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QT n. 15, 13 settembre 2003 Servizi

Le proteste sono servite a qualcosa

Il nuovo convitto dell’Istituto di San Michele sarà meno ingombrante del previsto.

La Provincia ha finalmente modificato il progetto del nuovo convitto dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Le novità introdotte dai tecnici tendono ad attenuare un’iniziativa edilizia destinata a deturpare la vista della parte storica dello stesso Istituto, quella che ospita la chiesa parrocchiale, il museo etnografico e la porzione, ora in fase di restauro conservativo, che fino al 1998 era per l’appunto la sede del convitto. Secondo quanto si è potuto apprendere (e vedere nelle riproduzioni allegate al progetto) la variante interviene sull’altezza, abbassandola, del nuovo edificio che risulterà inoltre più arretrato dal fronte strada rispetto alla struttura prevista nel progetto originale. In questo modo, il profilo del vecchio monastero dovrebbe apparire probabilmente meno nascosto.

Il progetto originario.

Per vedere dei cambiamenti ci sono volute però le proteste di Italia Nostra, stimolata da alcuni cittadini di San Michele, alle quali è seguita la presa di posizione del direttore del Museo provinciale ed altri interventi sulla stampa locale. In pochi giorni, e con il semplice passaparola, alcuni volonterosi hanno raccolto circa 150 firme di protesta contro il progetto, firme che si sarebbero moltiplicate se si fosse passati ad un’operazione organizzata.

Il progetto che sovrebbe venir realizzato, un po' meno impattante.

Il vecchio convitto, come si diceva, è stato chiuso da anni e gli studenti che soggiornavano nelle austere stanze del convento agostiniano sono ancora ospiti di un albergo di Salorno e trasportati giornalmente a San Michele con un servizio di autobus. Il costo annuale della trasferta, a parte i comprensibili disagi, tra vitto e alloggio, è particolarmente elevato. Difficile quindi capire perché la Provincia abbia deciso di realizzare il nuovo convitto sull’attuale campo di calcio, peraltro in ottime condizioni, che pur essendo di proprietà dell’Istituto è a disposizione della locale squadra di calcio. Per cui, prima di iniziare la costruzione del nuovo convitto, dovrà essere realizzato il nuovo campo sportivo (i lavori, iniziati nel corso del 2002, sono in avanzata fase di realizzazione) con un costo aggiuntivo di quattro miliardi e trecento milioni delle vecchie lire, senza contare la spesa per il necessario terreno agricolo e l’ulteriore rinvio nel tempo. Tempo che, come abbiamo visto, si traduce in fatture salate emesse a carico della Pat da parte dell’albergatore di Salorno.

Prima delle modifiche ora introdotte, il progetto del nuovo convitto prevedeva una costruzione moderna alta 14 metri edificata a poca distanza dall’antico convento agostiniano, originaria sede dell’Istituto Agrario fondato nel 1874 e, come già accennato, oggetto di un radicale quanto delicato restaruro. Il monastero fortificato sorge sullo scoglio roccioso che sbarrava naturalmente la valle atesina e controllava la strada all’imbocco della Val di Non. Pur avendo subito anche radicali trasformazioni, è documentato a partire dal 1145. L’antica abbazia rappresenta inoltre il logo dell’Istituto Agrario. La costruzione del nuovo convitto (nella nuova versione un poco più bassa) risulterà ancor più sottolineata dalla posizione collinare e nasconderà, ora solo in parte, una delle vedute più caratteristiche dell’Istituto Agrario, spesso riprodotta fotograficamente sulla stampa locale.

I cittadini di San Michele che si sono attivati contro quel progetto, Italia Nostra, e i consiglieri provinciali che hanno presentato un’interrogazione in merito avevano puntato il dito oltre che sul danno paesaggistico anche sulla costosa girandola di interventi e sull’accantonamento del progetto redatto dall’architetto Aste all’inizio degli anni ‘90, che prevedeva di collocare il convitto in una posizione più defilata. L’assessore provinciale competente, Silvano Grisenti rispose che erano state valutate diverse opzioni e quella scelta era sembrata la migliore. A distanza di tempo, quella scelta, si è dimostrata quanto meno perfettibile e la variante "migliorativa" ne è la prova concreta.