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QT n. 9, settembre 2013 Trentagiorni

Cacciatori e sensibilità ambientale

Da tempo parte dell’associazionismo ambientalista, anche in Italia, cerca, e in alcuni casi trova, collaborazioni e alleanze col mondo venatorio. Situazioni che si vanno ripetendo e che stanno modificando, almeno in parte, l’approccio della collettività verso un bene comune: la fauna selvatica. In Trentino una parte dei dirigenti dei cacciatori alimentano questo percorso: pensiamo ad “Ars Venandi” e al premio “Uomo Probo” che si tiene in valle d’Ambiez. Ultimamente abbiamo visto i cacciatori sostenere, assieme agli ambientalisti, l’avvio della rete delle riserve naturali in Provincia e intensificare collaborazioni, sostenendo la conservazione attiva del territorio con incentivi inseriti nel prossimo Piano di Sviluppo Rurale (2014-2020) grazie a bonifiche ambientali, al recupero di biodiversità e di paesaggi tipici delle alte quote.

trofeo di caccia

Tutto bene quindi? Sembra proprio di no. La base dei cacciatori non ci sta. Esemplari alcuni avvenimenti recenti che relegano ancora il cacciatore al misero ruolo della predazione. I cervi del Cansiglio sono numerosi? Si apra la caccia nella storica foresta demaniale. Gli orsi si comportano da orsi? E allora, nel bresciano come in Svizzera, vanno abbattuti, come pure tutti i predatori naturali che hanno l’ardire di porsi in concorrenza con l’uomo.

In valle di Ledro i cacciatori ora hanno un nuovo nemico: l’istituzione della riserva della biosfera dell’UNESCO. Senza aver compreso nulla degli obiettivi che si propone una riserva della biosfera (pensiamo all’Engadina, che solo grazie a questa iniziativa vede le presenze turistiche aumentare di quasi il 5% all’anno,) si parla di una riserva che imbalsamerà il territorio e limiterà l’esercizio della caccia.

Si affermano così le tendenze più retrive: prevale quella parte di cacciatori che si ritengono padroni di un territorio e rifiutano il confronto con chi chiede di comprenderne tutte la complessità. Eccoli allora protagonisti nella ennesima raccolta di firme, come sei anni fa contro i parchi locali del Baldo, poi del Cadria-Tenno. Oggi contro l’istituzione del territorio inteso come biosfera dell’UNESCO. La prima delle Alpi italiane. Ma guarda caso, al loro fianco stanno schierati i personaggi che volevano stravolgere Tremalzo con l’ennesima speculazione in alta quota.

A quanto pare, si deve aspettare ancora molto prima di vedere i cacciatori realmente consapevoli che la grande urgenza odierna sta nella conservazione della integrità dei territori liberi. Si tratta di posare l’arma dell’imposizione per aprirsi al confronto e provare a comprendere la semplicità, ma anche la grande opportunità economica che viene offerta al Trentino con la valorizzazione mondiale di un territorio ancora integro.