese dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Le notizie diffuse dall’Istat nell’arco di 2 ore, oltre a contraddirsi a vicenda, confermano la vocazione dell’Istituto a diffondere dati su inflazione, retribuzioni, consumi, che non rispecchiano la realtà di un Paese in declino e di un’economia stagnante.
Le tariffe Telecom. P. F. di Riva vuole sapere se risponde al vero la notizia, apparsa sulla stampa, secondo la quale dal prossimo anno ci saranno aumenti nelle bollette Telecom.
Grazie all’intervento di Intesaconsumatori le tariffe Telecom, almeno per il momento, non subiranno modifiche. Le associazioni dei consumatori avevano infatti avviato una serie di iniziative (anche sul piano legale) per contestare tali aumenti, in quanto forieri di danni economici alle famiglie italiane e l’Autorità per le comunicazioni, chiamata in causa, ha deciso di bocciare la richiesta di Telecom Italia.
Intesaconsumatori ha evidenziato come il nuovo meccanismo tariffario avrebbe penalizzato le chiamate brevi, le quali non avrebbero ammortizzato l’aumento dello scatto alla risposta; pertanto i risparmi preannunciati da Telecom con il nuovo piano tariffario sarebbero stati inesistenti soprattutto se misurati alla luce delle diverse abitudini di consumo degli utenti, emerse fino dal 2003.
Il divieto di fumo. S. A. di Trento si dichiara molto scettico sul rispetto del divieto di fumo nei locali pubblici.
Noi pensiamo che le perplessità di alcuni ristoratori in merito alle nuove norme sul divieto di fumo siano condivisibili. Non tutti i ristoranti hanno infatti la possibilità economica di creare delle sale per fumatori, rispettando le regole imposte dalla legge. Ciò determina un indubbio vantaggio per i ristoratori ricchi e i locali più grandi, a danno di quelli minori, una sorta di concorrenza sleale basata sul fumo. Ci sembra inoltre assurdo che in locali pubblici, come i ristoranti, possano esserci stanze dove i fumatori possano fare del male a se stessi e ai dipendenti dell’esercizio, costretti a respirare il fumo passivo dei clienti.
Per questo il Codacons, contrario a qualsiasi proroga dei termini sul divieto, chiede di imporre, al pari dei cinema, il divieto assoluto di fumo nei ristoranti d’Italia, così da tutelare i non fumatori e difendere i ristoratori con minori possibilità economiche, livellando le disparità che dal 10 gennaio potrebbero determinarsi.