Cooperazione: la melina dei boss
I plenipotenziari dei Consorzi strozzano la partecipazione e candidano a presidente un uomo di paglia. Ma forse hanno esagerato.
Mentre scriviamo la cooperazione trentina è attraversata dalle convulsioni pre-elettorali. I plenipotenziari, i boss dei grandi consorzi, che hanno detronizzato l’eretica Marina Mattarei, con chi pensano di rimpiazzarla? E viceversa, i riformatori, squassati dalla sconfitta di Mattarei, vogliono tornare alla carica? Con quale programma e con quali nomi?
Ottenuto lo scalpo di Marina, il pallino era nelle mani dei boss. Che hanno pensato bene di fare melina. Nessun dibattito, solo riunioni a porte chiuse tra di loro. “I 23” si sono chiamati, con riferimento al numero dei componenti del cda della Federazione; “i grandi elettori”, come apparso sulla stampa.
“Grandi elettori? In cooperazione è una follia – ci dice Luca Riccadonna, presidente dell’Associazione giovani cooperatori. – Il dibattito deve essere largo, larghissimo, coinvolgere tutte le oltre 400 cooperative, e il maggior numero possibile dei 120.000 soci! Noi abbiamo chiesto di essere partecipi di questi momenti decisionali...”.
Avete chiesto un posto tra i grandi elettori...
“Assolutamente no. Abbiamo stimolato la partecipazione dei presidenti delle coop, e la creazione degli spazi per il dibattito. Ci sono alcune cooperative che hanno messo in campo strumenti tecnologici e informativi per garantire la partecipazione dei soci alle loro assemblee. Come mai invece a livello federale per il rinnovo di presidenza e Cda non si è fatto nulla? Certamente come concausa c’è il covid, ma sostanzialmente non si è vista alcuna volontà di creare partecipazione. In compenso si sente sui giornali parlare di tavoli”.
Il movimento insomma, si è rinchiuso in se stesso. O meglio, i boss lo hanno rinchiuso. Anche attraverso tempistiche ingestibili. La prossima settimana – senza nessun dibattito preparatorio – ci saranno i convegni di settore che designeranno i candidati al Cda della Federazione. E poi il 31 luglio ci sarà l’assemblea che eleggerà il nuovo presidente. Ma attenzione, si possono presentare candidature fino al 27 luglio! Come a dire che le assemblee dei prossimi giorni saranno sul nulla.
Che i giovani cooperatori siano delusi di questo andazzo, è comprensibile “Noi vediamo che il più grosso aggregato economico in Trentino oggi non ha una testa – prosegue Riccadonna - pur essendo potenzialmente lo strumento ideale per rispondere agli attuali problemi economici, sociali e anche ambientali. Nella chiave cooperativa ci sarebbe la risposta ai bisogni dell’oggi. Ma senza partecipazione, non ci può essere cooperazione”.
Dopo aver sterilizzato il dibattito congressuale, i boss hanno dovuto pensare a trovarsi un candidato. E ancora una volta – dopo essersi inventati negli anni passati lo Schelfi 4, poi Fracalossi presidente provvisorio e riluttante in quanto impegnato nella costruzione del gruppo bancario nazionale, e infine essere riusciti a farsi sconfiggere da Mattarei – hanno dato il peggio di sé. Dopo aver fatto girare, nei tavoli dei “grandi elettori” e sulla stampa, una serie di nomi più o meno improbabili, alla fine hanno candidato Roberto Simoni, attualmente presidente di Sait.
Scelta emblematica, nella sua scarsissima plausibilità. Simoni è un uomo di paglia, burattino di Renato Dalpalù, precedente presidente di Sait e improponibile alla massima carica della Federazione in quanto ha appena patteggiato per bancarotta. Così ci si è rivolti a Simoni, per quanto reduce da una sconfitta per la presidenza della Cassa rurale di Pinzolo; e che al Sait ha dimostrato di non avere né il controllo della situazione, né di praticare principi cooperativi: ha subìto infatti (o non si è reso conto delle sue implicazioni) la decisione tutta economicista del direttore Picciarelli di disdire il contratto con dieci aziende locali di panificatori.
I 23 però, con la scelta di un candidato inconsistente, hanno dato spazio a tutti coloro che si muovono autonomamente. “La situazione è molto liquida” afferma Riccadonna. “Sono tutti in movimento, – conferma Sergio Vigliotti storico presidente di Risto 3 – sia il gruppo di Mattarei che si è rapidamente allargato, sia altra gente che non ha apprezzato questa deriva”.
In questa situazione si è inserito l’avv. Andrea Girardi.
I “grandi elettori” lo avevano contattato, lo avevano dato per papabile, e poi gli hanno girato le spalle, trovando invece un accordo sul nome di Simoni. Solo che Girardi non è stato al gioco, e si è dichiarato ancora in corsa.
Andrea Girardi lo conosciamo bene. Vicino all’allora presidente Rossi, è stato da questi nominato alla presidenza di Autobrennero e commissario della Cantina LaVis, in crisi disperata. Subentrato al precedente intrattabile commissario Marco Zanoni, uno dei peggiori manager approdati in Trentino, ha ricucito i rapporti con le banche e avviato il risanamento. Insomma, è stato bravino (più risolutivo è risultato il successore Patton), ma niente di più: si è ben guardato per esempio dal recuperare i milioni sperperati dalle amministrazioni precedenti o quelli graziosamente regalati alla finanziaria Isa. Per i boss della cooperazione però deve essere risultato un carattere troppo autonomo, e gli hanno preferito il malleabile Simoni.
In queste ore Girardi si è quindi proposto all’altra sponda, anche a Mattarei.
“È una persona corretta, che stimo, – ci dice l’ex presidente Marina – ha saputo prendere anche posizioni scomode in Itas, dove la sua candidatura a presidente ha portato dibattito. Insomma, non è un mero calcolatore, abbiamo visioni in comune. Però è tutto da vedere cosa saprà proporre e come questo suo passaggio da una sponda all’altra verrà accolto dalle cooperative”.