L’imbroglio di Cavalese
Fiemme: l’ospedale perduto. Autorizzato, finanziato e buttato nel cestino per favorire sottobanco un impresentabile progetto privato
Con l?appalto del NOT, assegnato al progetto peggiore e all?impresameno affidabile, credevamo che la giunta leghista, dopo solo tre anni di permanenza al potere, avesse toccato il fondo, nella disinvoltura e nell?arroganza. Ci sbagliavamo. Sembra impossibile, ma la vicenda del nuovo progetto dell ?ospedale di Cavalese è ancora peggiore.
Come vedremo, si annulla un progetto già approvato, già finanziato, atteso con grande favore dalla popolazione locale, per favorirne un altro, uscito dal nulla, in project financing (quando si erano fatti i salti mortali per uscire dal project financing del Not), uguale ma molto più costoso, in un?area paesaggisticamente di pregio, esondabile dall?Avisio (ricordate quando a Sarno – provincia di Salerno - l?ospedale fu travolto da un fiume di fango perché costruito sul prevedibile fronte della frana?), non raggiunta da alcun servizio, acqua, luce, viabilità, fognature. Non solo: per essere approvato, il progetto, che va contro i dettati del PUP e del PRG avrebbe bisogno di una moltitudine di deroghe e quindi di un lunghissimo iter amministrativo.
Che senso ha tutto questo? Ad oggi non sappiamo. Quello che ci sembra di poter dire è che in questa vicenda la giunta leghista ha raggiunto, e superato, i livelli peggiori di mala amministrazione propri degli ultimi anni del doroteismo.
I fatti: cronologia
Già negli anni 10 di questo secolo l?ospedale di Cavalese, pur dopo due ristrutturazioni, non riusciva più a offrire i diversi servizi in piena sicurezza ed efficienza. La giunta provinciale guidata da Ugo Rossi aveva avviato un concorso per un nuovo ospedale immediatamente a sud dell?attuale: quindi non “ristrutturazione” come continuano disinvoltamente a parlare non solo sindaci e assessori provinciali (che coinvolgono in questo enorme equivoco anche i mezzi di informazione), ma anche, come vedremo, la stessa Azienda sanitaria. Il concorso viene vinto dallo studio Ravegnani - Morosini e la giunta stanzia in bilancio 24,5 milioni di euro per la costruzione dell?edificio, per una durata dei lavori di circa tre anni, 2022 – 2024. Per arrivare ai previsti 32 milioni (sono le spese chiamiamole indirette, IVA, e eventuali modifiche in corso d?opera) si ricorrerà al debito presso la Cassa depositi e prestiti concordato con l?interesse allo 0,015% (esatto, due zeri).
Con la Lega il contrasto è su neonatologia. Tra il 2017 e il 2018 infatti la Lega nelle valli di Fiemme e Fassa dà vita a una pesante campagna, che diviene poi punto portante di quella elettorale, basata sul mantenimento del punto nascite all?ospedale di Cavalese. La cosa però non dovrebbe riguardare il nuovo ospedale, che secondo l?ipotesi della giunta Rossi (assessore alla sanità Luca Zeni del Pd) doveva puntare su medicina interna, chirurgia programmata (non d?emergenza) un?ortopedia d?avanguardia, geriatria e tutto quanto riguarda la cronicità, e il pronto soccorso (ma non i codici rossi, destinati ad essere trasportati in elicottero a Trento, così come i politraumatizzati). Il punto di vista leghista differisce sostanzialmente nella volontà di mantenere, attraverso una deroga dalle indicazioni statali, anche ostetricia-ginecologia.
Come si vede, tra le due ipotesi non c?è grande differenza, il progetto Ravegnani-Morosini, con qualche adattamento, può essere tranquillamente realizzato anche da Fugatti. Solo che nel centrodestra, che nell?ottobre 2018 vince le elezioni, qualcuno inizia a muoversi su un?altra strada: per cambiare non l?ospedale, ma la sua localizzazione, in Consiglio provinciale Claudio Cia (Fratelli d?Italia) accenna alla possibilità che qualche cordata imprenditoriale possa mettere in discussione il percorso avviato e ormai in dirittura d?arrivo.
Così nel marzo 2019 il progetto Morosini viene proclamato vincitore, ma nel luglio, solo quattro mesi dopo, iniziano strani passaggi istituzionali: nella legge finanziaria a larga maggioranza, si approva lo stralcio dei 24,5 milioni di euro previsti per la costruzione dei primi nuovi padiglioni. I soldi in pratica spariscono e Fugatti a tutt?oggi non spiega, nonostante le continue rimostranze del consigliere (ex) grillino Degasperi, dove siano stati dirottati. Vota a favore dello stralcio anche il consigliere Claudio Cia, che anche oggi continua a comportarsi da opportunista: molto presente in Fiemme e Fassa a raccogliere firme contro l?ipotesi del trasferimento del nosocomio in fondovalle e contro la privatizzazione della sanità, vibrante e acuto oppositore nei dibattiti in Consiglio Provinciale, ma poi al momento del voto sempre allineato, con speciosi pretesti, con lamaggioranza. Torniamo alla nostra cronologia e vediamo iniziare le manovre sotterranee. Infatti il 20 gennaio 2020 Fugatti chiaerebbe il sindaco di Cavalese SilvanoWelponer e il presidente della Comunità di valle Giovanni Zanon per informarli che vi è la proposta di costruire un nuovo ospedale nel fondovalle. A loro raccomanderebbe (ma è mai possibile?) la più assoluta segretezza. Fugatti, nell?illustrare la proposta, parlerebbe di una opportunità per le valli dell?Avisio, anche in vista dell?appuntamento olimpico del 2026. Con una incredibile dose di superficialità (o forse di soggezione rispetto al Presidente della Provincia) i due mantengono la notizia segreta.
Con altrettanta superficialità lo Scario della Magnifica Comunità di Fiemme Giacomo Boninsegna cede alla PAT i terreni della Magnifica Comunità del fondovalle Masi e Lago di Tesero adibiti a orto forestale; e per di più avrebbe contattato alcuni proprietari privati di terreni limitrofi perché li vendano a privati.
Venuto a sapere del fatto il consigliere comunale della frazione Masi, cav. Carmelo Zini, interroga il nuovo sindaco di Cavalese Sergio Finato (nel frattempo, a ottobre 2020 le liste del sindaco uscente Welponer avevano subito una cocente umiliazione raccogliendo solo il 17%).
E? solo grazie a questo cambio di sindaco, e all?iniziativa di Zini, che diventa pubblica la notizia dell?interessamento di privati alla costruzione di un nuovo ospedale in fondovallein progetto di finanza. In Fiemme si scatena il putiferio. Lo Scario Boninsegna il 15 ottobre si dimette, senza fornire spiegazioni, ma lasciando detto che chiarirà tutto non appena lo riterrà opportuno. Ad oggi non è pervenuto nessun chiarimento.
Il silenzio continua
L?emersione dell?interessamento dei privati (con il corollario dello strano lavoro di intermediazione dello Scario) non porta però alla chiarezza delle posizioni delle cariche istituzionali: nonostante il lavorio contrario, in data 11 gennaio 2021, nella conferenza dei sindaci di Fiemme, con la sola contrarietà di Ziano e Valfloriana, viene riconferma l?ipotesi del nuovo ospedale nella localizzazione attuale seguendo il progetto della giunta Rossi. Anche Fugatti ribadisce la localizzazione attuale e non chiarisce niente altro, la sua posizione ufficiale di “ristrutturare” il vecchio ospedale è del febbraio 2021. Si continua a mentire.
In parallelo infatti, due mesi dopo si arriva ai passaggi istituzionali ma sempre sotterraneamente: il 17 marzo 2021 la Mak Costruzioni, società di Lavis con un bilancio annuo di 40 milioni e 150 dipendenti, costituisce una Ati (associazione temporanea di imprese) che include tra le altre Siram Spa e Dolomiti Energia Solutions srl e con il finanziamento garantito da Banca Intesa, deposita in Provincia il progetto di finanza. Fugatti trasferisce la proposta al NAVIP (Nucleo di analisi e valutazione degli investimenti pubblici) e tiene ancora tutto secretato.
Secondo il Presidente entro il 15 giugno il Navip deve esprimere una definitiva valutazione se il progetto Mak rientra o meno nell?interesse generale e pubblico. In realtà si arriva ad un primo rinvio della risposta a luglio 2021, poi un secondo a fine settembre, mentre l?Azienda sanitaria provinciale chiede il potenziamento di alcuni servizi portando il costo complessivo da 130 milioni a 138, e i metri quadrati da 30.000 a 32.000.
Nonostante questi avvenimenti, ben chiari, in una risposta ad una interrogazione del consigliere provinciale Luca Zeni, Fugatti ancora ribadisce che non risulta vi siano stati incontri fra esponenti politici o dirigenti provinciali con privati interessati alla costruzione del nuovo ospedale. Una ulteriore menzogna, che forse potrebbe interessare direttamente la magistratura ordinaria.
E? solo nel settembre 2021 che finalmente la verità emerge: si viene a sapere che i sindaci erano informati da tempo (alcuni di loro addirittura disponevano delle planimetrie fornite da Mak) ben prima delle elezioni amministrative dell?ottobre 2020; e che la Pat è intenzionata ad abbandonare l?ospedale attuale.
La cosa salta fuori perché una mail con il progetto di massima, inviata all?ex sindaco di Cavalese Welponer dall?attuale commissario della Comunità di valle Giovanni Zanon, viene casualmente portata alla conoscenza dell?attuale sindaco di Cavalese Sergio Finato, il quale non secreta, ma correttamente informa l?organismo interessato, il Navip, che non può fare finta di niente. Come non può più cascare dal pero Fugatti, né l?Azienda sanitaria.
Ma perché Fugatti ha detto il contrario in tutto questo tempo? Perché lui e altri di nascosto hanno lavorato per aprire la strada a Mak, indebitamente avvantaggiandola? Probabilmente l?uomo non si rende pienamente conto degli obblighi del suo ruolo. Ed ha preferito ritardare il più possibile la pubblicizzazione di un progetto molto, molto discutibile. Ma allora Fugatti, dell?ospedale in fondovalle si vergogna?
Perché questo diventa il punto. Che senso ha il trasferimento dell?ospedale? Ci sono vantaggi, e quali, nella localizzazione ai Masi?
Per rispondere passiamo a un?analisi comparata dei due progetti.
I due progetti a confronto
Teniamo anzitutto presente che ambedue le ipotesi sul tavolo devono rispondere alle linee guida emanate dalla Azienda sanitaria nella scorsa legislatura, non sono intervenuti atti amministrativi che abbiano modificato gli obiettivi allora previsti e condivisi. Fino a diversa decisone politica nessuno può modificare quelle linee, men che meno l?interesse di un qualsiasi privato. Insomma, i due progetti non possono non essere uguali, nei servizi e nelle dimensioni; differiscono invece, e di molto, per la localizzazione e per l?utilizzo della finanza di progetto.
A fianco la tabella che sintetizza le caratteristiche.
A ulteriore specificazione, vanno fatti alcuni chiarimenti. Sui soldi: il progetto della Mak, secondo i prospetti presentati (e purtroppo secretati) costa 60 milioni contro i 47 del Morosini. E già qui sono 13 milioni in più. Il costo totale di 138 è dovuto a 18 anni di spese di manutenzione, riscaldamento, pulizie, luce ecc (non manutenzione dei macchinari sanitari). 78 milioni per 18 anni vogliono dire 4,3 milioni all ?anno. Quello che però mette in allarme è la finanza di progetto: una modalità diffusasi all?inizio del millennio, quando privato era sempre bello, e che però, soprattutto in campo sanitario, ha dato risultati disastrosi. Nelle pagine seguenti riportiamo i disastri prodotti nella vicina sanità veneta.
D?altronde anche in Trentino, dopo che Dellai aveva improvvidamente abbracciato il project financing per il Not, si era affannosamente cercato di tornare indietro, addirittura spostando la localizzazione del nosocomio dalle Ghiaie a Mattarello, tentativo bocciato dal Consiglio di Stato. Ed ora Fugatti, cosa fa? L?esatto contrario.
Riprendiamo le parole di Filippo Degasperi in Consiglio Provinciale: “Sul Not, presidente Fugatti lei disse che avevate ereditato una problematica, e dovevate districarvi. Qui esisteva un?altra eredità, le risorse, un progetto, buona parte dei soldi, si era partiti con il piede giusto, e tutto questo lo avete dissipato”. Per abbracciare la finanza di progetto, da cui tutti stanno fuggendo.
Il fatto è che imilioni per costruire l?ospedale in proprio, che nel 2019 c?erano, ora non ci sono più, che fine hanno fatto? Dovrebbe chiarircelo Fugatti. Per cui non si capisce se ha stralciato i soldi dall?ospedale per far entrare laMak, oppure deve far entrare la Mak perché non ci sono più i soldi.
Un altro approfondimento merita la localizzazione ai Masi. Per diversi motivi, tutti molto pesanti: il primo è che genera costi ingenti, da aggiungere ai 138 milioni. Mentre la costruzione a fianco dell?ospedale attuale beneficerebbe di tutti i servizi e i collegamenti già operanti, in fondovalle si dovrebbe completamente infrastrutturare un?area vergine. Sono tanti soldi, naturalmente a carico dell?ente pubblico.
Ma non è solo questione di soldi. L?area paesaggisticamente è bellissima: la si distruggerebbe per sempre, a chi la ha conosciuta piange il cuore al pensiero che si intenda distruggerla. Per fortuna ci sono leggi a protezione del paesaggio, delle aree agricole di pregio, contro il consumo di suolo: se si vorrà insistere nel progetto, si dovrà violarle, ipotizzando varianti, e altre varianti dovranno essere approvate, al PUP e al PRG. Un percorso di difficile percorrenza (per fortuna!) e in ogni caso molto lungo, sicuramente oltre questa legislatura. Anche perché l?ostacolo più grosso dovrebbe essere la pericolosità dell?area, a rischio di esondazione sia dell?Avisio con le sue piene che già hanno causato tante alluvioni (la più nota quella che ha allagato Trento nel 1966), sia del Rio Lagorai, più piccolo ma molto pericoloso. Dopo il recente disastro di Dimaro, mentre tutti gli studiosi mettono in guardia da prossimi, probabili precipitazioni eccezionali, vogliamo costruire un ospedale alla confluenza di due corsi d?acqua di grande pericolosità? Ma a Fugatti cosa passa nella testa?
Sulla localizzazione infine un?ultima notazione, su un registro più leggero, ma che non ci sembra trascurabile: l?ospedale oggi è situato su uno sperone che guarda a sud-ovest, sempre al sole. Il fondovalle invece, per quanto (attualmente) molto suggestivo, è in una conca, molto umida e poco soleggiata: è questo il posto dove si vogliono mandare ammalati e convalescenti? La qualità della vita, non conta proprio niente?
Conclusioni
Avevamo iniziato parlando del tortuoso, sotterraneo percorso affrontato da questo progetto, sicuramente fuori dalla correttezza istituzionale, e al limite della legalità. Vale la pena evidenziarne un ulteriore aspetto. Ed è il parere espresso il 5 luglio dall?Azienda Sanitaria e inviato al Naspi. In esso, paragonando i due progetti, colpevolmente si riesuma il termine “ristrutturazione” nel parlare del progetto Morosini, e su tale falsa denominazione, si gioca senza pudore: “L?ipotesi alternativa (al progetto Mak ndr) di ristrutturazione dell?Ospedale esistente presenterebbe difficoltà ad essere realizzata mantenendo la continuità di attività sanitaria, in considerazione delle elevate interferenze prodotte dalla coabitazione con un cantiere”.
Insomma, il giudizio a favore di Mak dell?Azienda si basa su un dato di fatto discutibile: come abbiamo più volte ripetuto, non è prevista alcuna ristrutturazione, il dirigente dell?Azienda sanitaria che ha espresso questo parere, ha forse chiuso gli occhi?
Vi è forse un suggeritore?