“Con l’inverno muoiono come i lucherini...”
L'attività di "S.O.S. Bambini Rumeni", associazione nata da un "volontario per caso".
Solo un paio di dati per tratteggiare la situazione: una mortalità infantile che è il triplo rispetto a quella italiana (fra i paesi europei la Romania è superata, in questa classifica, solo dalla Russia e dall'Albania); e un numero di casi di Aids fra i bambini sotto i 12 anni che secondo alcune fonti è superato, nel mondo, solo da quello degli Stati Uniti. Se poi si alza l'età limite a 19 anni, si constata che oltre il 90% dei casi segnalati riguardano ragazzi entro questa fascia di età.
Ai tempi di Ceausescu l'aborto non era consentito e di conseguenza erano numerosi i neonati non voluti, e abbandonati; parecchi dei quali, in condizioni critiche e sottoposti a trasfusioni, si sono ritrovati condannati da sangue infetto. Le cose, per quanto riguarda la condizione infantile, sono forse ulteriormente peggiorate dopo la caduta della dittatura (non a caso la Romania è uno dei paesi più "praticati" per le adozioni): con la fine del comunismo è infatti venuta a mancare quella rete organizzativa che anche un regime totalitario è in grado di assicurare, e al contempo si è visto come i princìpi di uguaglianza e solidarietà proclamati dagli ex governanti di quel paese avessero in realtà sedimentato ben poco nelle coscienze. Così, appena la barriera è crollata, si è avuta, qui come in altre nazioni dell'est, una improvvisa, frenetica rincorsa al miraggio del consumismo occidentale, alla ricchezza e agli status symbol, all'insegna della legge del più forte.
Dunque, una situazione di sfaldamento sociale che ha provocato fra l'altro un gran numero di bambini abbandonati o trascurati e più in generale una scarsa attenzione alla tutela dell'infanzia. Emblematiche di questo stato di cose, le immagini indimenticabili, apparse qualche tempo fa sui nostri televisori, dei ragazzi di Bucarest che avevano trovato un rifugio per l'inverno nel sottosuolo della capitale, tra fognature e tubazioni che assicuravano loro un po' di tepore.
Qui in Italia non si vedono tante Mercedes e tanti telefonini come in certi quartieri di Bucarest: a prima vista sembra di essere in America, ma poi, a 200 metri di distanza, ecco che gli ospedali e gli orfanotrofi non hanno soldi per il riscaldamento, i medicinali e il cibo debbono comperarli a credito, e in certi reparti psichiatrici mettono i bambini in gabbia perché non disturbino. Ora che arriva l'inverno, quei bimbi cominciano a morire come i lucherini: in queste condizioni le affezioni più comuni possono diventare fatali". Chi parla così è Francesco Dallabetta, presidente di "S.O.S. Bambini Rumeni" e volontario per caso. Rappresentante di pezzi di ricambio per auto, gli capita frequentemente di viaggiare per lavoro nei paesi dell'est europeo e durante una di queste trasferte, accompagna un amico rumeno in visita all'ospedale dove si trova ricoverata la figlia: è qui che comincia a scoprire la realtà tristissima di una struttura sanitaria che con pochi mezzi a disposizione deve far fronte a una situazione d'emergenza, soprattutto nell'assistenza ai bambini. Si accorge che quello che ha visto non è un'eccezione, e dagli ospedali la sua attenzione si allarga ai numerosi orfanotrofi e a molti casi singoli di cui viene a conoscenza: situazioni documentate nelle fotografie che ci mostra, alcune delle quali decisamente troppo "forti" per essere pubblicate. S.O.S. Bambini Rumeni nasce da questa ispirazione nell'aprile del '97 a S.Michele all'Adige, ma prima della fondazione ufficiale l'attività è già iniziata, nell'ottobre precedente, con il primo invio di un Tir carico di aiuti raccolti all'interno della comunità trentina grazie ad un passaparola che a tutt'oggi è arrivato a coinvolgere circa 2.500 cittadini.
Aiuti di che genere?
"In primo luogo medicine, strumenti sanitari. prodotti alimentari e materiale didattico. Ma anche altro: dipende dalle necessità. Ci è capitato anche di portare dei frigoriferi e perfino una ruspa. Destinatari di questi aiuti sono anzitutto gli ospedali pediatrici, gli orfanotrofi e le scuole, ma interveniamo anche presso singole famiglie. In qualche caso ci siamo interessati per far curare in Italia dei bambini rumeni che in patria non potevano ricevere le cure necessario alla loro sopravvivenza. Attualmente, ad esempio, un bambino leucemico è in cura a Padova. Quello che ci caratterizza è che questi aiuti li consegniamo direttamente agli interessati: è un sistema certamente più complicato e dispendioso, ma è il solo a garantirci che quanto ci è stato offerto arrivi nelle mani giuste. Del resto, ormai abbiamo una certa pratica per quanto riguarda i rapporti con la burocrazia: abbiamo visto ad esempio che quando ci sono dei problemi alla frontiera, il modo migliore per venirne fuori non è quello di 'ungere ' i poliziotti, ma di fare la voce grossa. Abbiamo anche superato la diffidenza iniziale delle autorità rumene; rimaneva il problema di avere dei collaboratori stabili sul posto, una necessità che abbiamo soddisfatto grazie all'opera di alcuni italiani (delle suore e dei laici) che vivono là, perché in Romania, come in ogni paese con quelle difficoltà, la cultura del volontariato non è molto diffusa ".
Oltre alla continuazione di questa attività. S.O.S Bambini Rumeni sta portando avanti un progetto ambizioso: la costruzione a Firiteaz (fra Arad e Timisoara, nella Romania orientale) di un "Villaggio del Sorriso", nome oleografico per una cosa molto seria: un istituto che dovrebbe ospitare un centinaio di ragazzi senza famiglia e diventare economicamente autosufficiente grazie alle attività esercitate dagli ospiti al suo interno. Un po' sul modello si S. Patrignano, insomma. "Per adesso - dice Dallabetta - abbiamo a disposizione un edificio da ristrutturare (una ex scuola) e 5 ettari di terreno attorno, per coltivare i quali abbiamo già ottenuto la disponibilità alla collaborazione della vicina scuola agraria di Timisoara. Un progetto in cui vorremmo coinvolgere in qualche modo anche 'Istituto Agrario di S. Michele ".
E ai trentini cosa chiedete?
"Il nostro scopo è quello di sensibilizzare nei confronti del problema. Nei limiti delle nostre possibilità, vorremmo contribuire all'affermarsi, in Romania, di un atteggiamento diverso nei confronti dell'infanzia. Ai nostri concittadini invece vogliamo fare arrivare questo messaggio: chiunque può fare qualcosa con la certezza che il suo gesto sarà utile. In concreto: la nostra raccolta di materiali ha ormai acquisito una sua stabilità nel tempo, tanto che a volte ci troviamo i magazzini strapieni. Abbiamo semmai bisogno di altri spazi per depositare le merci, di volontari per le consegne in Romania, e soprattutto di denaro: ogni viaggio col Tir ci costa 5 milioni e poi c 'è il progetto del Villaggio del Sorriso tutto da realizzare..."