Riecco gli studenti!
Il neonato "Social Forum Studenti di Trento" alla sua prima uscita pubblica.
Martedì 30 ottobre, ore 8.30, piazza Duomo: è il battesimo di piazza del neonato "Social Forum Studenti Trento", fondato nelle ultime settimane per iniziativa di un gruppo di studenti di varie scuole cittadine, allo scopo di ridare voce al mondo della scuola trentina, chiusosi in un pesante silenzio per quasi due anni. E quale occasione migliore per presentarsi agli studenti e per proporre loro una mobilitazione se non il più universale e agognato dei valori politici, la pace?
Nella frizzante mattina di fine ottobre scelta per la manifestazione scendono infatti in piazza quasi 800 studenti, con un unico intento: esprimere il loro dissenso nei confronti delle operazioni militari in Afghanistan e ribadire la convinzione che la risoluzione di questo tipo di controversie internazionali debba essere affidato a strumenti pacifici. "Siamo infatti convinti- recita il volantino di presentazione dell’ iniziativa - che finché ogni arma nel mondo non verrà deposta, risulterà impossibile creare un mondo diverso, dove il superamento di ogni tipo di conflitto possa essere condotto dalla cooperazione e dalla diplomazia internazionale,tenendo conto democraticamente delle esigenze reali dei popoli e non degli interessi economici, che dalle guerre traggono profitto".
L’affluenza è piuttosto buona, per essere il primo appuntamento che il forum organizza, e gli studenti, all’ inizio un po’ freddini, sono via via sempre più partecipi ed entusiasti; non mancano naturalmente la musica, molta e varia (si va dai sempiterni Beatles e Bob Dylan, al casereccio trio LigaJovaPelù, a suo tempo insieme contro l’ intervento in Serbia, fino all’ immancabile "Bella ciao") e gli striscioni, per lo più contro la guerra ( "Due torti non fanno una ragione", "Guerra al terrorismo e non guerra tra Stati", ma anche in continuità con i grandi temi di Genova: "Un altro mondo è possibile").
Le bandiere sono quelle multicolori della pace e quelle a sfondo bianco, su cui campeggia il simbolo dell’ organizzazione: un cerchio nero, a simboleggiare un insieme di persone privo di gerarchie, e una freccia che lo trafigge salendo verso l’alto, metafora della loro voce che si leva.
Il corteo si snoda lungo il centro, per concludersi al parco Santa Chiara, dove viene tenuto l’ intervento finale da parte di uno degli organizzatori, Tommaso Iori (del Galilei), in linea con lo spirito dell’iniziativa: ferma restando la condanna di ogni forma di terrorismo, viene ribadito il dissenso nei confronti delle operazioni militari, ritenute strumento inefficace di risoluzione, nonché causa di vittime civili innocenti, impoverimento e pericolosa esasperazione delle componenti fondamentaliste nel variegato panorama politico orientale. Inoltre viene avanzata una più generale critica ad una globalizzazione ritenuta squilibrata ed ingiusta, "in cui i venti uomini più ricchi del mondo possiedono l’ intero reddito dei 48 paesi più poveri".
Tommaso annuncia inoltre che le iniziative del Forum Studenti non si limiteranno alla protesta contro la guerra, ma che è intenzione degli organizzatori allargare il più possibile il raggio dei partecipanti attivi e delle iniziative, affrontando anche i temi cari al movimento no-global, accanto ad altri, più strettamente connessi al mondo della scuola. Viene inoltre sottolineata la totale estraneità dell’ organizzazione a qualsiasi appartenenza partitica; il Social Forum si avvale dell’ appoggio della CGIL del Trentino, ma agisce in piena autonomia, pur mantenendo nei confronti dello scenario politico un atteggiamento di dialogo.
Gli studenti annuiscono ed applaudono, e molti tra loro si fermano poi in piccoli capannelli vicino ai ragazzi del Forum e lì si intrecciano i primi contatti.
In attesa di nuove iniziative e di uno sviluppo di questa ancora giovanissima creatura politica, possiamo avanzare delle ipotesi e delle riflessioni, senza nessuna pretesa di fare profezie. Ci pare senz’ altro positivo che nelle scuole di Trento finalmente sia tornato a muoversi qualcosa, com’ era d’ altra parte presumibile dopo Genova e dopo i 300.000 della marcia Perugia- Assisi, e che gli studenti abbiano sentito l’ esigenza di muoversi su di un tema attualmente così delicato come la guerra, assumendo una posizione a nostro parere politicamente responsabile e matura , di condanna al terrorismo, ma anche alla guerra come strumento di risoluzione, senza anti-americanismi di maniera, ma con una ferma critica della gestione di questa globalizzazione, giustamente individuata come una delle principali responsabili, non solo di questi giorni di orrore, ma anche delle indicibli sofferenze che tanta parte dell’ umanità si vede inflitte da troppo tempo. Si può forse avanzare l’ ipotesi che, da Porto Alegre in poi, si stia sviluppando, in seno alla società civile di questo opulento Occidente, un movimento che, da critica di nicchia, stia diventando più generale, permeando le maglie della società dal basso e con sempre maggior fluidità, riuscendo a mobilitare impegno ed energie non più solo in date e luoghi simbolo, ma anche nel vivere quotidiano delle città di provincia. Risultato, questo, per nulla scontato, che potrebbe rappresentare una garanzia di continuità per il movimento nel futuro, nonché un’importante eredità politica per le generazioni a venire. Se davvero si riuscisse a realizzare appieno questo processo di ricollocamento del conflitto e della riflessione su scala locale, potrebbe voler dire che la strada imboccata è quella giusta, e le forme della partecipazione politica, reinventate , hanno ancora molto da dire e da dare a questo mondo sempre più globale ma disgregato.
Dopo la fine della partecipazione politica attraverso i partiti di massa, il crollo simultaneo di muri e ideologie, abbiamo assistito infatti ad uno dei periodi forse più bui della storia politica (intesa in relazione alla società civile): con la fine della Guerra Fredda e dell’epoca dei blocchi contrapposti, entrava in crisi lo Stato-Nazione, e con esso le forme tradizionali della partecipazione politica; gli spazi dedicati alla riflessione, alla critica, ma anche al fondamentale bisogno umano di stare insieme (presupposto indispensabile di ogni forma di azione politica) divenivano sempre più esigui e deboli. Appariva forte il rischio di smarrire anche un senso più generale, una visione d’insieme che fosse in grado di proporre delle alternative ad uno status quo fatto di squilibrio enorme tra Nord e Sud del mondo, utilizzo dissennato delle risorse del pianeta, politica intesa sempre più come gestione tecnicistica e spersonalizzata di un potere fatto servo degli ultimi grandi totem: profitto, impresa, capitale.
Sembrava che di fronte a tutto ciò non rimanesse che da inchinarsi con rassegnazione, ciascuno ormai rinchiuso in una passività sileziosa, oppure in un’estenuante battaglia di settore. Ma forse davvero gli ultimi appuntamenti del movimento ormai comunemente definito no- global sono la testimonianza che qualcosa è cambiato; un mondo diverso è probabilmente sempre esistito, nell’ universo sterminato dei mondi possibili, l’essenziale però è che abbiamo finalmente ricominciato a dircelo e a pensarlo tutti quanti insieme.
Questo non significa che i risultati siano garantiti: la strada da percorrere non è priva di ostacoli, esterni al movimento, ma presenti anche al suo interno. Fra essi ne segnaliamo uno che ci è parso prioritario, specie per il neonato Forum Studenti: talvolta, risucchiati nel vortice dell’ impegno politico e nella fatica dell’ agire quotidiano, è facile smarrire una visione d’insieme, trascurare il momento della riflessione, inteso come capacità di domandarsi dove si sta andando e chi si vuole essere. La ricerca di identità è probabilmente uno degli aspetti più avvincenti e più difficili di ogni percorso politico, perché significa approfondimento, cultura, responsabilità e fatica. Si è coinvolti nel meccanismo della partecipazione spinti dal desiderio di cambiare la realtà circostante, o per sentirsi parte di un processo di mutamento percepito come già in atto; ma questo desiderio, di per sé fecondo, non può bastare: per cambiare il mondo è necessario anzitutto comprenderlo, con strumenti concettuali sempre più precisi e vasti.
Al Social Forum Studenti auguriamo innanzitutto di capire subito questo, fiduciosi poi che tutto il resto verrà da sé.