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E’ proprio finita?

Tutto deve cambiare, perché tutto rimanga come prima diceva il Principe di Salina. E' così anche all'Unione Commercio?

Come era ormai nell'aria, gli inamovibili burocrati dell'Unione sono stati scalzati dalle amate poltrone, la categoria in stato di malessere per conto suo si è scrollata di dosso una dirigenza palesemente inadeguata, interessata soltanto al proprio perpetuarsi. Ma i nuovi, i vincitori, sono realmente diversi? Hanno un minimo di strategia per la categoria, oltre a quella occupare le poltrone per se stessi?

Il dubbio è sempre legittimo (è noto che quando poi si governa, spesso lo si fa secondo i principi a suo tempo esecrati dall'opposizione). E nel caso dell'Unione le prime avvisaglie non sono state confortanti: l'ultimo sussulto "rivoluzionario" ha visto il defenestramento dalla presidenza delle Attività di Servizio di Giancarlo Gardumi, culo di pietra storico del l'Unione, ma in favore di Mario Oss, democristiano verace oggi dei Ccd (o Cdu? o Cdr? o Udr? che differenza fa?), personaggio da prima repubblica eppur immarcescibile, presente in millanta consigli di amministrazione.

Contemporaneamente all'Istituto Trentino di Cultura il rappresentante dell'Unione (Gianni Bort) si dava da fare per bocciare nel nuovo cda la candidatura del prof. Paolo Prodi, in favore del proprio candidato di bandiera, la signora Salvaterra rappresentante dei campeggiatori. Insomma, un uno due secondo il consueto stile: largo agli uomini di sottogoverno, le poltrone innanzitutto, l'incompetenza non è proprio indispensabile, ma è gradita.

In realtà il discorso è più complesso.

Il rinnovamento, inteso anche solo come cambio di persone, è un processo in atto da tempo: negli ultimi due tre anni, sono stati cambiati i rappresentanti della maggioranza delle categorie, attraverso un processo che solo nelle ultime sostituzioni (del presidentissimo Bertoldi per i dettaglianti e di Gardumi per le attività di servizio, come pure nella resistenza di Buratti per gli esercenti) ha assunto caratteristiche cruente, da scontro all'ultimo sangue. Un altro dato: i due vincitori, la coppia Paolo Mondini (dei grossisti) e Gianni Bort (dei ristoratori), che ora hanno in pugno l'associazione, non sono certo verginelle; sono però degli imprenditori veri, hanno aziende avviate in cui hanno investito e investono miliardi e ore di lavoro; ne dovrebbe conseguire, nel rapportarsi all'associazione, una diversa mentalità, non più da burocrate (ricaviamone il massimo per me, in termini di stipendi e status), ma appunto da imprenditore (ricaviamone il massimo per l'azienda, anzi si spera per l'insieme delle aziende).

Insomma il rinnovamento è stato in realtà un'onda lunga e se non si rivelerà fasullo dovrebbe riportare l'associazione, in questi ultimi anni finalizzata alla mera perpetuazione di se stessa e dei propri vertici, alla finalità originaria, quella di sindacato delle imprese turistiche e commerciali.

In quest'ottica dall'Unione viene l'invito a non sopravvalutare gli ultimi avvenimenti sopra ricordati (l'elezione di Oss e la nomina all'Ite), considerati incidenti di percorso in un momento di complicato trapasso dei poteri.

E' giusta questa lettura?

Si vedrà presto, alla prova dei fatti. Si vedrà cioè se Mondini, Bort e soci sapranno mantenere le promesse, concretizzare gli obiettivi conclamati. Vale a dire: se opereranno le modifiche statutarie per impedire il riformarsi di un nuovo ceto burocratico (limitazione al numero dei mandati, divieto di sovrapposizione delle cariche); se sapranno fornire agli associati nuovi servizi (per esempio, assistenza brokeraggio assicurativi, aggiornamenti fiscali) rispetto a quelli minimali fomiti oggi; se sapranno rapportarsi all'ente pubblico non più in termini di contrapposizione ideologica, incongrua e inconcludente (vedi le proteste con il sindaco di Trento perché rinnovava il centro storico: sì, era accaduto anche questo!! o contro il governo Prodi perché abolisce le licenze); se sapranno affrontare i nuovi grossi problemi di concorrenza, evitando le grottesche chiusure a riccio (vedi la richiesta ad Andreotti di usare i poteri autonomistici per dilazionare il più possibile l'applicazione della legge Bersani, nell'illusoria convinzione di poter continuare a lungo con l'attuale situazione protezionistica).

Il 2000, l'Europa, eccetera, non saranno facili per nessuno; e di certo non saranno teneri con chi non saprà attrezzarsi. Questa riteniamo la convinzione di fondo che ha spinto i commercianti trentini a mettere da parte dirigenti palesemente inadeguati. Sui nuovi sarà tutto da vedere.