L’orrida trasparenza di Francesco Moser
Una visione del mondo piuttosto angusta, ma assolutamente coerente.
Il Moser politico e "opinionista" non ci è mai stato simpatico; e tuttavia, leggendo l’intervista a tutto campo fattagli da Pierangelo Giovanetti e comparsa sull’Adige del 24 settembre, dobbiamo riconoscergli il merito di una sfacciata sincerità, di una perversa onestà intellettuale che non si cura (o non si rende conto?) della reazione che le sue parole possono suscitare, per un verso o per l’altro, presso chi le ascolta, indipendentemente dall’ideologia professata.
Moser è essenzialmente un liberista assoluto, un individualista beatamente privo di pudori e di sensi di colpa. Tendenzialmente, dunque, un uomo di destra. Se l’Italia è in crisi, "la colpa è del sindacato. Finché ci sono loro che comandano, l’economia non va avanti (…) Quello che non sopporto è che ci sia la sinistra che governa".
Dunque Berlusconi gli piace? "Certo che mi piace, è uno che ha fatto tante cose".
La ricetta che Moser avanza per migliorare le cose, però, va molto al di là di quanto qualunque esponente della Casa delle Libertà possa permettersi di proporre esplicitamente: "Io darei un taglio a tante spese inutili. A cominciare dai Comuni, le spese per gli anziani, le pensioni. Finché si spende lì, l’economia non potrà andare bene".
Una volta praticati questi doverosi risparmi, il futuro del Paese, e in particolare del Trentino, è nel cemento. Nelle strade ("Se vuoi che venga la gente, bisogna fargli le strade". E a proposito dell’A22: "Cosa aspettano a fare la terza corsia?") e in uno sviluppo degli impianti sciistici che, a suo dire, ha ancora enormi prospettive: "Noi sfruttiamo il 5% delle nostre montagne, che sono tantissime. Ce ne resta il 95%. C’è spazio quindi per fare ancora un bel po’ di impianti".
Riassumendo, dunque, "il benessere cala se non si costruisce, se non c’è sviluppo, se non c’è commercio"
E allora il vescovo non venga a predicare contro l’apertura domenicale dei negozi: "La nostra è una società di consumi. Per andare avanti bisogna produrre e consumare. Se si fermano i consumi si ferma il mondo. Poi bisogna lasciar fare a ciascuno quello che vuole. Se uno vuole tenere aperto anche la notte, tenga aperto".
Moser, lo ribadiamo, è certamente un uomo di destra, (il voto più a sinistra che ha dato - confessa - è stato alla DC), che non si lascia traviare da fumisterie etico-solidaristiche. Ha un fratello missionario, ma quando l’intervistatore gli domanda se gli sia mai venuto in mente di fare una scelta come quella, risponde con l’abituale franchezza: "Assolutamente no. Quando vennero a chiedere a mia mamma se volevo andare un’estate coi frati a dare una mano, sono scappato. Ho detto: piuttosto vado a lavorare nei campi".
Con la stessa individualistica concretezza Moser sbriga anche i propri rapporti con la dimensione religiosa: "Secondo lei, c’è un aldilà?" - gli chiede Giovanetti. E lui: "Io non ho mai visto nessuno tornare in qua". E poi, insomma, "alla fine è un business anche la religione. Tutti dicono che la loro religione è quella giusta. Ma quale sarà quella giusta?"
Al pari della religione, anche la cultura, con le sue evanescenze, lo mette in sospetto: il Mart? "E’ solo un debito che la comunità deve pagare e che non serve a nulla".
Ci sarebbe da pensare, visto che ha un passato da consigliere regionale, che almeno di una attività intellettuale, la politica, abbia un concetto elevato. Macché, Moser è un pentito che conserva ben poca stima delle istituzioni: "M’era venuta l’allergia. Appena ho smesso di fare il politico m’è passata. Chissà come mai. Mi toccava star lì ad ascoltare quattro imbecilli tutto il giorno a dir monate. Mi veniva di tutto".
La sua estraneità alle ideologie (a parte un fondo di istintivo anticomunismo) è totale; la sua, come dicevamo, è una visione liberistica (o forse solo menefreghistica) dove il "particulare" ha la preminenza su tutto. Quando Giovanetti gli chiede che opinione abbia in merito alla recente legge sulla fecondazione assistita, Moser rimane, in questo, assolutamente coerente, e ancor meno problematico di un militante radicale: "Bisogna lasciare a chi non può avere figli la possibilità di averli. Se a uno gli va bene avere un figlio, che magari non è suo figlio, lasciatelo. Contento lui!"
Concludendo, mentre riconfermiamo tutto il nostro rispetto per la cristallina libertà di pensiero di Francesco Moser, restiamo al contempo esterrefatti al pensiero che un uomo così sia stato ripetutamente inserito fra i candidati in importanti occasioni elettorali. E che numerosi cittadini lo abbiano votato.