Il mito di Venere
Ventidue capolavori per inaugurare una bellissima biblioteca nel centro storico di Bari.
Nel Fedone di Platone Socrate cerca di spiegare al suo
interlocutore Cebete "che vi sono cose come il bello assoluto, e il buono e il grande assoluto e così via... Pare a me che se esiste qualcos’altro di bello oltre la bellezza assoluta, è bello unicamente perchè partecipa di quella bellezza assoluta. E ciò, io credo, vale per ogni altra cosa".
Perché questa premessa? Per rendervi partecipi di un’esperienza natalizia straordinaria fatta a Bari dove da anni non ponevo a mente qualcosa di buono che mi riconciliasse con i natali pugliesi oltre alla cucina, al mare e al recupero lento ma costante dei centri storici. Un colpo sensazionale: una Biblioteca provinciale nel centro storico di Bari (noto più per i pericoli di scippo che per i suoi fantastici monumenti romanici), collocata nel complesso conventuale barocco dedicato a Santa Teresa a due passi dalla Cattedrale e inaugurata con una piccola ma preziosissima esposizione proveniente da Firenze sul mito di Venere.
E qui, per ritornare a Socrate, parliamo quasi di "bello assoluto", un sogno a occhi aperti, da non credere, con un’organizzazione interna notevole da standard europei, a sfiorare "il senso dell’utopia", secondo le parole del Presidente della Provincia, senza che i comuni mortali se ne accorgessero, abituati come sono all’incuria e all’abbandono. Comunque, un primo importante passo...
Ma esiste la bellezza che partecipa di quella bellezza assoluta ed esistono quelle molte realtà culturali che versano da anni in condizioni pietose. Un esempio: Altamura, a 45 km. da Bari, 60.000 abitanti, possiede una biblioteca ricchissima ma da anni cnon compra un libro, non aggiorna i suoi schedari ed ha personale inadeguato, a cui si aggiungono un archivio storico della Cattedrale (unico monumento religioso voluto da Federico II) importantissimo, quanto impraticabile, e un museo nazionale posto alla periferia della città, orrendo dal punto di vista architettonico e poco fruibile per i turisti sempre più numerosi.
Dove è "il senso dell’utopia", Presidente? C’è invece un senso di amarezza e la voglia di dare un consiglio: quello di farsi un giro in Trentino per capire come funziona il servizio delle Biblioteche. Anche quelle più lontane dal capoluogo sono collegate in rete, si possono chiedere libri in prestito da altre biblioteche della Provincia e tutte così partecipano del bello relativo che si fa qualche volta assoluto quando un bene diventa fruibile.
Dicevamo di Afrodite Cipride, dall’isola di Cipro sede prediletta della dea, vestita di sottile chitone che emerge dalle acque trasportata da una conchiglia o a cavallo di un ariete o raffigurata nell’atto di svestirsi, colta nel gesto pudico di coprire il pube e il seno come la ricordiamo nel celebre dipinto del Botticelli non prestabile. La mostra inizia con una Venus sese lavans accoccolata come la ricorda Plinio, opera dello scultore Diodalsas, piccola nelle dimensioni come la Venere rodiense; elegantissima con i suoi lunghi capelli gioca la Fiorenza del Giambologna, seguita dalla Venere sognante di Baccio Bandinelli, che stringe la colomba cara ad Adone.
Con ventidue opere prestate si ha il tempo di godere di questi splendidi modelli: è lo spazio di un sogno, di una bellezza ideale come potè sembrare a Botticelli o a quegli artisti le cui donne bellissime e ignude perirono tra le fiamme dei roghi savonaroliani da cui forse si salvò l’algida creazione di Lorenzo di Credi, che coniuga il fare fiorentino ad influenze nordiche più naturalistiche. E poi le morbide torsioni di Venere e Cupido di Alessandro Allori o il corpo modellato dalla luce meridiana di Tiziano. E che è?
Decisamente un buon inizio e l’augurio di continuare su questo livello.