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QT n. 5, 10 marzo 2001 Servizi

La montagna e i suoi abitanti

Alla presentazione della “Enciclopedia delle Dolomiti”, “Costruire Comunità” discute di cultura del limite e di politica ambientale.

Narrano le cronache che, in un consiglio comunale plaudente all’unanimità, il sindaco di Pozza di Fassa si è orgogliosamente vantato di aver stravinto la battaglia a favore dell’impianto sciistico in Val Jumela, di aver cioè sconfitto, con facilità, i poeti della Natura, i "sognatori ad occhi aperti". E alla minoranza che voleva sapere (perché la minoranza è lì per fare obiezioni) se si era già pensato anche ai nuovi parcheggi nella zona di Meida, ha risposto, tacitandola sprezzantemente: "Non ci fanno paura le autovetture in arrivo. Sarebbe molto peggio vedere in zona parcheggi vuoti." Così, nel cuore delle Dolomiti, in attuazione della democrazia, si è concluso il dibattito sulle prospettive di quella zona e di quei cittadini.

L’"Enciclopedia delle Dolomiti" parla di un fondovalle "sempre apparso in austero equilibrio con le montagne, fino agli ultimissimi anni, quando una fortissima espansione edilizia ha alluvionato prati e radure, cancellando molti degli antichi viottoli, testimonianza dei secoli passati. Oggi Fassa, con i suoi circa 8700 residenti, conta 50 mila posti letto (contro i 20 mila della Gardena per fare un confronto)."

"Costruire Comunità" ha presentato a Cavareno, nell’alta Val di Non, proprio l’Enciclopedia in questione. L’autore, Franco de Battaglia, ricorda che ormai in Trentino ci siamo dotati di un’autovettura ogni 1,8 persone. E il "progresso" non accenna a diminuire, per la gioia di Remo Florian, sindaco di Pozza di Fassa.

Franca Menghini è sindaca anch’essa, di Amblar, il paese più piccolo alle pendici del Monte Roèn, che "va difeso", dichiara, da chi vorrebbe assaltarlo e distruggerlo. La sala applaude. Ma lì sono convenuti coloro che sono già convinti che il limite è un valore, non una punizione.

"E’ il senso del limite che le Dolomiti fin dal loro apparire inseguono, e quasi rappresentano, la chiave di volta del tutto. Il loro fascino. Qui tutto ha un limite". Il limite riguarda sia la natura che l’uomo: il confine non come barriera però, ma come porta e cerniera fra paesaggi e culture diverse.

I problemi maggiori sui quali le Dolomiti devono elaborare una nuova cultura del limite sono così indicati nell’Enciclopedia: le automobili, gli impianti a fune, le seconde case, l’agricoltura, la cultura, i diaframmi naturali.

I cittadini che si riconoscono nell’itinerario di "Costruire Comunità" sono consapevoli della difficoltà del problema: si tratta di conciliare l’ambiente e lo sviluppo, la comunità e l’individuo, l’identità e la modernizzazione. In Val di Non la discussione sul "Sistema Roèn" è ancora accesa, ma anche la consapevolezza è cresciuta. Ci sono Comuni impegnati in una ricerca alternativa all’economia degli impianti a fune: Cavareno, Amblar, Malosco, Don. Il documento "Costruire Comunità" dà un giudizio aspro sullo stato della politica in Trentino: il dibattito in corso in Val di Non mostra germi di ravvedimento.

Il modello di sviluppo perseguito in questi decenni ha prodotto contraddizioni crescenti: "più strade e più ritardi", "più cibo e più affamati", "più mezzi di comunicazione e più solitudine". L’indice più significativo dei tempi moderni è la sconfitta della mortalità infantile: i nostri bambini non muoiono più. Eppure ci sfuggono i giovani: gli adolescenti si danno la morte. Anche con la droga, con l’alcol, correndo sulle strade con l’auto. O si appassionano al Grande Fratello invece che al Falò sotto le stelle.

Non sappiamo bene perché: in una società complessa non c’è mai una causa determinante, c’è però correlazione fra fenomeni difficili da analizzare.

In Val di Non resistono pezzi di comunità: i vigili del fuoco, il coro, la filodrammatica, gli alpini trasmettono ancora un qualche senso di identità, che dà sicurezza. Ma la trasformazione è vorticosa: la disgregazione dei vecchi legami comunitari, religiosi innanzi tutto, è irreversibile. Come è irreversibile il processo di globalizzazione nel mondo. E’ difficile agire dentro scenari nuovi e che cambiano: per questo devono cooperare le energie e i saperi più vari.

L’estraneità rispetto alla politica cresce, e cresce il distacco della politica dai cittadini. E’ più difficile, anche, educare per un futuro imprevedibile: il genitore e l’educatore devono esibire in continuazione la propria incertezza.

Le firme sotto il documento di "Costruire comunità" vengono da una delusione e da una speranza. Quando un governo provinciale, che ha suscitato speranze, delude, non lanci anatemi, ma ascolti.

Lo sappiamo che sono difficili le decisioni politiche.

Lo stesso giorno, alla stessa ora, in cui a Cavareno si discuteva di "limiti", a Romeno, a pochi passi, si discuteva di "strade". Dobbiamo guardarci in faccia più spesso: Remo Florian e Franca Menghini.

Nella mia scuola, quello che era un grande parco con alberi, si è trasformato negli anni in un immenso parcheggio per auto: e non basta mai, perché troppi, insegnanti, bidelli, studenti, arrivano serenamente, e ripartono in fila, con il loro cavallo d’acciaio. Non sarà un assessore a imporci una riflessione: basterebbe che ci pensassimo noi.