Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

“Tritolo”

Giacomo Sartori, "Tritolo". Il Saggiatore, Milano, 1999, pp.159, £.25.000. Ispirato alla storia del serial killer meranese Gamper, un racconto sul Sudtirolo rurale che sta dietro le immagini da cartolina. Un mondo duro e sordo, senza scampo per chi è portatore di diversità, come quello raccontato da Zoderer in "Die Walsche".

Nel 1994, nella premessa ad un volumetto di racconti di giovani scrittori di lingua italiana dell’Alto Adige ("Quindici racconti dall’Alto Adige", Edition Sturzfüge), Elmar Locher apertamente dichiarava la sua estraneità di sudtirolese di lingua tedesca a quanto stava introducendo: "Infatti estraneo (o forse estraniante) è per me il fatto che molto poco della realtà del concreto ambiente [sudtirolese, n.d.r.] si rifletta in questa letteratura".

Concludeva comunque il suo pezzo con un passo ispirato al confronto di culture: "È comunque importante che ci si occupi anche proprio di questi testi, non tanto per quello che dicono, ma per quello che tacciono, perché tramite questo silenzio dovremmo cercare di comunicare e seriamente arrivare ad una lingua comune" .

Non so quanto sia piaciuto a Locher, ma certo il secondo romanzo dell’agronomo-scrittore (trentino ma residente a Parigi) Giacomo Sartori - da poco arrivato sui banchi dei librai per l’editore Il Saggiatore di Milano - spinge indubbiamente avanti quel confronto auspicato dallo studioso sudtirolese, offrendo al lettore una storia ispirata (non coincidente, naturalmente) alle note tragiche vicende meranesi del serial killer Gamper, e mettendo dunque in scena - con ottica di scrittore italiano - vicende e personaggi del "concreto ambiente" locale di lingua tedesca.

Alla presentazione di Trento, Sartori ha dichiarato che la sua conoscenza della realtà sudtirolese è solo superficiale, e che a spingerlo ad addentrarsi in essa è stato solo il fascino della storia di Gamper e la voglia di una sua - diciamo così - riscrittura dall’interno, in cui la natura psichica del border-line venisse smontata e rappresentata nei suoi interni meccanismi profondi, ma anche quindi in quelli esterni, di interrelazione sociale. E che alla ricerca del filo della matassa della sua storia ha battuto e ribattuto - come un turista letterario, in cerca di ispirazione per una sua verità - vie e sentieri del Meranese e della Val Passiria.

Si vede che anche questa volta il meccanismo della letteratura-come-conoscenza (letteratura come una forma specifica di conoscenza, autonoma-soggettiva ma a modo suo anche in qualche modo oggettiva come deve sempre essere la conoscenza) ha funzionato, perché il libro, oltre che raccontare una storia drammatica ed appassionante, ruvida ma a modo suo anche commovente, di disagio psichico, sofferenza e bisogno di amore, fornisce anche - proprio attraverso questo ritratto di disagio ed emarginazione - una immagine-lettura del Sudtirolo contemporaneo, diviso fra paesaggi da cartolina e qualcosa di arcaico, ancestrale, nascosto nel profondo. Un Alto Adige/Südtirol oscuro, che scorre a fianco (o sotto pelle?) di quello turistico, che secondo quanto affermato dallo storico bolzanino Carlo Romeo nella già citata presentazione di Trento, sarebbe il primo tentativo di spiegazione non tanto del fenomeno Gamper (ché, lo ho già detto, la storia non è per niente coincidente), ma di quanto ci stava dietro, che è stato frettolosamente archiviato (occultato?) dalla cultura ufficiale. Ed è qui quindi che il tema del "confronto fra culture" auspicato da Locher può venir fuori: nel paragone con parallele immagini del Sudtirolo che escono dalle pagine di scrittori sudtirolesi (cioè di lingua tedesca), come per esempio Zoderer.

Anche Zoderer ci ha dato con "Die Walsche" (tradotto in italiano dalla Mondadori con il titolo "L’italiana") un ritratto del Sudtirolo profondo, rurale, visto attraverso un’altra figura marginale: quella di un maestro di paese alcolizzato la cui vita va a rotoli. In entrambi i libri, quello dell’italiano Sartori e quello del tedesco Zoderer, viene a galla un mondo di origine rurale di rapporti comunitari, personali e familiari, duro e sordo, senza scampo per chi è portatore di diversità, vissute come debolezze. (Un universo di rapporti che ricorda un altro libro, di antropologia questa volta, in cui vengono messe a confronto con una ricerca sul campo effettuata negli anni Sessanta, le diverse culture di due finitimi paesi della zona mistilingue dell’alta Anaunia - quindi a cavallo fra Trentino e Meranese - uno trentino/italiano e uno sudtirolese/tedesco : anche questo libro mette in evidenza una cultura rurale tedesca più gerarchizzata e più rigidamente ruolizzata , quindi più "senza scampo", di quella italiana: "La frontiera nascosta " di J. W. Cole e E. R.Wolf, Museo degli usi e costumi della gente trentina, 1993).

Ma se il libro dell’italiano Sartori, per parlarne ha bisogno di mettere in scena una marginalità eclatante e in qualche modo spettacolare, "mostruosa" (non a caso ispirata a vicende di cronaca nera, anzi nerissima), quello del tedesco Zoderer, con un’occhiata interna alla comunità rappresentata, racconta la tragedia di una marginalità che si accartoccia su se stessa e si spegne senza tanto clamore, in modo pacato e non vistoso, come una componente dolorosa ma ben nota, scontata, del panorama rurale sudtirolese.

Sartori si dimostra con questo suo secondo libro un ottimo scrittore. Un narratore efficacissimo, dal linguaggio crudo e diretto e dall’occhiata impietosa, senza fronzoli. Evidentemente attratto dal tema dell’alienazione e della pazzia come universo a sé stante, con propri meccanismi e dinamiche che sa rendere nella pagina in modo avvincente. Un indirizzo tematico suo proprio (con queste caratteristiche potremmo dire esclusivo nel panorama della narrativa italiana contemporanea) che se si poteva leggere fra le righe del primo libro di racconti "Di solito mi telefona il giorno prima" (Il Saggiatore, 1996), viene ora compiutamente in luce con questo secondo, che, grazie anche al tema in qualche modo "giallo", dovrebbe trovare un buon riscontro di pubblico.

Auguri a Giacomo.