Maria Salvati e un luogo all’insegna dell’arte
La nuova Casa per l'Arte di Volano, iniziativa per legare arte e territorio. Prima iniziativa la mostra di Maria Salvati, che dalle chine acquarellate esposte nella Casa, si dilata nel territorio con gigantografie lungo la statale.
Troppe regole fanno male", la mostra di Maria Salvati (Vipacco, Jugoslavia, 1939) colpisce due volte. Con una salace e coincisa messa a nudo dell’uomo e della sua ombra da una parte, e dall’altra con una rete di situazioni e luoghi espositivi inediti e promettenti dall’altra; una rete che con la mostra dell’artista naturalizzata trentina ha deciso d’inaugurare il suo percorso.
Gli instancabili Stefano Giovanazzi e Francesca Cristellotti dell’associazione Numero Civico di Rovereto sono riusciti infatti a dar vita, con la collaborazione del comune di Volano, a un luogo espositivo che non ha nulla a che vedere con i chirurgici, freddi musei nei quali l’arte viene ibernata: Casa Legàt per l’Arte, situata a pochi passi dalla cinquecentesca chiesa di S. Rocco, è una tipica casa trentina con travi a vista, intima e calorosa come gli affetti famigliari. Una dimensione che predispone psicologicamente lo spettatore all’arte, una forma espositiva assai diffusa soprattutto nel nord dell’Europa e che nasce dalla stretta collaborazione tra promotori d’eventi artistici e la comunità locale, celere nel superare le diffidenze toccando con mano gli effetti positivi sul territorio dal punto di vista sociale, economico e culturale. Un nuovo luogo deputato all’arte quindi, che ospiterà eventi ed artisti sia locali che internazionali.
Ma non è tutto qui. Attorno a questa mostra si è organizzato un vero e proprio network espositivo regionale che vedrà la mostra di Maria Salvati ospitata nei comuni di Ala, Brentonico e Borgo Valsugana nel corso del 2004. Tra questi incontri di piccole comunità, di progettualità "dal basso", che coinvolgono direttamente le forze culturali ed economiche del territorio, convergono anche gli sforzi dei Comuni di Besenello, Calliano e Volano per realizzare una sorta di "sentiero (o parco) dell’arte" che colleghi i tre comuni lagarini. E’ anche il nostro augurio.
La mostra di Maria Salvati (fino al 31 gennaio) s’inserisce superbamente in questo progetto, offrendo un tema riflessivo - la dualità dell’essere umano teso tra tranquilla apparenza e ombroso inconscio - in un luogo appunto assai ricettivo. Inoltre, forte di una naturale predisposizione ad agire anche al di là delle bianche pareti delle gallerie, l’artista ha interagito con gli artigiani del paese (borse della spesa d’artista, ad esempio) e con i luoghi del territorio (gigantografie di opere poste ai bordi della statale). Non certo un nuovo modo d’azione per la Salvati, che usa realizzare i suoi wall drawings sia nelle vetrine di negozi (come quelle allestite pochi mesi fa a Trento, nell’ambito di Situazioni Trentino Arte 2003) che in manifesti e serigrafie, con un procedimento di moltiplicazione e presenza simile a quello dei loghi commerciali.
Continuando un filone già percorso in "Who", copiosa serie di tavole monocrome raffiguranti primissimi piani di volti per lo più contratti poi divenuta libro d’artista, l’indagine della Salvati tocca un’umanità greve, carica di tensioni, pur utilizzando mezzi leggeri e veloci con risultati che ricordano il fumetto. Le sue chine acquarellate presentano, contrapposte ai due lati di ciascun foglio, due personaggi in silenziosa relazione tra loro. A volte è solo un volto, un ritratto nitido e preciso, contrapposto al corpo intero, nero in quanto ombra, lato oscuro. A volte l’inconscio ha carattere zoomorfo, come nel ritratto di una donna con mano alla bocca, affiancata da una scimmia nella stessa postura; a volte la contrapposizione è a carattere sociale, come nel caso di un business man privato dall’inquadratura del volto affiancato da un altro uomo senza volto, questa volta in divisa militare. Talvolta delle scritte accompagnano l’impaginazione, veloci, coincise, in qualche caso vere e proprie citazioni; pensiero scritto che, come un fumetto privato della sua nuvola, non sappiamo a che personaggio attribuire… Perché questa riflessione sull’uomo, sui suoi ricordi, sulle sue apparenze, sulle sue volontà, sui suoi desideri, sul suo doppio, è una riflessione che lascia l’amaro in bocca perché riflessione irrisolta: chi è il doppio di chi? Qual è l’ombra? In quale delle due metà ha sede l’aspirata felicità? La risposta è forse allora nel titolo di questa serie di dualità: Troppe regole fanno male…