Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Il discorso del card. Tettamanzi

Il discorso che il cardinale Dionigi Tettamanzi ha rivolto alla città di Milano nella vigilia di S. Ambrogio mi ha molto colpito, non solo per lo spirito religioso che lo pervade, ma anche per le parole forti e persuasive con cui ha descritto i mali della società italiana.

Il suo appello alla solidarietà va ben oltre Milano, almeno a me così sembra: è un invito accorato rivolto a tutti, all’Italia, all’Europa e al mondo, così alto e coinvolgente è lo spirito profetico che incita a tracciare una rotta per il presente e il futuro, se l’uomo vuole salvarsi dal nichilismo moderno. Le sue parole dovrebbero essere meditate profondamente da credenti e non credenti, come lui stesso dice. La sua analisi del mondo è incisiva, e si sente che il suo animo di pastore e di cittadino è angosciato per questa terra "popolata di ombre, senza vita, abitata da uomini e donne che hanno un apparenza esterna ma non si riconoscono più vicendevolmente, che non si vedono, non si incontrano, non sì amano".

Angosciato, ma non senza speranza. Come potrebbe essere senza speranza, lui che crede in un Dio padre ed è pastore d’anime? Ma il cardinale sa anche che l’onnipotente ha dato agli uomini il libero arbitrio e per quanto riguarda le cose terrene devono salvarsi da soli. C’è la grazia, è vero, che però è un dono che gli uomini devono meritarsi, e per quanto riguarda la Provvidenza i suoi disegni restano misteriosi, e forse i credenti dovrebbero rivederne il concetto, dopo Auschwitz e dopo i tanti massacri di innocenti. Nel suo messaggio il cardinale esprime la ferma convinzione che gli uomini, credenti e non credenti, possano raddrizzare le cose terrene con la pratica di una rinnovata e moderna solidarietà. Questa, secondo me, è la chiave del messaggio.

Ma cos’è oggi la solidarietà? "Pensiamo - scrive il Cardinale - al cammino della solidarietà come alla messa in comune del bene e dei beni, materiali e immateriali, fisici e spirituali". E continua: "E’ proprio questa la sfida che tutti ci interpella e ci provoca. Perché questa sfida deve essere solo per chi crede? Perché non anche un’ambizione civile? Perché non un’ utopia politica da trasformare in progetto politico e in realizzazione concreta?". La solidarietà "è la volontà concreta di rendere eguali i cittadini... .uguali nei fatti, e non solo nei principi". E ciò - spiega - in conformità alla nostra Costituzione, che è "fondamentalmente solidaristica" e che - aggiungo io - trova il suo perno nell’articolo 3 che distingue tra democrazia formale e democrazia sostanziale, e impone alla Repubblica di toglier di mezzo "gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglìanza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Uguali dunque devono essere i cittadini non solo nei principi, ma nei fatti.

Voglio essere provocatorio come lo è stato in senso nobile il cardinale, e mi domando: che Tettamanzi sia comunista? O non piuttosto abbia colto nella complessità del pensiero cristiano il nucleo morale e politico degli originari ideali socialisti e comunisti, depurati da ogni successivo errore, e li avverta come una rotta di marcia per realizzare su questa terra , nella misura in cui è possibile, la solidarietà e la fratellanza, che non siano solo elemosina, pietà per i più deboli, simpatia o emozione del cuore per gli umiliati e gli offesi, per i dannati della terra, per gli sfruttati, per coloro che a milioni muoiono di fame? Io, non credente, non pretendo di interpretare il pensiero del cardinale. Faccio delle domande e le propongo ai lettori. Io credo che se l’umanità vuole salvarsi non può ignorare i problemi posti con tanta passione religiosa e civile dal cardinale Tettamanzi. L’aspirazione alla solidarietà e all’eguaglianza di fatto non può restare un orizzonte infinito, un nobile traguardo che non si raggiunge mai. Ne va del futuro del mondo, della salvezza della specie.

In questi tempi di liberismo selvaggio le parole del cardinale di Milano potranno sembrare una vana favola. Ma a nessuno (ancora) è proibito sognare e battersi per la propria fede religiosa o per le proprie laiche convinzioni. Credenti e non credenti dovrebbero accogliere il messaggio di Tettamanzi e incominciare un nuovo inizio.