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QT n. 6, giugno 2020 Servizi

Cooperazione: toccato il fondo

La non-corsa alla presidenza delle cooperative

Sede della CooperazioneTrentina

Il fondo non lo abbiamo ancora toccato, anche se ci siamo vicini. Dovremo arrivarci, e solo allora, forse, potremo risalire” Questo lo sconsolato commento di alcuni cooperatori sulla situazione del movimento. Nel quale, silurata la presidente Mattarei, non si intravede chi possa sostituirla: né da parte dei boss che la hanno mandata a casa, né da quella dei residui sostenitori della presidente “innovatrice”.

Nel frattempo la struttura porta avanti la normale amministrazione, ma nulla di più, la cooperazione è semplicemente scomparsa dal dibattito pubblico. O meglio, non c’è politico o sindacalista o economista che non citi l’importanza della cooperazione, che in realtà non c’è: è un vago e muto fantasma. La presidente facente funzione, Patrizia Gentil, brilla per la totale assenza ed afonia, anche quando si discutono gli emendamenti alla finanziaria.

Il tema vero però è molto più grave della vacuità di un temporaneo interregno. Il punto è il ruolo, il senso della cooperazione nella società. Il tema annoso, sempre riproposto ma solo per essere accantonato, del ruolo del socio in una compagine dominata dai manager, e il ruolo della singola coop in una filiera dominata dai consorzi, è oggi dirompente, ineludibile.

L’ultimo caso è esemplare: Sait che razionalizza gli approvvigionamenti delle Famiglie Cooperative liquidando i panificatori locali, mandando quindi a quel paese il rapporto e la valorizzazione dei prodotti locali, proprio mentre il concorrente privato, Supermercati Poli, fa l’esatto contrario. Oppure Cassa Centrale Banca che impone uno statuto che azzera l’autonomia delle Casse Rurali.

Queste scelte, centraliste ed esclusivamente aziendali, sono, contrariamente alle pretese, anche economicamente disastrose - commenta una Marina Mattarei più battagliera che mai - Si perde l’identità, la distintività cooperativa: perché mai il consumatore dovrebbe poi preferire la Rurale alla banca on line? O la Famiglia Cooperativa a Poli o Lidl? Se andiamo avanti così, senza dare un senso alla nostra presenza, saremo spazzati via dal mercato”.

Il punto è che il ceto oligarchico al vertice del movimento detesta ogni cambiamento che ne metterebbe in discussione le posizioni di potere, e quindi, per natura e cultura, è profondamente immobilista. Ma defenestrata Mattarei, non sa proporre alternative, proprio perché il problema non è un nome, ma una politica.

Anche sui nomi proposti, magari con il solito giochino di portarli alla ribalta per bruciarli, non c’è molto da dire: la persona di maggiore spicco, l’avvocato Andrea Girardi, prima uomo del Patt, poi candidato in pectore del centro-destra a sindaco di Trento, per un paio di anni presidente non memorabile all’A22, in cooperazione lo abbiamo visto per alcuni anni come commissario alla Cantina LaVis, dove ha un po’ raddrizzato la barca che stava affondando, ma niente di più (molto meglio ha fatto il successivo presidente, Patton, più modesto ma risolutivo).

Ora gli oligarchi fanno girare i propri nomi: attualmente gettonato - ma ci pare uno scherzo - l’ex presidente del Sait Renato Dalpalù, una carriera non certo brillante, ma soprattutto con un patteggiamento di un anno di pena per bancarotta per il crack Btd (vedi “Dalpalù e la BTD” su QT del maggio 2015). Si tratta, vogliamo sperarlo, di melina: indice peraltro dell’incapacità di proporre e un nome e un orizzonte.

D’altra parte non sta messo molto meglio lo schieramento opposto, gli “innovatori”, come venivano chiamati. Marina Mattarei, dopo l’esperienza andata a picco, non è riproponibile (almeno alla presidenza). I suoi compagni di anni di battaglie all’opposizione - Giuliano Beltrami e Geremia Gios - hanno perso di credibilità in strampalate avventure personalistiche. Altri sono stati piegati da un sistema che sa frustrare ed emarginare l’opposizione.

Rimangono dei giovani cooperatori, che non vogliono arrendersi. Non hanno alle spalle un cursus honorum, né - ancora - credibilità personale spendibile in un’elezione troppo ravvicinata - il 31 luglio - e con modalità di discussione molto limitate, causa Covid. Ma solo da loro, magari con l’apporto di qualche persona di esperienza, vediamo una possibile via di uscita.o.