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QT n. 5, maggio 2024 Servizi

Le olimpiadi in Trentino

I costi lievitano. E si investe in nuove strade.

In occasione delle prossime olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 in Trentino si disputeranno due specialità, lo sci nordico e i salti dal trampolino, gare maschili e femminili. Si distribuiranno 34 delle 109 medaglie d’oro. Inoltre si terranno le gare previste a Valdidentro, il parabiathlon e il paracross country paralimpico.

Sui nostri media si rilevano i riassunti di delibere provinciali, o dei singoli comuni, o comunicati della Fondazione olimpica. Ma nessuna analisi o contraddittorio. Eppure, visti i soldi investiti sul tema, una certa attenzione sembra necessaria. Anche perché i costi lievitano e qualche dubbio sulla sostenibilità economica e ambientale delle opere, va coltivato.

Riprendendo solo quanto deliberato da enti pubblici, lo Stato, la Provincia e i vari demani, la spesa complessiva supera già i 393 milioni, l’8,50% dell’intera spesa infrastrutturale delle olimpiadi.

Erano state annunciate olimpiadi a costo zero: il 92% delle opere erano attive, necessitavano solo minimi ritocchi e adeguamenti. A leggere il dossier di candidatura (2019), in Trentino si doveva rimanere sobri con una spesa di 54,936.916 euro.

Certo, ci sono stati i costi lievitati causa la pandemia, la guerra in Ucraina e i conseguenti forti rialzi delle materie prime. Ma a moltiplicare per sette la cifra non ci sarebbe riuscito nemmeno qualcuno ispirato da un Dio. Invece anche il Trentino il vizio italiano è dilagato. I grandi eventi sportivi sono un toccasana, vi si inserisce di tutto, specialmente strade con nuovo consumo di suolo. E dato che ci si è, le opere che meritavano una necessaria ristrutturazione vengono praticamente rimesse a nuovo.

Eravamo convinti di esserci liberati della spesa del palazzo del ghiaccio di Baselga di Pinè, un’opera che comunque riteniamo fosse utile. Dapprima ci si era lanciati nella solita follia dei Project Financing con un Oval green che doveva stupire: 180 milioni di euro la prevista spesa. Una follia accolta con entusiasmo dal sindaco di Baselga e da Fugatti, ma in poco tempo messa in archivio. Si era quindi scesi a un progetto comunque faraonico del costo di circa 70 milioni. Ma l’intervento a gamba tesa del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) nell’ottobre 2022 faceva decadere anche questo progetto, troppo costoso. Quindi le specialità del pattinaggio di velocità venivano spostate ai padiglioni della Fiera di Milano.

Una figuraccia. Baselga ha perso le gare olimpiche, causa gli errori di Fugatti e del sindaco Saltuari, che hanno sempre sostenuto progetti troppo ambiziosi e costosi. Ma si sono salvati in corner lasciando sull'altipiano 50 milioni di investimenti con fondi provenienti esclusivamente dalla provincia di Trento e avallati dal governo nazionale. Tutte risorse della Provincia. Di questi, 29,5 serviranno al recupero dello stadio del ghiaccio di pattinaggio, mentre altri 21,5 saranno dispersi in un rivolo di opere, molte delle quali utili e attese da tempo, altre discutibili.

I trampolini e il villaggio olimpico

Per costruire una spesa quasi imperiale ce ne voleva d’impegno. E impegno vi è stato, da parte di sindaci, di tecnici, della Provincia.

I trampolini del salto di Predazzo sono passati dai previsti 8,7 milioni a oltre 41. Il centro del fondo di Tesero, che doveva costare 9,8 milioni, è oggi è a 24. Qui si è aggiunta anche una pista di skiroll, invasiva di aree agricole di pregio e dal costo proibitivo, 1,7 milioni. In questo caso pesano sulla realizzazione i ricorsi di una decina di cittadini che ritengono le delibere del comune illegittime.

In corso d’opera non poteva mancare un regalino al Centro sportivo della scuola di Finanza di Predazzo. Dentro la caserma si è pensato bene di costruire un villaggio olimpico. Ristrutturando edifici presenti e inventandone uno nuovo, ne risulta un mostro di quattro piani, imposto alla confluenza di due torrenti alluvionali come l’Avisio e il Travignolo, con quattro piani fuori terra e una capienza di 26.800 metri cubi. Le opere nella scuola dovevano costare 11 milioni nel 2021, poi lievitati a 27, e oggi siamo a oltre 47 milioni. Il tutto con soldi pubblici: dello Stato, della Provincia, del Demanio militare. La ricaduta sul paese? Nulla, come hanno documentato otto consiglieri comunali.

L’assenza di trasparenza e informazione.

Il piatto forte è rappresentato comunque dal sistema mobilità. Nuove strade e altri investimenti portano la spesa del settore a 189 milioni di euro, il 48,2% della spesa olimpica trentina. Ma serviranno? Sicuramente è inutile la costosa nuova strada che collegherà l’altipiano di Piné con Fiemme. Sulla attuale transitano circa 1000 veicoli al giorno, 3000 in piena stagione estiva. Perché spendere 30 milioni? Gli imprenditori dello sci affermano sia necessaria per dare sbocco agli amanti dello sci veneti e del pinetano.

La spesa più imponente è racchiusa nel progetto del Bus Rapid Trasport (Brt). Un’idea di un decennio fa, complessivamente positiva. Potenziare il trasporto pubblico dalla ferrovia del Brennero (stazione di Ora) fino a Canazei, con cadenze di passaggi ravvicinati e stabili per tutto il giorno. Si acquisteranno nuovi mezzi di trasporto elettrico e a idrogeno, saranno rifatte le autostazioni di Cavalese, Pozza di Fassa, Penìa (Canazei), si aumenteranno le fermate, si installeranno semafori intelligenti al fine di favorire il passaggio dei mezzi pubblici. Finalmente le richieste di cittadini, ospiti e ambientalisti sono state accolte.

Ma a essere sotto accusa è l’assenza di un processo partecipativo democratico e trasparente, che non c’è stato, se non ricondotto a una eterna assemblea pubblica. Senza dilungarsi in spiegazioni, la Provincia ha bocciato oltre cento osservazioni di cittadini, perfino quelle sostenute dai comuni e dalle Comunità di valle. Il destino delle periferie lo si decide a Trento. Eppure le criticità ci sono. Prima di tutto ancora un consumo di suolo pregiato per ospitare le corsie di transito preferenziale dei bus, dai 10 ai 12 ettari. In secondo luogo, il servizio non offre risposta agli ingorghi stagionali negli abitati di Moena, Soraga, Pozza di Fassa, e nell’imbuto finale di Canazei. Per risolvere questo problema saranno necessarie misure drastiche rivolte a limitare l’uso privato dell’auto. Anche in questo caso i costi della realizzazione del progetto sono elevatissimi: oltre 90 milioni .

Fra le briciole troviamo gli investimenti sulla ferrovia da Trento a Borgo Valsugana. Si acquisteranno nuovi treni. La linea della Valsugana sarà elettrificata. Ma ci si chiede: perché solo fino a Borgo Valsugana? Perché i due presidenti, Fugatti e Zaia non si sono accordati per risolvere una volta per tutte il problema dell’inefficienza della linea ferroviaria da Trento a Venezia, classificata fra le peggiori tre dell’intero paese?

Sono previsti anche 30 milioni di euro da investire nella ristrutturazione della Stazione ferroviaria di Trento, che da anni attende un lavoro di recupero diffuso, ma ci si chiede se vi sia una logica quando la stazione stessa, si spera in tempi brevi, sarà coinvolta in modifiche strutturali importanti causa l’interramento della linea del Brennero.

Strade: si poteva fare di meglio

L’evento olimpico ha portato la Provincia a privilegiare investimenti in opere stradali. Con una visione sociale più ampia si poteva fare meglio. Senza dubbio meno asfalto, specie nella realtà di Cembra. Ma anche almeno provare a risolvere i problemi di sofferenza dell’intera linea ferroviaria della Valsugana. Certo, spendendo risorse economiche più consistenti.

Era possibile investire con coraggio, concordando l’iniziativa con la Regione Veneto, governata sempre da un presidente amico di Fugatti, e con una trattativa coraggiosa con Rete Ferroviaria Italiana. Come ha saputo fare Kompatscher imponendo la variante della val di Riga verso la Pusteria, 138 milioni di euro scuciti nella quasi totalità a Rete Ferroviaria Italiana.

Nel 2026 si distribuiranno tante medaglie. Ma già da oggi si intuisce che le emergenze sociali, anche sportive delle valli dell’Avisio non saranno nemmeno degnate di attenzione. Parliamo di sanità per arrivare al bisogno di case dei giovani e dei lavoratori stagionali, parliamo di innovazione e cultura. Anche in Trentino come nelle altre regioni le olimpiadi sembra abbiano fallito l’obiettivo della sostenibilità.

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