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QT n. 7, luglio 2021 Trentagiorni

Dolomiti ancora capaci di orgoglio?

Il devastante gigantismo olimpico e le comunità locali

Cortina: il progetto Meister a Col Tondo.

1) Mondiali 2029: ancora sulle Dolomiti?

La FISI (Federazione Italiana di Sci) intende candidare una località italiana per ospitare i mondiali di sci alpino del 2029. Dapprima si era pensato a Sestriere, poi l’attenzione è caduta ancora sulle Dolomiti. Non soddisfatti dello scempio avvenuto a Cortina per l’appuntamento del 2021, maestri di sci e albergatori altoatesini hanno proposto come candidate la val Badia e la val Gardena (qui un referendum aveva bocciato i mondiali del 1997).

Ovviamente serviva un passaggio di consenso preventivo nei comuni che dovrebbero ospitare le gare. Inaspettatamente il comune di Badia, a larga maggioranza, ha votato contro. Il comitato promotore si era rifiutato di dare indicazioni precise sui previsti allargamenti della pista della Gran Risa, la famosa pista del gigante di Coppa del Mondo, e su altre infrastrutture necessarie all’appuntamento. Alcuni consiglieri si sono anche preoccupati degli aspetti sociali: l’inevitabile aumento del costo della vita (già insostenibile per giovani e lavoratori dipendenti), i costi di gestione delle opere, il sovraffollamento.

Due settimane dopo l’argomento è arrivato ad Ortisei. La situazione sembrava più accogliente ed invece anche qui i consiglieri hanno chiesto maggiori informazioni che, sempre dai sostenitori dell’appuntamento sportivo, sono state rifiutate. Inevitabile il voto contrario.

Ma la vicenda non è ancora conclusa: il comitato promotore ha tempo fino al 2025 per convincere consiglieri e popolazione locale oggi riluttanti.

2. Auronzo e Cortina: due blitz (forse) falliti. A Cortina d’Ampezzo, come ad Auronzo, i mondiali di sci lasciano strascichi importanti. Sui due comuni è piombato un arrembante imprenditore alberghiero di Merano, Alex Meister. Nella cittadina della val Venosta la sua famiglia gestisce da quattro generazioni due hotel di lusso, quattro stelle superior con case sugli alberi, suite, SPA. Con fare da colonizzatore Meister ha imposto i due progetti alla popolazione locale inneggiando alla qualità del turismo e a nuovi posti di lavoro di eccellenza. Ovviamente il suo appetito vola su aree vergini, particolarmente importanti per la qualità del paesaggio. Dopo aver comprato l’ex albergo Cristallo ad Auronzo (2019), oggi lavora per il nuovo villaggio: case sugli alberi o su palafitte, suite di 35 e 65 metri quadrati, spazi per famiglie e spazi per mondo del lavoro di eccellenza, costo a notte che varia attorno ai 500 euro, ambienti aperti dieci mesi all’anno, qualità da 5 stelle.

Ad Auronzo il territorio di Col de Colauto è di proprietà delle Regole, un’area umida di pregio: qui verrebbero investiti 20 milioni di euro di provenienza privata e - non si capisce perché - 17 milioni di denaro pubblico (Invitalia). A maggio 2021, nonostante il progetto fosse depositato in Comune dal luglio del 2020, la giunta comunale e la sindaca affermavano di non aver ancora preso visione esaustiva del contenuto. Ma il consiglio comunale, proprio pochi giorni fa, ha messo all’angolo la giunta sollevando una miriade di perplessità e il tema è stato accantonato.

A Cortina, un analogo progetto, sempre della famiglia Meister, interesserebbe Col Tondo. Qui il Consiglio comunale ha subito acceso il semaforo rosso. Non se ne parla proprio. Anche perché, solo un anno fa, i consiglieri ricordavano come la giunta regionale del Veneto avesse stralciato il 40% delle nuove aree edificabili inserite nella variante del Piano regolatore Generale. Da pochi mesi stessa sorte era toccata alla variante di Auronzo.

Queste prese di posizioni di ben quattro amministrazioni comunali, che governano aree ad alta intensità turistica, fanno ben sperare. Ma non è ancora il momento di cantare vittoria: buona parte delle popolazioni locali vedono in questi investimenti occasioni di ulteriore sviluppo, le associazioni degli albergatori e dei maestri di sci rimangono insensibili ai temi della qualità del turismo, del delicato problema del consumo di suolo in montagna, dei cambiamenti climatici in atto. E queste associazioni di categoria sanno come diffondere sul territorio un adeguato clima di consenso, anche isolando quelle sensibilità che tentano di mantenere alto il profilo della controinformazione.