Ospedale di Fiemme: nessuna nuova
I sindaci della valle aspettavano dalle autorità provinciali dei chiarimenti sul futuro della sanità in Fiemme. Ma l'incontro non ha chiarito niente.
Maurizio Fugatti e Stefania Segnana, rispettivamente Presidente della Giunta provinciale e Assessora alla Sanità, a metà mese sono arrivati in Fiemme in un clima di attesa, o per meglio dire di ansia sulla prospettive della sanità nel distretto Est del Trentino. È stato un incontro alla sola presenza dei sindaci e dell’ex assessore provinciale Mauro Gilmozzi.
La delusione dei primi cittadini è stata totale. È dall'ottobre del 2021 che sul tema essi chiedono alla giunta un coinvolgimento dell’intera popolazione, che era stato allora definito “un passaggio imprescindibile”.
Ma nulla di tutto questo è avvenuto, nonostante le prese di posizione di diverse minoranze consigliari, del gruppo PD di valle. Anche Fugatti aveva promesso che “i territori saranno coinvolti”: una promessa come da copione della giunta leghista non rispettata.
A fine incontro il sindaco coordinatore dei colleghi Marco Larger, primo cittadino di Castello-Molina di Fiemme, si è espresso con un opportunismo di circostanza: la sua soddisfazione, per come è stata espressa, era del tutto priva di una motivazione e di contenuti, paragonabile ad una genuflessione. I sindaci avrebbero voluto informazioni dettagliate, specialmente per riportarle ai cittadini, e invece sono ritornati negli uffici ancora più confusi.
Proviamo a vedere cosa ha portato l’incontro “chiarificatore” del 21 gennaio. Si dovevano conoscere i risultati delle analisi del NAVIP (Nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici) riguardo il progetto di finanza della MAK per il nuovo ospedale nel fondovalle. Una attesa ormai infinita, targata giugno 2021, termine poi rinviato da Fugatti a settembre, e oggi - così ha affermato – ulteriormente spostato a febbraio 2022. Un Presidente artista del rinvio.
Fugatti si è presentato dicendo di non sapere nulla del progetto in fondovalle e di essere in attesa dei risultati dell’analisi del NAVIP. Come amministratore pubblico, chiamato quindi al rispetto delle leggi nazionali e provinciali, è a conoscenza del fatto che la risposta della commissione di valutazione del progetto di finanza dei privati doveva pervenire entro novanta giorni dal deposito degli atti della ditta. Ne sono invece trascorsi oltre 300: un ritardo che non può che suscitare dubbi e alimentare sospetti.
Altre risposte dovevano riguardare il progetto del nuovo ospedale a Cavalese, che doveva sorgere accanto a quello esistente, un progetto approvato e finanziato fin dal 2018 dalla giunta uscente, Ravagnani-Morosini. Senza spiegare come, Fugatti ha garantito che i soldi comunque ci sono, anche se stralciati dai piani finanziari della Provincia fin dal luglio 2019. Messi dove? Gettati in qualche cassetto segreto? Di certo nessuna affermazione è stata fatta sull’adeguatezza di quel progetto ai bisogni di una struttura in grado di rispondere alle emergenze della pandemia. Si attendevano risposte sulla reale possibilità di convivenza dei ricoveri nel caso di cantieri attivi, quali i servizi offerti, le eventuali specializzazioni, la descrizione di una nuova interazione con i medici di base e quindi con il territorio. Invece, il vuoto più assoluto.
Nemmeno l’attivismo del consigliere provinciale Filippo Degasperi e del suo collega Paolo Zanella hanno avuto risposte, ad esempio su cosa significhi nel futuro un ruolo tanto importante dei privati nella offerta sanitaria delle tre valli, quali garanzie vengono messe in atto perché la struttura non diventi ostaggio di questi e come il progetto potrebbe integrarsi in un interesse generale. Come del resto nessuna risposta i sindaci hanno avuto in merito alla flessibilità strutturale di uno o dell’altro edificio.
Si è solo saputo che la Provincia investirà 1,2 milioni di euro in lavori nel Pronto Soccorso.
Quest’ultimo è il servizio che maggiormente soffre di mancanza di spazi e funzionalità. Più che di una riverniciata ha bisogno di una ridefinizione totale dell’ambito. Ma a questo punto una domanda è legittima: spendendo nell’edificio esistente si è deciso che non vi sia bisogno di strutture dislocate altrove?
Non si sono nemmeno date risposte al fatto che il nuovo apparecchio della risonanza magnetica sia inattivo, nonostante sia costato 370 mila euro; e nessuna risposta temporale è stata data neppure in merito alla chiusura del punto nascite o alla sempre più insostenibile carenza di personale, specialmente medico e infermieristico.
Al di là dell’ospedale…
Questo per quanto riguarda le valli dell’Avisio; ma nel discutere di sanità e politiche della salute delle valli è comunque opportuno non trascurare una visione più ampia, per lo meno provinciale. Meriterebbero una immediata risposte le dichiarazioni del presidente dell’ordine dei medici dott. Marco Ioppi, considerazioni coerenti con quelle del suo collega sindacalista Nicola Paoli: oggi va ripensato il ruolo del medico di base, si dovrebbero superare logiche economicistiche tese al risparmio per investire da subito in personale.
Certo è che il bilancio provinciale della sanità presenta gli stessi impegni di spesa del 2018, non c'è nessun incremento, nemmeno si è provato ad attingere ai fondi nazionali stanziati a seguito all’emergenza della pandemia Covid. Ad oggi in Trentino 45 mila cittadini sono sprovvisti di copertura sanitaria, la prevenzione è ferma all’anno zero a causa della perdurante carenza di personale, tanto da dover richiamare al lavoro medici che hanno superato i 70 anni.
Come del resto sono rimaste inevase le domande sulle prestazioni che dovrebbe offrire la nuova casa per la salute (o casa di comunità): vi si spendono 3,6 milioni di euro in struttura muraria, ma per offrire cosa? Certo, medicina generale, ma è evidente a tutti come sul territorio servano prestazioni pubbliche di specializzazione, sia necessario personale amministrativo che affianchi i medici di medicina generale oggi soffocati dalla burocrazia, si debbano potenziare l’assistenza domiciliare e il servizio di igiene mentale, siano dovuti stipendi adeguati al ruolo di un medico o di infermieri specializzati. Ad oggi le case di comunità, per come vengono presentate, sembrano essere delle scatole vuote: l’assessora Segnana non è stata in grado di fornire indicazioni.
L’incontro delle porte sbarrate ha lasciato in valle solo parole. Le certezze invece consolidate sono amare: non solo Fiemme non avrà un nuovo ospedale in vista delle Olimpiadi invernali, ma si rafforza l’ipotesi che gli abitanti delle valli dell’Avisio abbiano perduto definitivamente il loro ospedale. Si dovranno accontentare di gestire l’esistente, cioè una struttura che al massimo offrirà risposte da poliambulatorio.