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QT n. 4, aprile 2019 Servizi

Un bel personaggio sul quale riflettere

Un convegno per ricordare Walter Micheli a dieci anni dalla scomparsa

Franco de Battaglia
Walter Micheli

L’incontro su Walter Micheli che si è tenuto nella sala dell’Itc- Fondazione Kessler sabato 2 marzo, non è stato solo una ricorrenza formale per il decimo anniversario della sua morte, ma l’occasione che amici, estimatori, compagni di partito e familiari hanno voluto per ritrovarsi in suo nome, riflettere sulle sue esperienze di vita (1944-2008) ripercorrere i suoi messaggi politici, urbanistici, umani – con il fortissimo senso di comunità che li animava. Lo stesso titolo dell’incontro “Walter Micheli, per una nuova visione del governo del territorio”, organizzato da Italia nostra e Sat, ha voluto sottolineare come l’azione e la lezione di Micheli siano tuttora valide, come per avviare nuovi rapporti sociali ed economici in una comunità che voglia essere degna della propria autonomia occorra partire – ripartire - proprio da una visione di territorio.

Walter Micheli era un uomo di montagna (intervento di Walter Nicoletti), ma dalla montagna aveva tratto non solo gli elementi per iniziative amministrative che hanno lasciato una traccia profonda nel Trentino - il Piano territoriale del 1987, la Via, la sicurezza ambientale e la tutela del paesaggio, i Biotopi (Paolo Fedel ed Enrico Ferrari) - ma anche una visione di solidarietà nel lavoro (il Progettone!) senza paura di “fare fatica” per essere uomini liberi e cittadini europei (Franco de Battaglia), per Costruire Comunità (Vincenzo Passerini).

Un affettuoso ricordo è stato rivolto alla moglie Norma, presente in sala, testimonianze dirette sono venute dal figlio David, da Carlo Ancona, Elena Guella, Franco Giacomoni, Giorgio Rigo, Luisa Romeri e Paolo Tonelli, mentre “analisi e proposte sul governo del territorio, nel solco della sua opera”, sono venute da esponenti della Sat e di Italia Nostra.

A dieci anni dalla scomparsa, in un contesto geopolitico così mutato, Walter Micheli resta però soprattutto un esempio umano dal quale trarre ispirazione per tempi difficili, di “impasse” e involuzione politica come sono gli attuali, resta un riferimento ideale, perché egli seppe sempre tenere come punti fermi la dignità dell’uomo e della donna, mettendo in primo piano il lavoro, la pace e la convivenza, impegnandosi a proporre soluzioni di civismo, prima ancora che di politica di fronte alle crisi, alle tentazioni di violenza, ai precipizi sociali. La tradizione socialista, umanitaria, popolare e territoriale come fu anche l’esperienza di Cesare Battisti, fu il suo riferimento, la resistenza e la lotta liberal-socialista dei Fratelli Rosselli e di Giacomo Matteotti la sua prospettiva, una società più giusta e sobria, la meta della sua azione e la sua speranza, capace di comprendere tutte le sfide e di assorbire tutte le contraddizioni della modernità: la crescita sostenibile, il lavoro per i giovani, la tutela dell’ambiente..

È difficile ripercorre le tappe dell’impegno politico di Micheli, ma lo sforzo di ricercare vie d’uscita dai vicoli ciechi in cui l’uomo ad una dimensione - quella dell’economicismo, del liberalismo senza responsabilità sociali, del saccheggio ambientale - si è cacciato, ha davvero segnato la sua vita. Lo fece da giovane socialista con l’Alternativa del 1972 assieme a Mario Raffaelli, lo fece per dare riscatto al Trentino dopo la catastrofe di Stava (1985), lo fece con Società Aperta dopo i grandi rivolgimenti politici e giudiziari degli anni ‘90 che posero fine alla cosiddetta prima repubblica.

Micheli non aveva paura di scendere in campo nelle battaglie di civiltà, anche a rischio di sporcarsi le mani con le cose da fare. Era un grande idealista, ma non un teorico, si metteva in gioco. Lo animava il pragmatismo appreso alla scuola della montagna prima e del sindacato poi, gli indicava la strada il suo carattere con due tratti distintivi: la grande curiosità umana che lo spingeva a studiare, viaggiare, conoscere e l’empatia verso le persone, con tutte le fragilità, le debolezze, ma anche le dolcezze e la forza della condizione umana, che lo portava ad agire.

Per questo oggi, soprattutto da parte di chi gli è stato amico, è difficile ricordarlo pubblicamente senza cedere alla tentazione della nostalgia. Per questo però, di fronte a un mondo che si presenta, anche nel Trentino, sempre più sospettoso, rancoroso, incattivito, diventa fonte di energia riandare al suo ottimismo di fondo, davvero sociale e socialista, sulla capacità della natura umana di riscattarsi, sulla sua fede anche cristiana di una rinascita possibile capace di abbracciare anche la natura insieme all’uomo.

In questo senso Walter rivendicava il primato dei doveri rispetto ai diritti, e in lui si può ritrovare, accanto al’eco della tradizione mazziniana, socialista, risorgimentale fino alla lotta per la libertà di Gigino Battisti e Gianantonio Manci, la grande lezione del suo maestro, riconosciuto e amato, Renato Ballardini, l’impegno ad affrontare il futuro rispettando il passato, ma senza nostalgie, ricercandone con dignità tutte le potenzialità.

Dell’incontro su Walter Micheli, per la ricchezza degli spunti emersi, la Sat e Italia Nostra hanno già annunciato la pubblicazione degli Atti. Avranno un ruolo importante soprattutto per restituire una dignità urbanistica alla Provincia di Trento, dilapidata, se non del tutto smarrita dopo il Pup di Kessler e il Piano di Micheli vent’anni dopo.

L’aver abbandonato l’intuizione dei Biotopi, l’aver lasciato i Parchi in mano al marketing, l’aver rimosso e quasi cancellato Stava - la discarica di fango crollata - come ha evidenziato il giudice Ancona che condusse la ricognizione giudiziaria su quella tragedia – perché ognuno esercitava le sue competenze, ma nessuno si poneva il problema dell’ effetto cumulo che si determina quando i comportamenti d’uso e abuso del territorio si sommano e si sovrappongano – ha portato a situazioni di banalità e degrado ormai sotto gli occhi di tutti. Ed ora incombono gli effetti distruttivi dei mutamenti climatici e l’impoverimento, drammatico, delle risorse d’acqua.

Due almeno però, nell’attesa degli Atti, sono i punti nell’azione di Walter Micheli che vanno sottolineati. Il primo è l’insegnare a vedere. Micheli, uomo di montagna, conduceva sempre i suoi amici in una sorta di pellegrinaggio annuale nei boschi della sua Valfloriana, dove da bambino raccoglieva i funghi perché la mamma potesse poi venderli al mercato (e non pochi libri e scarpe furono comperati grazie a quelle povere, ma preziose entrate). In Valfloriana mostrava le baite, la natura, le malghe, insieme alle strutture di solidarietà che tenevano insieme un paese tanto disperso: la cooperativa, la cassa rurale.

Ma ad ogni estate Micheli anche compiva, con la famiglia, un viaggio nei luoghi e nella storia d’Europa; non un giro turistico, ma un viaggio, in Provenza fra i catari, in Germania nei campi dell’olocausto… Imparava, vedeva, interiorizzava, entrava in presa diretta con la storia e l’attualità. Era il suo metodo per affrontare i problemi con lucidità, senza faziosità. Questo era Walter Micheli.

Il mio ricordo di Walter Micheli

Walter Micheli

Walter Micheli seguiva Italia Nostra da molti anni, quando ero consigliere e presiedevo l’Associazione. Ebbi quindi l’occasione di incontrarlo e conoscerlo più volte nelle sedute di Direzione. Era sempre pacato, sereno, preciso nelle notizie e nei riferimenti, deciso sulle strade che si dovevano percorrere. Equilibrato nei comportamenti. Mai si ebbe a dubitare della sua onestà e correttezza. Non comandava, ma convinceva, con la forza dei ragionamenti.

Erano i tempi dell’Arcoporto, che si doveva fermare contro strumenti urbanistici già decisi, della Val Jumela, che si doveva salvare contro il parere degli impiantisti e dei valligiani, del metanodotto dalla Valsugana all’Alto Adige contro i contadini in Val dell’Adige e contro gli ambientalisti nel Lagorai.

Erano i tempi tristi di Stava, della riconosciuta pericolosità od esondabilità di molte aree del Trentino e quindi della revisione del Piano Urbanistico Provinciale e della necessità di incrementare i lavori di stabilizzazione nei bacini montani. Erano i tempi dei Parchi Naturali, dei biotopi, delle discariche, dei depuratori, degli impianti a fune e delle piste, delle centraline idroelettriche.

Egli operò per riorganizzare, potenziare e stimolare gli uffici e gli organismi di controllo per la valutazione dell’impatto ambientale delle varie iniziative e per assicurare l’equilibrio idrogeologico del territorio.

Walter aveva ben presente la grande utilità del Centro di Ecologia Alpina, in Bondone nelle Caserme delle Viote, centro scientifico di valenza unica per la ricerca sui problemi della montagna, ed era orgoglioso di ospitarci lassù quando era possibile, sia per la stimolante atmosfera che qui si respirava, sia per mostrarci le linee degli studi intrapresi.

Da persona intelligente, curiosa ed aperta, si teneva al corrente della situazione nel vicino Alto Adige ed andava spesso a visitare le loro valli per confrontare i risultati della nostra autonomia con la loro. Per il vero, anche per soddisfare il suo desiderio di trovare luoghi silenziosi e di natura pregevole.

Una volta ci incontrammo in una valle laterale della Venosta e qui, di fronte alla fognatura di un rifugio dissestata e superficiale e ad un torrente prosciugato dalla presa di una centralina, commentavamo, quasi un po’ sollevati, come anche nella vicina provincia vi fossero ancora pesanti problemi ambientali.

Ogni vigilia di Natale non mancava di donarci un libretto di autore contemporaneo, forte di esempi di democrazia e di coraggio civile, quasi per invitarci a ricordare il passato, a spaziare in Europa, ad uscire dal nostro piccolo mondo provinciale. Di tutto quanto sopra succintamente ricordato siamo molto grati e riconoscenti a Walter, tanto più se valutiamo la differenza rispetto ai politici attuali, così limitati e disumani

Paolo Mayr