Finita l’era Detassis. Ma non basta
La disfatta dei culi di pietra con la trombatura di Detassis. Purchè non si continui con lo stesso metodo: la politica economica intesa come quattro chiacchiere in un club di amici.
Le cronache giornalistiche hanno impietosamente descritto la fine dell'era Detassis alla Camera di Commercio. Un insieme di patetica arroganza: un discorso teso a rivendicare come merito l'aver già ricoperto per 18 anni la carica, di cui si chiede ancora la riconferma, l'ostentato fastidio per una nuova legge che pone come limite i due mandati; l'impudenza nel ricordare i 12 anni del padre sulla stessa poltrona. E a quel punto dalla sala saliva un'aperta contestazione ("cosa vuole adesso ? Il posto anche per il figlio?") normalmente impensabile tra distinti signori in giacca e cravatta; e forse in quel momento cominciava ad apparire chiaro come, al di là dei vari interessi, anche spiccioli, che pur sottindevano la nuova nomina, una preoccupazione serpeggiava sottile ma acuta: con gli uomini dell'immobilismo dobbiamo darci un taglio, nell'Europa del 2000 non c'è posto per la piccola Trento stile anni '50.
E così, per i culi di pietra, è venuto il giorno della disfatta: quando gli operatori economici hanno capito di non poter continuare a farsi rappresentare dai professionisti della poltrona. Perché la politica economica è una cosa seria, il Trentino ne ha bisogno vitale, non può essere delegata ai soli politici; e allora deve essere progettata da persone serie, non dai giocolieri dei cento consigli di amministrazione para-pubblici.
Queste le motivazioni di fondo di una trombatura, che è andata molto al di là della - peraltro modesta - persona di Detassis. Trombatura che difatti ha avuto amplissima eco anche fuori dai salotti e circoli esclusivi (tantissime sono state le persone, anche normalmente estranee al mondo della politica, che si sono calorosamente felicitate con noi in qualche maniera ritenuti coautori, o se non altro determinati propugnatori, del ricambio).
Eppure tutto questo non basta. Già nel processo di defenestrazione di Detassis, e nei commenti successivi, ci sembra di cogliere alcuni limiti, che a nostro avviso vanno evidenziati.
Il limite più vistoso è aver circoscritto la critica all'attaccamento alla poltrona di Detassis, e non aver coinvolto la sua gestione della Camera. Ora, è pur vero che condannare i cumuli di mandati e di cariche, significa portare il discorso oltre una presidenza troppo lunga, e coinvolgere l'insieme del calcificato piccolo ceto burocratico trentino. Ma questo non basta; la Camera di Commercio rappresenta altro. Ripetiamo quanto abbiamo già scritto: in questi anni la Camera, oltre a una buona espletazione dei propri compiti burocratici, e qualche singola lodevole iniziativa, si è caratterizzata per un dato costante: aver appoggiato tutte le iniziative, anche le più strampalate e/o truffaldino, avanzate dall'articolato "partito degli affari". L'elenco è noto e sconfortante: bastano alcuni nomi, Interporto, Magnete, PiRuBi, Centro Commerciale... In sostanza la Camera non ha mai avuto la capacità/volontà né di proporre propri progetti, né di selezionare quelli proposti da terzi, anche quando questi palesemente apparivano motivati da soli interessi speculativi.
Ora, come mai nessuno ha messo questo conto sul piatto? Non vorremmo che qualcuno pensasse di continuare, oltre Detassis, con la stessa ottica: la politica economica intesa come quattro chiacchere in un club di amici, i progetti intesi come strumenti per succhiare soldi dall'ente pubblico.
Non è più aria, quei tempi ormai dovrebbero essere passati. Vedremo presto se la nuova presidenza Dalpez si caratterizzerà in questo senso.
I primi passi saranno significativi. Preliminare il discorso delle poltrone: Detassis ne collezionava a bizzeffe in prima persona (Fondazione Cassa di Risparmio, Aeroporto, Autostrada, Itc...) e altre ne assegnava ai suoi sodali. Confidiamo che il nuovo presidente inauguri una nuova epoca: non è solo questione di stile, ma di minimi requisiti di efficienza, di credibilità di tutta una serie di organismi.
Il secondo punto riguarda la politica economica. Le categorie, proprio causa l'impasse della Camera, si erano inventate il Coordinamento Imprenditori come momento di studio e promozione; peraltro arenatesi di fronte alla propria regola interna di dover prendere le decisioni all'unanimità. Ora il pallino torna alla Camera di Commercio: che è istituzionalmente l'organismo deputato a far incontrare i vari soggetti economici, e che ha strutture, soldi, competenze, personale adatti per elaborare progetti e porsi come interlocutore del momento politico. Non solo; nella Camera non sono attualmente rappresentati i sindacati, presso i quali però è in corso una riconsiderazione di questa posizione. Insomma, ci sono le condizioni perché l'ente camerale entri in una nuova fase; e diventi strumento di confronto e di crescita anche propositiva del mondo economico.
Sempre che quest'ultimo voglia diventare adulto; e smettere di far coincidere la politica economica con la spartizione (vedi PiRuBi) di appalti pubblici.