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Dellai-Durnwalder: credono di essere furbi

La bega su sede (e soldi) dell'Eurotunnel e la scarsa lungimiranza dei presidenti delle due province.

Sull’Eurotunnel si è sfarinata l’intesa, tutta politicante, tra Dellai e Durnwalder. Quest’ultimo, (intermediario Malossini, dicono i maligni) si è direttamente accordato con Roma, ossia con Forza Italia, in pratica con il ministro Franco Frattini, per porre a Bolzano la sede legale della società che progetta (e presumibilmente realizza) il tunnel del Brennero. Conseguenza pratica: il 90% delle relative imposte andrà a Bolzano, e le imprese sudtirolesi partiranno avvantaggiate. Conseguenza strategica: Bolzano tratta direttamente con Roma i problemi della linea del Brennero, lasciando Trento a guardare.

Lorenzo Dellai.

Logicamente il Trentino e Dellai non hanno gradito. Non tanto per la prima conseguenza di cui sopra, difficilmente contestabile (anche se in effetti i soldi in gioco sono tanti, e c’era chi sperava di gestirne una quota); quanto per la seconda. L’asse del Brennero è la cosa più importante del Trentino; essere tagliati fuori dalla sua progettazione, significa essere tagliati fuori dal proprio futuro. Le ragioni di Dellai ("la linea del Brennero è una cosa unitaria, da Verona a Kufstein, se non a Monaco") erano quindi ottime, ma si sono scontrate con il niet di Durnwalder ("il Brennero è cosa nostra, che volete?").

La Pat aveva a suo tempo posto sul piatto la proposta complessiva. Formare un’unica authority per governare la linea Verona-Monaco: autostrada, ferrovia, elettrodotto, metanodotto, fibre ottiche. Molti sono problemi interconnessi (il rapporto strada-ferrovia, le linee ottiche che corrono lungo l’autostrada); altri necessitano di urgenti armonizzazioni sovranazionali (come le tariffe autostradali, che in Germania non si pagano, con ovvie conseguenze sul traffico dei Tir; o la gestione degli ecopunti dell’Austria). Forse l’authority Verona-Monaco non era facilmente realizzabile; ma quella Borghetto-Kufstein sì. I tre presidenti del Trentino, Sudtirolo e Tirolo Dellai, Durnwalder, Weingartner (I Tre Tromboni li avevamo chiamati, per la desolante banalità delle loro comuni dichiarazioni d’intenti, vedi QT n° 3 del 2001) sembravano avere una consonanza politica. In realtà i tre tromboni, come avevamo troppo facilmente profetizzato, non erano sorretti da visioni strategiche, ma dal vacuo desiderio di esibirsi in passerella.

Il problema più evidente si pone per Dellai. Che a nostro avviso ha la responsabilità di aver lasciato cadere il desiderio di Innsbruck di avere una forte partnership a Trento, per sviluppare una politica comune (su questo ci ripromettiamo di tornare). Ma d’altra parte ha anche la responsabilità di non aver posto con Bolzano l’esigenza di risolvere assieme il comune problema del traffico trans-alpino. Anzi, per avere le mani libere sulla PiRuBi (nota pagliacciata) ha teorizzato che non è un problema che riguardi Bolzano. E ora Durnwalder ha buon gioco nel rispondergli che similmente la gestione del Brennero (che è la questione vera) non è un problema che riguardi Trento. Chi semina vento raccoglie tempesta.

Ma francamente non ci sembra lungimirante nemmeno la politica del pur osannato Durnwalder. Il quale con la gestione bolzanina del traforo, incassa per il Sudtirolo laute prebende. Frutto però di un rapporto diretto, ma subalterno, con Roma.

La controprova la si è avuta subito. E brutale. Come si sa è in scadenza la concessione dell’Autostrada del Brennero alla società (principale azionista la Regione Trentino Alto Adige, presidente Willeit, Svp) che la ha costruita e gestita per trenta anni. Per il benestare al rinnovo della concessione, l’Anas (attenzione, l’Anas!) ha posto alcune condizioni: in particolare che si aumenti il traffico, e che si realizzi un casello a Laives.

"Veramente, noi puntavamo a spostare il traffico su rotaia..." ha balbettato Willeit. Infatti Bolzano, negando il casello di Laives, intendeva convogliare su treno il traffico pendolare verso il capoluogo. E più in generale, la politica dell’A22 in questi anni è stata orientata per il trasferimento su ferro, accantonando miliardi – grazie ad una legge dei deputati regionali dell’Ulivo – per finanziare la nuova tratta ferroviaria.

Ora basta, dietrofront. L’Anas dice di no: più auto, più Tir.

Ma, di grazia, chi è l’Anas? Come si permette di dettare la politica ad una regione, per di più autonoma a statuto speciale?

L’Anas è in realtà un braccio operativo del Ministero dei Lavori Pubblici. E quindi non fa niente che il governo non voglia.

E in effetti a volere il casello di Laives è il ministro Frattini: lo stesso dell’euro-tunnel, che a Bolzano ha una base elettorale (precaria e insufficiente, infatti lì è stato trombato), che pensa di irrobustire cavalcando pulsioni particolaristiche come quelle dei pendolari che vogliono arrivare in città in macchina.

Luis Durnwalder.

Ecco quindi i risultati delle astuzie di Durnwalder: la politica dei trasporti non la detta né Trento, né Bolzano, né l’Euregio; ma Roma. In base alle meschine convenienze di un ministro in cerca di rivincite.

Secondo noi è una disfatta strategica: quello che si vende (a ottimo prezzo, invero) è la potestà sul proprio territorio. E il risultato è drammaticamente logico: la polverizzazione degli interessi locali – Trento da una parte, Bolzano dall’altra, di Innsbruck si sono perse le tracce – porta prima all’assenza di una politica del territorio e poi alla perdita del governo dello stesso. Le dinamiche in atto, i momenti di decisione superiori – Roma, Bruxelles, i meccanismi della globalizzazione – sono troppo stringenti per pensare di opporvisi attraverso le astuzie di piccoli governi locali in dissidio tra loro.

Il fatto più grave è che a Bolzano di questa deriva non ce se ne è nemmeno accorti. Si brinda ai miliardi, e quindi al prosieguo dell’attuale economia assistita. Assistita e quindi sempre più dipendente: si festeggia l’ulteriore scorta di droga che permetterà di tirare avanti ancora per un po’.

Begli esiti dell’Autonomia.