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Ha vinto la Dea Poltrona

Il "rinnovamento" all'Unione Commercio prende strade notissime: si riforma la nomenklatura dei culi di pietra.

Unione Commercio e Turismo: la "rivoluzione" è finita. Questa in sintesi la conclusione degli ultimi avvenimenti nel palazzone ai Solteri, avvenimenti che non mancheranno di avere riflessi negativi nella società.

Erano noti i sommovimenti nell'associazione di categoria. Il disagio di commercianti & C., alle prese con vari problemi, grosso modo riconducibili all'arretratezza della struttura della categoria, si era giustamente scaricato sulla dirigenza della propria associazione Una dirigenza incapace di un minimo di politica sindacale, tutta presa come era da logiche interne, di spartizione di lucrosi posti in millanta consigli di amministrazione.

Il rinnovamento era sembrato radicale: silurato il presidentissimo Bertoldi, la bandiera del rinnovamento era brandita da una strana coppia, Gianni Bort (a capo dei ristoratori, anni addietro presidente dell'Unione) e Paolo Mondini (dei grossisti, da sempre contestatore dell'andazzo dell'associazione). Nelle dichiarazioni pubbliche i due, amici anche nella vita privata, giuravano sulla reciproca fedeltà; ed elencavano per sommi capi i propri obiettivi: basta con i valzer delle poltrone, bisogna mettere precise norme sulle incompatibilità e sul cumulo di cariche; l'associazione deve diventare un vero sindacato; agli associati si devono fornire servizi adeguati.

Ma tra il dire e il fare... Lo scorso numero avanzavamo dei dubbi, legittimati da alcuni avvenimenti indicativi, come la elezione a presidente delle Attività di Servizio, grazie all'appoggio di Gianni Bort, di un residuato della Prima Repubblica, Mario Oss, culo di pietra verace, tipico esemplare del sottogoverno democristiano. In questi quindici giorni la situazione è precipitata.

Non annoiamo il lettore con dettagli sui mille accordi (e tradimenti) di corridoio. In sintesi si è riformato un gruppo di personaggi da Prima Repubblica, Oss, Zecchini (presidente dei dettaglianti, de malossiniano poi avvicinatesi ad Angeli) Ferrario (uno dei sopravvissuti della precedente nomenklatura dell'Unione) che sono riusciti a portare dalla loro impresa tutt'altro che titanica Gianni Bort, in base del seguente scambio: a Bort la presidenza dell'Unione, a Ferrano la vicepresidenza, a Zecchini la lauta presidenza della Seac (la ricca società di software controllata dell'Unione, e che è la vera causa di tutti i problemi: perché dai soldi della Seac viene finanziata l'Unione, associazione di categoria che si viene a trovare con amplissimi fondi, e per questo attira torme di avventurieri).

E il sodale di Bort, Mondini? In un angolo; o meglio, anche a lui una vicepresidenza, ma che se ne stia tranquillo. Solo che Mondini non ci sta. Forse perché è un po' protagonista, forse perché è un imprenditore vero, forse perché aveva fatto un bei programma di rinnovamento dell'associazione, e aveva finito per crederci, forse perché credeva anche nell'amicizia di Bort, e si sente tradito. Fatto sta che alla riunione in cui si deve decidere sulla presidenza, Mondini fa un discorso di fuoco, descrivendo con crudezza lo stato reale dell'Associazione; ma soprattutto proponendo regole ferree (nuovo statuto, incompatibilità, limitazioni dei mandati, divieti di cumuli) per scoraggiare l'etema corsa alla poltrona. E questo per i culi di pietra è stato troppo: dichiarata improponibile la mozione di Mondini, lo emarginano.

E adesso? Sul fronte delle poltrone ne vedremo delle belle. Il nuovo presidente Bort ha fatto finta di fare il bei gesto: si è dimesso da Terinvest e da Servizi Unione (cariche in realtà già scadute), ma si è rifiutato di rinunciare come richiestogli da Mondini alla vice presidenza della Seac e al cda della Caritro. Zecchini da parte sua non ha perso tempo: ha subito rivendicato "per i dettaglianti" cioè per sé l'ambita presidenza Seac. Gli altri...

Ma anche sul fronte dell'autonomia dalla politica gli inizi sono indicativi. Gianni Bort evidentemente non contento della trombatura ricevuta quando, pur esplicitamente foraggiato dai soldi dell'Unione, non era riuscito a farsi eleggere neanche in Consiglio comunale alla domanda di un intervistatore "Lei è un uomo politico?" risponde "Può darsi" e poi ahimè aggiunge "adesso i partiti dovranno/are i conti con noi".

Conclusione? Per ora finisce qui. Con Mondini che si sta leccando le ferite e prepara un'opposizione feroce. E con gli associati che fra poco dovendo fare i conti con i problemi delle proprie aziende, con i ritardi del Trentino, con la concorrenza dell'Europa non tarderanno a farsi sentire.