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Il niet dei culi di pietra

Il Coordinamento Imprenditori respinge l'adesione di Confesercenti e Unione Contadini: per basse ragioni di bottega di alcne associazioni. Un bruttissimo esempio dalla cosidetta società civile.

Avete presenti le tirate sulle nefandezze della politica, e invece le virtù della società civile? I convegni delle associazioni di categoria, che proclamano "dovremo farci carico noi" dello sviluppo del Trentino, di supplire alle manchevolezze ecc?

Una buona dose di presunzione, finalizzata però a lodevoli intenzioni; solo che, quando dai convegni si passa ai fatti...

Qui ci riferiamo all’ultima decisione del Coordinamento Imprenditori, organismo che raggruppa l’Associazione Industriali, quella degli Artigiani, degli Albergatori, l’Unione Commercio, la Federazione delle Cooperative, e che dovrebbe rappresentare il punto di vista del mondo economico, anzitutto nei rapporti con la politica.

Bene, da oltre due anni giacevano presso il Coordinamento due ulteriori domande di adesione: della Confesercenti e dell’Unione Contadini. In questi giorni è venuta la risposta, un bel no: il coordinamento è fatto dai cinque attuali soci, di allargarlo non se ne parla proprio.

La cosa lascia interdetti: le due associazioni escluse sono indubbiamente rappresentative, come si può pensare di coordinare il mondo economico lasciandone fuori una fetta?

La risposta ufficiale è stata una non-risposta: "Gli allargamenti devono essere decisi all’unanimità, e l’unanimità non c’era". La risposta ufficiosa è già più vera, e desolante: "Già in cinque non riusciamo ad andare d’accordo, se allarghiamo siamo definitivamente paralizzati".

Poi vanno aggiunti motivi di fondo: Confesercenti e Contadini su tutta una serie di temi (salvaguardia del territorio, PiRuBi, importanza della piccola impresa) hanno impostazioni confliggenti con altre categorie.

E soprattutto pesano alcuni bassissimi motivi di bottega: l’Unione Commercio, in crisi verticale, soffre la concorrenza della Confesercenti; la Federazione Cooperative, nelle sue ricorrenti smanie totalizzanti, pretende di rappresentare anche l’insieme del mondo contadino.

Insomma, è emersa una mentalità sotto-corporativa: i corporativi pongono l’assoluta preminenza dell’interesse immediato della categoria, qui invece siamo alla preminenza degli interessi dell’associazione (o addirittura di quelli dei loro vertici). E’ chiaro che con queste logiche, progetti come i Patti per lo Sviluppo, che presuppongono un’adesione delle varie realtà per concordare una politica economica integrata del Trentino, diventano utopia.

"Effettivamente è un brutto colpo per la credibilità dell’insieme delle associazioni - ci dice Paolo De Carli, segretario della Confesercenti - Nella pratica si continuerà come prima, con le istituzioni che, nelle audizioni, ivitano il Coordinamento Imprenditori più la Confesercenti, e ognuno si presenta con un proprio documento. L’unificazione poteva essere uno stimolo per confrontarsi, ragionare assieme; era un’occasione ed è stata persa."

Cerca di non drammatizzare Fabio Ramus, direttore dell’Associazione Industriali, uno dei promotori dei Patti per lo Sviluppo: "Siamo sempre convinti che la strada sia quello di ‘fare sistema’" - cosa che però è l’esatto contrario di questi ultimi avvenimenti.

"Alcune mentalità non possono cambiare dall’oggi al domani, ci sono passaggi, maturazioni che sono ancora in corso."