Software libero, perché piace a tutti. Anche alla PAT?
Dopo i Comuni di Trento e Riva (e di Monaco) anche per la PAT si prospetta l’adozione del software libero. Cosa è, perché non si tratta di uno sfizio per maniaci dell’informatica, come può cambiare i rapporti tra imprese e utenti, e all’interno della Pubblica Amministrazione.
Uno sfizio intellettuale, un hobby per maniaci informatici un po’ idealisti, può essere sembrato il software libero di cui Questotrentino si è occupato a più riprese in passato. Invece l’utopia di liberarsi dei Bill Gates e di avere un’informatica più facilmente gestibile, sembra ora più a portata di mano.
Cosa sia il software libero lo spieghiamo nella scheda Cos’è il software libero? : qui sottolineiamo le attuali novità, la sua introduzione nel sistema informatico del Comune di Monaco, e il suo approdo anche nella Pat, con la presentazione di un disegno di legge sulla "incentivazione della diffusione del software libero nella Provincia Autonoma di Trento" a firma del Consigliere Mauro Bondi (DS).
Al momento della discussione del testo in Commissione, la Giunta provinciale ha reso noto di essere interessata alla questione e di voler presentare una propria proposta, senza peraltro rinviare il problema, mantenendosi cioè nelle scadenze temporali previste nel disegno di legge di Bondi.
Una risposta (stranamente?) aperta e positiva, quindi. Ma perché l’introduzione del software libero nella Pubblica Amministrazione sarebbe importante? Il dibattito si è sviluppato lungo due binari: la convenienza pratica da una parte, e motivazioni filosofiche ed etiche dall’altra. Partiamo proprio da queste ultime, che come vedremo, sono tutt’altro che campate in aria, ma riguardano la vita del cittadino da vicino.
La comunità del software libero ha infatti posto come centrali i temi del libero accesso alla conoscenza e dello sviluppo attraverso la collaborazione (e una competizione più trasparente). Scusate se è poco. Tali temi poi, declinati all’interno della Pubblica Amministrazione, mettono in gioco problematiche fondamentali nel rapporto tra il governo della cosa pubblica e il cittadino: ancora la trasparenza, l’accesso all’informazione, l’uguaglianza dei cittadini. Bondi sintetizza bene la questione quando dice che "il software libero è un componente fondamentale della democrazia digitale". Costruire e vivere la democrazia digitale significa, tra l’altro, affidare alla tecnologia e a chi la costruisce il compito di rendere praticabili le soluzioni che la società ha trovato ai propri problemi.
Il consigliere delinea due scenari paradigmatici di questa trasformazione della tecnologia da aiuto a strumento normativo della vita dei cittadini: la conservazione dei dati medici ed il voto elettronico.
Scenari da fantapolitica? Non proprio, se è vero che, per rimanere in provincia, il progetto ProVotE prevede di sperimentare il voto elettronico già dalle prossime elezioni comunali. Ora, che ruolo ha il software libero in queste questioni? Riportare il controllo delle tecnologie nelle mani di chi ne è committente e di chi ne fruisce. Rendendo disponibile il codice sorgente a tutti, chiunque è libero, per tornare agli scenari prospettati da Bondi, di verificare come sono trattati i propri dati personali, a chi vengono comunicati, come sono memorizzati, come viene conteggiato il proprio voto e quali sono gli strumenti usati per garantirne la segretezza. Sarebbe ingenuo pensare che sia sufficiente utilizzare software libero per avere la risposta "corretta" a queste domande. Certo è che il software libero è lo strumento più efficiente oggi disponibile per formulare una risposta consapevole.
Rimane da approfondire il secondo termine del dibattito: come si adattano questi ragionamenti alla pratica quotidiana?
Le esperienze di migrazione di sistemi informativi pubblici al software libero si sono moltiplicate negli ultimi anni. Il caso certamente più pubblicizzato è quello già citato della città di Monaco, che, nell’ambito del progetto LiMux, iniziato nel 2001, si accinge ora a introdurre software libero sulle sue oltre 14.000 postazioni per i suoi 16.000 utenti. Ma anche in Italia e in regione si stanno accumulando esperienze significative. Sergio Bettotti, responsabile del Servizio Organizzazione e Informatica della Provincia, segnala tre fattori critici: "Bisogna valutare la compatibilità economica, organizzativa e tecnica degli strumenti liberi".
L’aspetto tecnico sembra essere quello che riserva meno sorprese. Tutti gli intervistati ci hanno rivelato che già buona parte delle infrastrutture è basata su sistemi liberi (Linux, Tomcat, Apache, MySQL e Struts gli strumenti più citati). Ancor più interessante il fatto che nuovi servizi vengano creati ex novo e successivamente distribuiti secondo il modello del software libero. Su tutti spicca il caso del Comune di Riva, il cui sistema integrato di amministrazione - che comprende varie procedure, dalla gestione completa delle pratiche documentali, alla gestione del personale, a quella degli uffici commerciali - è stato recentemente rilasciato come software libero. Su questa strada troviamo anche il Comune di Trento, che sta per rilasciare come software libero il programma sviluppato per la firma digitale.
I motivi di questo successo sono riassunti da Claudio Covelli, responsabile del Sistema Informativo del Comune di Trento: "Molto software libero, pur essendo spesso gratuito, si caratterizza per standard qualitativi elevati, anche superiori a quelli del software proprietario. Il metodo di soluzione dei problemi (che avviene spesso via Internet attraverso forum di gruppi di utenti di questi programmi, classico esempio dei risultati possibili con l’impostazione collaborativa, n.d.r.) viene spesso citato come uno dei punti deboli del software libero, invece nella nostra esperienza è spesso superiore per celerità e tempestività a quello dei prodotti proprietari".
Tutti ricordano, inoltre, che la disponibilità del codice sorgente e del diritto a modificarlo permette di investigare e risolvere le ragioni di eventuali malfunzionamenti tempestivamente, senza dover attendere che il venditore si accorga del problema, riesca a risolverlo e distribuisca una versione corretta del programma.
Molto importante anche il fatto che i programmi liberi generano dati in formati anch’essi non proprietari. "In questo modo - spiega Giacomo Cenini, Responsabile del Sistema Informativo del Comune di Riva - i dati non sono soggetti alle restrizioni imposte dal venditore del programma, ma sono di completa ed effettiva proprietà dell’ente pubblico. Si evita così, ad esempio, che vecchi dati diventino irrecuperabili perché il programma che li ha generati non è più venduto o non funziona sull’hardware odierno".
Infine, i vantaggi per i cittadini, che sono meno direttamente visibili ma comunque importanti. Covelli conferma che "il software libero ha permesso di creare in poco tempo nuove applicazioni non realizzabili secondo i metodi tradizionali, per gli alti costi o gli elevati tempi di realizzazione".
E’ più contrastata, invece, la questione economica. Il minor costo per le licenze consente di realizzare consistenti risparmi (una recente analisi de Il Sole-24 Ore stima in 3 milioni di euro le spese della Provincia diTrento direttamente imputabili all’acquisto di licenze). Questi sono controbilanciati però da nuove spese in personale e formazione: è chiaro che se la manutenzione e l’aggiornamento del software libero me li posso fare in casa, guadagno in tempo e in denaro, ma devo investire in personale. Analogamente, l’apertura del software libero è un forte incentivo all’utilizzo, magari adattato, di soluzioni create da altri enti. Tiziano Lattisi, titolare di un’azienda informatica che ha contribuito al sistema libero del Comune di Riva, sottolinea che "la riusabilità del software libero trasforma l’acquisto di un programma da puro costo a vero e proprio investimento".
Tuttavia, l’attuale mancanza di coordinamento tra i vari enti limita la capacità di sfruttare appieno queste nuove possibilità.
Infine, lo sviluppo di un’industria informatica locale centrata attorno alla Pubblica Amministrazione - un effetto spesso auspicato dell’adozione del software libero - è un risultato rimasto, almeno per ora, sulla carta. Conferma Paolo Picchi, Responsabile del sistema informativo della Provincia di Pisa: "Non mi risulta che siano nate nuove imprese per rispondere alle mutate esigenze della Pubblica Amministrazione. In compenso, quelle già esistenti sono molto attente al fenomeno e pronte a cogliere le nuove occasioni, creando dove necessario nuovi soggetti, consorzi ad esempio, in grado di competere a tutto campo".
Anche per quanto riguarda la questione organizzativa si possono ravvisare luci ed ombre. Il problema principale consiste nel fatto che il cambiamento in favore del software libero può incontrare forti resistenze psicologiche da parte del personale. Picchi: "La tipica reazione è: ‘Conosco questo programma: perché dovrei impararne uno diverso?’".
Tra i vantaggi, si ravvisa una maggiore indipendenza dai fornitori: diventa possibile cambiare l’azienda incaricata di fornire supporto o consulenza su un prodotto senza essere costretti a cambiare il prodotto stesso, come avviene di norma nel caso del software proprietario. Inoltre, i maggiori investimenti nella formazione del personale interno ne migliorano le capacità professionali e le motivazioni. Conferma Cenini: "In controtendenza, abbiamo assunto personale. Usando software libero, diventa conveniente creare competenze interne che possono essere usate per sviluppare nuovi programmi o modificare quelli esistenti secondo le nostre esigenze". Infine, sottolinea Picchi "il software libero è lo strumento ideale per far collaborare enti pubblici diversi e offrire così servizi che richiedono notevoli capacità organizzative e tecniche". Paradigmatica in questo senso, a livello locale, la collaborazione tra il Comune di Trento e quello di Riva.
Cosa si aspettano inostri interlocutori da una legge su software libero e pubblica amministrazione? "Non penso che si debba passare all’improvviso, magari obbligatoriamente, dai sistemi esistenti a quelli liberi. - riassume Lattisi - Il processo potrebbe utilmente essere avviato e poi procedere con la dovuta gradualità.".
L’iniziativa passa ora alla Giunta.
I nostri interlocutori
- Mauro Bondi, consigliere provinciale DS.
- Sergio Bettotti, responsabile del Servizio Organizzazione e Informatica della Provincia, indicato come referente per la proposta della Giunta in materia di software libero.
- Claudio Covelli, responsabile del Sistema Informativo del Comune di Trento.
- Giacomo Cenini, responsabile del Sistema Informativo del Comune di Riva.
- Tiziano Lattisi, titolare di un’azienda infor-matica che utilizza e propone soluzioni libere.
- Paolo Picchi, responsabile del sistema informativo della Provincia di Pisa.
- Alessandro Rossi, ricercatore presso il ROCK Group (Research on Organizations, Coordination and Knowledge) della Facoltà di Economia, Università di Trento.
- Andrea Rossato, ricercatore della Facoltà di Giurisprudenza, Università di Trento.