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QT n. 11, novembre 2021 L’editoriale

Leghisti e malaffare

Se gli immigrati erano il primo obiettivo, il secondo era il dellaismo, inteso come arroganza al governo ed indifferenza verso i bisogni dei cittadini, soprattutto valligiani. Questi leit motiv della campagna elettorale leghista del 2018 erano perfettamente aderenti alla cultura dei militanti, dei gazebo, dei dirigenti. “Noi saremo sempre disponibili, ascolteremo le critiche, non ci rinchiuderemo nelle nostre stanze” ci dissero personalmente, nei giorni della vittoria, sia il presidente Fugatti che il segretario Bisesti.

Oggi, messa tra parentesi la partita degli immigrati ormai scomparsa dai radar, è fin troppo facile misurare la distanza di quei proponimenti dalla pratica di governo. Le vicende del NOT e quella che in questo numero narriamo, dell'ospedale di Cavalese, ci parlano di una giunta Fugatti che ha lasciato dietro a distanze siderali le giunte dellaiane in fatto di arroganza, mancanza di trasparenza, supponenza verso le regole. E ha inoltre travolto ogni record doroteo sulla commistione con gli affarismi; aggiungendovi una plateale, incredibile indifferenza verso i bisogni della popolazione. Parole grosse? Conclusioni affrettate? Non ci sembra proprio, quando (caso NOT) si fa vincere il progetto peggiore, che non rispetta i requisiti richiesti e propone un ospedale inadeguato e poco sicuro. E poi ci si rifiuta di rispondere agli interrogativi di chi – le opposizioni in consiglio Provinciale, noi da queste colonne - chiede lumi su tale improvvida scelta.

Ancora più clamoroso se possibile, il caso del nosocomio di Cavalese: dove si definanzia un progetto già pronto, per appoggiarne – di nascosto – un altro di un privato, secondo la trista formula del project financing, più costoso e localizzato in un'area improponibile, senza alcun servizio ed estremamente pericolosa dal punto di vista idrogeologico. Un percorso così assurdo che avrà scarsissime possibilità di realizzazione (le leggi, i vincoli, per quanto odiati da troppi, hanno il loro perché) lasciando due valli (o forse una sola, l'altra, Fassa, già avvisa che Bolzano è molto vicina) senza un ospedale di riferimento adeguato.

Queste vicende hanno pesanti implicazioni. La prima è la tenuta della struttura provinciale. Già terremotata dal “principe” Lorenzo Dellai, che aveva brutalmente rimosso i dirigenti scomodi, sostituendoli con scialbi yes man, si trova ora, con scarsa dignità, ad operare ai limiti della legge. In queste vicende vediamo istanze pubbliche (la Commissione Valutatrice degli appalti, le dirigenze, l'Azienda sanitaria) esprimere giudizi, pareri ufficiali, che fanno a pugni con la realtà dei fatti. Come fanno dei commissari a non accorgersi che il progetto Guerrato, tra le tante macroscopiche carenze, prevede 34 stanze invece delle richieste 50? Non sanno contare? Come fa l'Azienda Sanitaria a sostenere che il progettato nuovo ospedale di Cavalese è una “ristrutturazione” che interferirebbe con l'attività sanitaria (e quindi da scartare preferendo il progetto dei privati), quando invece si tratta di una nuova costruzione da erigere a fianco dell'attuale? In Azienda non hanno mai visto le planimetrie da loro stessi approvate?

Questa debacle dei tecnici provinciali, disposti a firmare tutto e il suo contrario, rischia di essere un'autentica sciagura. Una verticale perdita di credibilità. Ma da attribuirsi non solo agli yes man senza dignità, ma soprattutto a chi li comanda. E quindi alla politica; che però delegittimando la struttura sulla quale si regge, pensa di essere forte, in realtà si scava la fossa.

Il secondo aspetto è la rapida commistione dei leghisti con l'affarismo. Sono bastati pochi mesi, e nuovi personaggi che sembravano onestissimi sprovveduti (dei “boy-scout”, nel tristo gergo dei faccendieri) hanno trovato referenti nel mondo degli affari, da privilegiare piegando le pubbliche convenienze e financo le leggi. Un rapidissimo dissolvimento del patrimonio di trasparenza e vicinanza con il cittadino che era stata la cifra del loro successo.

Quando Fugatti in Consiglio Provinciale si lancia in un'appassionata difesa del project financing ormai abbandonato ed esecrato nel resto d'Europa; oppure conciona sulla doverosità di stoppare un pubblico intervento praticamente in corso se un privato gli sottopone una propria alternativa, non è solo grottesco. Indica una degenerazione del costume pubblico che sarebbe bene arrestare subito.