Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 4, aprile 2019 Trentagiorni

Animali, cacciatori e bambini

Discutere, non tanto su caccia sì o caccia no, ma nel merito dei prelievi, della qualità della fauna sul nostro territorio

In Trentino, quando si parla di fauna cacciabile, l’attenzione viene rivolta per lo più sugli ungulati. E diciamo che le diverse popolazioni stanno relativamente bene, per lo meno a livello quantitativo, tenendo però presente che i dati sotto riportati provengono dai censimenti effettuati dall’Associazione cacciatori, cui è delegata dalla Provincia la gestione degli ungulati.

Secondo questi dati, i camosci sono 28.000, nonostante persistenti attacchi di rogna. I cervi, in costante aumento, 10.500. I caprioli stimati sono 35.670. Gli stambecchi, qualche centinaio, soffrono, anche per l’avanzare dei cambiamenti climatici che li priva di habitat e alimentazione tradizionale. I mufloni sono stabili, un migliaio.

Ma i numeri da soli dicono poco. I dati da valutare sono altri.

Nel 2018 la Provincia ha assegnato l’abbattimento di 3.404 camosci, nel 2017 gli abbattimenti erano stati 2.806. Per i cervi, in presenza di 2.225 abbattimenti del 2017, vengono assegnati nel 2018 2.727 capi. Il dato più eclatante riguarda il capriolo: gli abbattimenti nel 2017 sono stati 4.447, le assegnazioni nel 2018 erano 6.836, il 25% in più.

Numeri chiari: ogni anno si assegnano più abbattimenti dell’anno precedente, e con percentuali non trascurabili. Tutto deve essere in aumento, anche quando è dimostrato che il cacciatore non è in grado di avvicinare determinati numeri; ciò significa che il patrimonio faunistico è di gran lunga inferiore a quanto censito.

Il dato clamoroso riguarda il capriolo, una specie in netto regresso su tutto il territorio provinciale, regresso quantitativo e specialmente qualitativo. Alcuni cacciatori delle periferie concorderebbero anche con la chiusura della caccia a questo ungulato per qualche anno, ma l’associazione provinciale non vuole costruire precedenti e invita questi cacciatori a ritirare la proposta. È anche dentro questa cornice di estrema debolezza culturale che si inserisce la soppressione da parte della giunta provinciale del Comitato faunistico.

Discutere, non tanto su caccia sì o caccia no, ma nel merito dei prelievi, della qualità della fauna sul nostro territorio, della regressione dei tetraonidi, è pericoloso, o una perdita di tempo. Meglio lasciare aperte agli ambientalisti le sole strade del conflitto diretto nelle aule del Tar o del Consiglio di Stato. Mantenere aperto un tavolo di confronto, certo severo, non piace ai nuovi amministratori targati Lega. Molto meglio portare i bambini delle scuole materne (Albiano) a visitare il Centro Centro di recupero della fauna alpina del Casteller, in aggiunta alla visita da ben altri 2.000 alunni coinvolti nell’arco dell’anno. Una visita gestita ovviamente dai cacciatori.

Il confronto lo si attua così: si indica la Verità, si invoca la tradizione. E si lascia fuori dalla porta la scienza. Riflettere disturba.