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QT n. 7, luglio 2024 Trentagiorni

E dopo le Olimpiadi 2026, i mondiali 2031

La Val Gardena ospiterà i mondiali di sci alpino 2031. Lo si è deciso a Reykjavik, in Islanda, il 4 giugno: la valle dolomitica si è imposta su Soldeu (Andorra, 600 metri di quota) e Narvik (Norvegia), che ha ottenuto l’edizione 2029. In quel caso atleti e tecnici troveranno ospitalità su delle navi. Tanto per chiarire come la FIS (Federazione internazionale Sport invernali) intenda il termine sostenibilità.

A Reykjavik la delegazione altoatesina era corposa: i sindaci di Selva Gardena, Santa Cristina e Castelrotto, Arno Kompatscher, l’assessore Daniel Alfreider, rappresentanti di albergatori e delle Aziende di promozione turistica, atleti dello sci, i dirigenti della Saslong Classic Club e perfino la segretaria particolare del presidente della Provincia Cecilia Miribung. Assenza significativa, il comune di Ortisei.

Per la delegazione non si è badato a spese, si voleva vincere: persa la candidatura 2029 in modo insolito, la FIS ha assegnato anche l’evento successivo, 2031.

Gardena si ritrova così, a 61 anni dal precedente evento (1970), a riprendere il percorso dopo la bocciatura referendaria del 1991 che riguardava la candidatura 1997.

Perché tanta frenesia degli amministratori altoatesini nel volere l’evento? Lo dicono in modo esplicito gli operatori turistici e i gestori degli impianti: per fare nuove strade, nuovi collegamenti, per fare marketing internazionale.

Ma la val Gardena ha veramente bisogno di questi grandi eventi? Per gli ambientalisti locali e provinciali, assolutamente no. Le Dolomiti sono già sature e l’evento ha una sola prospettiva: aumentare i flussi di presenze in una valle che dispone di oltre 20 mila posti letto. Una scelta tossica, la definisce Josef Oberhofer della Federazione degli ambientalisti.

I reali problemi di chi ci vive sono sociali e ecologici: abitazioni e affitti sempre più costosi, impermeabilità dei suolo, boschi frammentati, sperpero energetico e di risorsa idrica in bacini di innevamento, paesaggi mortificati fino alle alte quote, personale sempre più carente.

E trasparenza negata: il dossier della candidatura non è mai stato reso pubblico. A dire degli ambientalisti non si sentiva proprio il bisogno di incrementare il marketing turistico quando la necessità è una sola: alleggerire la valle.

Come successo per le Olimpiadi 2026, l’evento è utile solo per imporre al territorio altre opere, altri collegamenti sciistici, per sfondare definitivamente l’altopiano di Siusi e collegarlo a Superski Dolomiti.

In caso di referendum, che né la Provincia né i comuni vogliono affrontare, dei sondaggi attenti sostengono che oltre il 60% della popolazione voterebbe no. Come già era accaduto nel 1991, quando, con un’affluenza del 77%, ben il 56 % dei votanti rifiutò l’evento.

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