Pace fatta fra l’antico convento e il nuovo convitto
S. Michele: come, anche grazie a QT, si è riusciti a limitare i danni di una costruzione necessaria ma invadente.
Seppure un po’ in ritardo sulla iniziale tabella di marcia, fra qualche mese saranno conclusi i lavori per la costruzione del nuovo convitto dell’Istituto Agrario, ora fondazione Edmund Mach, di S. Michele all’Adige. Il nuovo edificio, diversamente da quanto originariamente immaginato, sembra nascondere meno la mole del vicino antico convento agostiniano, ora sede della fondazione e del Museo degli Usi e Costumi delle Genti Trentine. Contro il progetto, su segnalazione di alcuni cittadini di S. Michele si era attivata Italia Nostra, ma non solo, e QT aveva dato molto spazio alle posizioni critiche. Si erano quindi attivati pubblicamente gli allora consiglieri provinciali Vanda Chiodi e Vincenzo Passerini, ma è risultato sicuramente utile alla "riduzione del danno" anche il lavoro più sotterraneo degli assessori all’Urbanistica del comune e di quello provinciale, che pur non volendo rinunciare alla realizzazione dell’opera, hanno ottenuto modifiche progettuali che, a quanto pare, hanno ridotto l’impatto paesaggistico ed architettonico del nuovo edificio. In sostanza, l’altezza del nuovo edificio è stata limitata e per diminuirne l’impatto rispetto alla mole del vecchio convento, parte della struttura è stata realizzata sotto il livello del terreno ed arretrata verso est. Erano state proposte anche delle alternative per la localizzazione del nuovo convitto che l’assessore provinciale ai lavori pubblici, Grisenti, aveva però scartato.
Secondo il progetto iniziale, il nuovo convitto, doveva essere una costruzione moderna alta quasi 14 metri e del volume di oltre 15.000 mc. (paragonabile a un condominio di una quarantina di appartamenti) edificato a poche decine di metri dall’antico convento agostiniano; il quale, pur avendo subito anche radicali trasformazioni, è documentato a partire dal 1145. Convento dei padri agostiniani, sotto il patronato diretto dei Conti del Tirolo, ospitò l’imperatore Massimiliano I, che allora concesse a S. Michele il titolo di borgata (sulla facciata ovest vi è dipinta la "scacchiera di Massimiliano"). L’antica abbazia rappresenta inoltre il logo dell’Istituto Agrario.
Secondo le denunce di Italia Nostra, la costruzione del nuovo convitto, alta e voluminosa, sarebbe stata ancor più esaltata, in negativo, dalla posizione collinare, e avrebbe cancellato definitivamente una delle vedute più caratteristiche dell’Istituto Agrario, spesso riprodotta fotograficamente dalla stampa locale ad illustrazione di articoli che trattano dell’Istituto. Le polemiche erano nate anche perché il nuovo convitto era stato progettato su quello che fino a qualche anno fa era il campo di calcio, peraltro in ottime condizioni, che pur essendo di proprietà dell’Istituto era utilizzato dalla locale squadra di calcio. Per cui, prima di iniziare i lavori del convitto, si è dovuto realizzare il nuovo campo sportivo, con un costo aggiuntivo di milioni di euro e lo spreco di terreno agricolo.
Qualche dubbio nella parte più attenta della comunità locale si era quindi sviluppato e QT aveva provato, inutilmente, a chiedere informazioni prima agli uffici e quindi alla presidente del Consiglio di Amministrazione dell’allora Istituto Agrario. La risposta, burocratica e lapidaria, era stata: rivolgetevi alla Provincia, ,sono loro i proprietari! Anche dal CdA era pervenuta qualche isolata voce di dissenso, ma solo dopo il montare della polemica giornalistica avviata dalle associazioni ambientaliste.
Polemiche a parte, entro l’autunno prossimo, finalmente, dopo dieci anni esatti, il convitto potrebbe riaprire a S. Michele: dal 1998, anno di chiusura della vecchia struttura, gli studenti sono stati ospitati in un albergo di Salorno ,con costi e disagi facilmente immaginabili (oltre 400.000 euro all’anno tra locazione e trasporto alunni).
I lavori del nuovo edificio erano stati affidati alla ditta EdilTione, risultata vincitrice della gara di appalto a fronte di un corrispettivo iniziale di 4.700.000 euro. Il progetto definitivo era stato approvato dalla Giunta Provinciale nel novembre 2003 per una base d’asta di 7.700.000 euro circa e dovrebbe ospitare 135 persone fra studenti, professori, dottorandi e borsisti.